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PER 58 CENTIMETRI. LE QUALIFICHE DI SUZUKA

DI MARCO TERRAGNI

Siamo in Giappone, penultimo appuntamento del campionato del mondo di Formula 1. Una tappa che può rivelarsi decisiva per il mondiale, che vedrebbe in caso di successo Michael Schumacher tornare sul tetto del mondo dopo un digiuno che dura dal 1995 mentre per Ferrari l’attesa è molto più lunga, ventuno lunghissimi interminabili anni.

 

E quale modo migliore per Mika Hakkinen e McLaren di stoppare questo sogno se non conquistare la pole, mettendosi in posizione privilegiata per la gara dell’indomani e cercare di rimandare tutto all’ultimo appuntamento in Malesia.

 

Una posizione dal palo che però negli anni precedenti non era stata garanzia di vittoria e mondiale per chi l’aveva conquistata, con protagonista sia Villeneuve nel 1996 e 1997(beffato in entrambi i casi dal rivale per il titolo, rispettivamente Hill e lo stesso Schumacher) ma anche lo stesso pilota di Kerpen, il quale aveva un rapporto non positivo con la pole position di Suzuka. Conquistata mentre era in lotta per il campionato nel 1994 e 1998 in entrambi i casi era sempre stato il rivale(rispettivamente Hill e Hakkinen) a fine gara a festeggiare, mentre nel 1999 non riuscì a convertire la pole in vittoria e aiutando così indirettamente Hakkinen nella sua lotta contro Irvine. 

Partenza GP Giappone 1999
Partenza GP Giappone 1999

Ma si sa, le statistiche sono fatte per essere smentite.

 

Nel pomeriggio giapponese quindi partono regolarmente le qualifiche. Un format che era molto diverso da quello attuale, con unica sessione di un ora e con ogni pilota che aveva un massimo di 12 giri per cercare di ottenere il tempo migliore, con i piloti più veloci che spesso scendevano in pista verso la parte finale della sessione.

La lotta però non riguardava solo il titolo mondiale ma anche le posizioni nelle posizioni di rincalzo nel campionato costruttori, fondamentale per la ripartizione dei diritti tv. In particolare per la quinta posizione vi era una lotta a tre tra Benetton a 20 pt mentre a 17 pt vi erano Jordan e Bar, pe quali nella tappa precedente avevano fatto un gran balzo in classifica conquistando la prima il podio con Frentzen (3°) e il quarto e sesto posto la Bar.

 

 

Ma è la lotta per il mondiale che concentra tutte le attenzioni, senza che neanche i compagni si scuderia dei due capitani, Barrichello e Coulthard, possano provare ad inserirsi. Curiosamente anche il sistema televisivo sembrò sentire la “tensione del gp”, poiché a venti minuti dalla fine della sessione il segnale si oscurò per qualche minuto lasciando anche gli spettatori italiani senza l’ausilio delle immagini televisive, proprio mentre Hakkinen scendeva in pista per il suo secondo tentativo, obbligando Mazzoni “a fare radiocronaca “.

Schumacher mentre osservava il rivale migliorare il suo tempo in qualifica
Schumacher mentre osservava il rivale migliorare il suo tempo in qualifica

Il primo dei due rivali a scendere in pista nella soleggiata giornata giapponese sarà Schumacher che stamperà un tempo di 1.36.094. Un tempo velocissimo, un secondo più veloce del suo tempo delle libere 3 e che gli avrebbe permesso di partire già così davanti ai restanti venti piloti in griglia. Ma non a Mika Hakkinen, il quale era intenzionato a tenersi il numero 1 sul musetto. Sceso in pista per il suo primo tentativo, otterrà un tempo di 1.36.017, settantasette millesimi più veloce del pilota tedesco. Ma il pilota Ferrari non demordere, avendo tutte le intenzioni di partire in pole position e nel suo secondo tentativo riesce a scendere sotto il minuto e trentasei, fermando il cronometro sul 1.35.908. Un tempo inarrivabile per chiunque, ma non per il finlandese volante che riuscì a fare quasi un decimo meglio con 1.35.834, più di sette centesimi sotto al tempo del grande rivale tedesco.

 

Sembrava fatta per Hakkinen, il cui tempo appariva davvero inattaccabile. Ma rimaneva ancora un ultimo tentativo per cercare di migliorarsi. E Schumacher riuscì ancora una volta a migliorare, fermando il cronometro sul 1.35.825, soli sette millesimi più veloce del tempo di Hakkinen. Meno di un battito di ciglia.

 

 Ma Mika ha ancora un ultimo tentativo per riprendersi la pole e sembrava farcela, arrivando nella parte finale del giro con un piccolo vantaggio su Schumacher. Ma arrivato all’ultimo settore, compie un piccolo errore all’ultima chicane perdendo due decimi e dovendo rinunciare alla pole.

Il distacco tra i due rivali è davvero risicatissimo, soli 58 centimetri all’interno di un giro lungo 5,862 km. Quasi identici. Differenze impercettibili tra due fuoriclasse mentre il resto degli avversari si trovava molto lontano: Coulthard e Barrichello rispettivamente a quattro e sei decimi, mentre dal quinto in su si andò oltre gli otto decimi. Nella lotta tra Benetton, Jordan e Bar sarà il team irlandese a spuntarla, con Frentzen P8 di due centesimi davanti alla Bar di Villeneuve mentre le Benetton saranno solo in sesta fila.

 

 

Si conclude così una delle qualifiche più tirate della storia recente della F1, che vedrà il giorno successivo l’ultimo atto della lotta mondiale Schumacher-Hakkinen. Una corsa di cui in molti ricordano il finale.

Se volete leggere una piccola cronaca di come andò la gara vi lasciamo il link dell'articolo che la nostra Laura Piras ha fatto uscire durante l'ora di pranzo! 

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