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FERRARISMO VS LECLERCHISMO

DI SIMONE PACIFICI

Alla fine della scorsa stagione scrissi un articolo, “SE CI FOSSE ANCORA LUI”, dove esprimevo i miei pensieri riguardanti il 2022 di Formula 1 della Ferrari appena conclusosi. Lì sognavo una Rossa che metteva al centro lo spirito del Fondatore, del lavoro a testa bassa e della ricerca del trionfo ad ogni costo. Vi lascio qui sotto il link per rileggerlo.

La vittoria al Gran Premio di Singapore di questa domenica è stata un successo ferrarista. Oltre che di Carlos Sainz, che ha fatto sfoggio di una tattica geniale su Lando Norris e le Mercedes di George Russell e Lewis Hamilton degna di un vero campione. Un’affermazione che è anche la prima da Team Principal di Frédéric Vasseur, al quale viene finalmente concessa un po’ di tregua dalle critiche delle ultime settimane, dove veniva accusato d’inadeguatezza nel suo ruolo e addirittura si vociferava l’allontanamento suo e dell’AD Benedetto Vigna per volere di John Elkann.

 

C’è chi, tuttavia, non può ritenersi felice: Charles Leclerc ha concluso in un anonimo quarto posto, dopo una gara passata sostanzialmente a dare fastidio agli avversari del suo compagno di squadra, permettendogli di risparmiare le energie per il suo gran finale. Niente di scandaloso ovviamente, in F1 capita di frequente che il pilota più “debole” in un determinato weekend si sacrifichi per aiutare il suo teammate più performante, come ammesso dallo stesso monegasco a Mara Sangiorgio su Sky Sport F1.

 

È già successo nel passato più recente della Ferrari: Sebastian Vettel s’immolò sportivamente in Belgio nel 2019 al fine di rallentare Hamilton per permettere allo stesso Leclerc di conquistare la sua prima vittoria in carriera, pur essendo teoricamente la prima guida in quel momento. E pure Sergio Perez fece qualcosa di analogo sempre nei confronti di Lewis ad Abu Dhabi nel 2021 per aiutare il suo compagno Max Verstappen nella lotta al titolo. Addirittura se si va a parlare di piloti delle varie Academy non si può dimenticare Esteban Ocon che a Monaco nel 2018 ostacolò Vettel, in lotta per il mondiale contro Hamilton, in quanto all’epoca junior driver della Mercedes.

 

Cose “normali” dunque, per quanto agonisticamente discutibili, ma si sa, la F1 è uno sport crudele. Anche se, ovviamente, non si possono superare certi limiti, com’è successo nel 2020 quando Seb in una stagione da separato in casa ha subito un trattamento decisamente immeritato da parte della Ferrari, culminato con la chiusura del garage durante il GP di Spagna dopo il ritiro di Leclerc nonostante il tedesco fosse ancora in pista. In una corsa, tra l’altro, da lui chiusa in settima posizione, sei punti che servivano come il pane a Maranello in quell’anno disastroso. Per non parlare delle frecciate al suo indirizzo in diretta televisiva dell’allora Team Principal Mattia Binotto, arrivato addirittura a sbeffeggiarlo velatamente nel post gara del GP del Bahrain 2021 ai microfoni di Sky Sport, dove alla prima di Carlos Sainz in rosso al posto di Vettel si era detto: “Contento dei due piloti, finalmente possiamo contare su entrambi”. Atteggiamento poco professionale per un caposquadra, con l’ingegnere italiano nato a Losanna che ha spesso mostrato lacune ingiustificabili in termini manageriali e comunicativi.

 

La Ferrari di oggi, però, è indubbiamente diversa: a Singapore si è visto del semplice “cinismo sportivo” già presente all’epoca di Enzo Ferrari. Per quanto egli stravedesse per determinati piloti, il trionfo di quello meno “gradito” era pure sempre una vittoria della Scuderia, e di sicuro il Drake avrebbe approvato la decisione di favorire lo spagnolo, in quel momento più veloce di Charles. Si possono poi fare mille discussioni su quanto la SF-23 sia stata progettata con Sainz in mente dal “dream team” di Binotto (dalle sole sette vittorie in quattro stagioni, meno della metà della gestione di Maurizio Arrivabene), ma non si può neppure negare che Vasseur abbia fatto la scelta giusta nel favorire il corridore con più possibilità di tagliare il traguardo in prima posizione. Con i mezzi a propria disposizione si deve ottenere il massimo che si può. Questo è quello che il pubblico ferrarista comprende, e infatti gioisce di questa vittoria inaspettata alla vigilia.

 

Il problema, semmai, può avercelo un pubblico leclerchista deluso per il proprio idolo. Un disappunto che, tuttavia, non può assumere toni complottisti nei confronti dell’attuale TP Ferrari e della sua squadra (seppur in gran parte resti quella dell’epoca binottiana). Ed è questo probabilmente il vero problema dietro alla narrazione degli ultras di Leclerc, estremamente feroci sui social negli ultimi giorni, non molto dissimili ai sostenitori più sfegatati del precedente caposquadra della Rossa alla fine dello scorso anno. Non si risparmiano critiche a destra e a manca, si arriva addirittura a insulti allucinanti nei confronti di Sainz e della sua, sicuramente influente, famiglia.

 

Una lotta sempre più serrata tra i fan della Ferrari e le frange più estremiste di quelli del monegasco (il quale difficilmente sarebbe orgoglioso di certe derive) che crea soltanto scompiglio in una community che dovrebbe vivere in armonia.

 

Forse, e diciamo forse, sarebbe ora che chi si dichiara tifoso di Leclerc ma odia il team in cui questi corre attualmente neghi di essere ferrarista (e qualcuno onesto intellettualmente già lo fa). Visto anche che Maranello sta trattando dopo tanto tempo finalmente entrambi i suoi piloti con un trattamento di cinica parità, “sacrificando” quello meno “forte” gara per gara in una stagione dove non ci si gioca nulla per il campionato piloti, e bisogna sì puntare al meglio per quello costruttori. Al contrario di come avrebbe dovuto essere nel 2022 finché la F1-75 era una vettura competitiva.

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Commenti: 1
  • #1

    Eugenio (venerdì, 22 settembre 2023 13:25)

    Ottima analisi complimenti