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UNA FORMULA 1 SEMPRE PIU' CITTADINA?

DI MARCO TERRAGNI

La Formula 1 come si sa è spesso ghiotta di nuove location nelle quali spostare il proprio gigantesco carrozzone mondiale, aggiungendo ulteriori pezzi all’interno del suo sempre più ingolfato calendario iridato che potessero garantire grandi entrate derivanti dagli sponsor e dagli organizzatori.

 

Un percorso che era già iniziato negli anni 2000 sotto la guida di Bernie Ecclestone, che portò il circus a scoprire i paesi del Medioriente come Bahrein ed Abu Dhabi, ma anche facendosi promotore di una grande apertura verso l’Asia, visto come un mercato in espansione, con l’ingresso di Singapore ma anche di Turchia, Corea del Sud, India. La spinta verso i “petrodollari” ha subito un nuovo e decisivo impulso sotto la gestione di Liberty Media, con l’entrata in calendario dell’Arabia Saudita e del Qatar e lo spostamento di baricentro soprattutto verso gli Stati Uniti, che ha visto le proprie corse aumentare da una al numero di tre.

 

La ricerca di nuovi tracciati e luoghi dove correre ha portato ad una domanda, che può sembrare a prima vista banale ma che in realtà nasconde un preciso cambiamento di filosofia: su che tipo di tracciato correre, un cittadino o costruire un nuovo impianto permanente? Se fino a una decina di anni fa pareva ovvia la seconda risposta, anche al fine per molti paesi di sviluppare attraverso la presenta di un circuito permanente un movimento motoristico che potesse portare in futuro i piloti locali a gareggiare ad alti livelli ai giorni nostri è invece la strada verso circuiti cittadini o semi-permanenti ad essere sempre più caldeggiata.

 

Questo sta portando sempre più un dibattito sul futuro del calendario della Formula 1 e il rischio di vedere una prevalenza di tracciati cittadini ricavati nei pressi di centri urbani. Un dibattito che riguarda anche paesi con una lunga tradizione nel motorsport, in particolare in riferimento alla Spagna che potrebbe sostituire il circuito di Barcellona, presente in calendario dal 1991, con un nuovo tracciato cittadino a Madrid, il cui annuncio di entrata in calendario viene considerato sempre più imminente e che anche tra 2009 e 2012 ospitò un altro circuito cittadino, quello di Valencia ora caduto in disuso.

Il circuito di Jeddah, nuova frontiera dei progetti F1
Il circuito di Jeddah, nuova frontiera dei progetti F1

Ma perché questa decisione di andare verso la realizzazione di circuiti cittadini, abbandonando i tracciati classici?

 

I motivi sono diversi, prettamente economici e di futuro. Infatti l’investimento per costruire un circuito permanente sono decisamente più alti, con il rischio che in caso di un eventuale uscita dal calendario precoce la pista possa andare incontro a una progressiva “morte”, non venendo più utilizzata per altri eventi. Un destino accaduto a piste come Yeongam (Corea del Sud), India (la quale ha riavuto vita nel 2023, con l’arrivo della MotoGP che sempre più si sta espandendo in Asia) o Istanbul (la pista per un certo lasso di tempo ha finito per essere utilizzata come concessionaria vista la mancanza di gare importanti sul tracciato). Vi è quindi la ricerca di costruire circuiti che vivono solo per il periodo dell’evento, sfruttando l’elemento cittadino per ottenere per il weekend la scenografia migliore possibile, che vede parte della pista che invece durante l’anno viene normalmente utilizzata per la viabilità ordinaria, come a Jeddah, a Las Vegas, a Singapore o a Baku ma anche impianti semipermanenti, che vedono alcuni tratti della pista che invece sono utilizzati solo per la gara e non vengono utilizzati per le vicende di tutti i giorni. 

Una strada che porterà quindi nel 2024 alla presenza di 8 circuiti tra cittadini (Monaco, Baku, Singapore, Las Vegas) e semi-permanenti (Australia, Arabia Saudita, Canada, Miami), raggiungendo un terzo del totale. Un numero che è destinato a salire con il tempo. Una Formula 1 che quindi sembra quasi “tornare alle origini”, come negli anni cinquanta e sessanta, quando gli impianti permanenti erano una rarità e quasi tutte le piste erano ricavate dalle strade urbane, raggiungendo anche lunghezze estremamente lunghe.

 

Esse col tempo sono sempre più diminuite, con l’aumento dei circuiti permanenti costruiti proprio allo scopo di donare al motorsport le proprie “arene” totalmente dedicate allo scopo. I tracciati cittadini non sono mai però del tutto scomparsi dal calendario iridato (vedi Montecarlo) e sono sempre state una possibilità per città e località importanti, in particolare statunitensi come Long Beach, Dallas, Detroit, Phoenix tra anni ottanta e novanta, per ottenere un proprio spazio anche senza avere al proprio interno una “vera” pista ma anzi mettendo proprio al centro l’elemento urbano per ospitare una gara. 

I vecchi circuiti negli anni ’50, ricavati attraverso le normali strade urbane come il gp di Svizzera a Bremgarten
I vecchi circuiti negli anni ’50, ricavati attraverso le normali strade urbane come il gp di Svizzera a Bremgarten

La Formula 1 sembra invece andare sempre più nella direzione della Formula E, nata anche per essere protagonista all’interno di contesti cittadini, viste come vetrina perfetta per sponsorizzare le auto elettriche oltre che per portare più vicina ai nuovi fan la competizione. Per questo motivo nelle prime stagioni tutti i tracciati della categoria erano ricavati all’interno di grandi città mondiali come Parigi, Londra, Roma, Tokyo, New York mentre erano visti con diffidenza i tracciati permanenti, utilizzati solo per i test e considerati l’opposto della missione che voleva porsi la categoria di Alejandro Agag.

 

Ma le cose anche in Formula E stanno cambiando, assistendo all’introduzione di corse su tracciati “classici” come Città del Messico o Misano (a causa dell’annullamento della tappa di Roma), anche per le richieste che vogliono vedere la categoria affrontare circuiti maggiormente probanti rispetto a quelli ricavati in città. Una strada che se da un lato vede la Formula E cercare di avvicinarsi alla Formula 1 ed elevarsi a grande categoria del motorsport è invece quest’ultima a voler andare nella direzione della Formula E, cercando di aumentare a dismisura il numero di circuiti cittadini al fine di riuscire a coinvolgere nel circus grandi centri urbani. Una scelta che permetterebbe anche una scelta più flessibile per quanto riguarda l’eventuale disegno della pista, permettendo di scegliere layout poco tecnici e sfidanti al fine di garantire un elevato numero di sorpassi.

La Formula E, da sempre protagonista all’interno delle città come Roma
La Formula E, da sempre protagonista all’interno delle città come Roma

Sembra quindi che il prossimo futuro vedrà sempre più la Formula 1 andare nella direzione di gare su tracciati cittadini, cercando di limitare col tempo l’utilizzo di impianti permanenti. Probabilmente non si arriverà mai nel medio-breve ad un numero di circuiti cittadini e semi-permanenti superiore al numero di gare su piste permanenti, ma nel futuro lontano è un’opzione che potrà divenire sempre più realtà.

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