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DALLE MOTO ALLE AUTO...CHI E' L'INGEGNER PIERO TARUFFI?

DI FLAVIA DELFINI

Iniziare a raccontare la vita di uno sportivo che ha dato la vita per questo mondo è difficile ma se parliamo di qualcuno che non solo è stato sportivo ma anche ingegnere e progettista allora la situazione si complica ulteriormente. Siete curiosi di scoprire chi è?  Il suo nome per chi se lo stesse chiedendo è Piero Taruffi, andiamo a scoprire insieme la sua storia.

 

 Piero Taruffi nasce ad Albano Laziale il 12 ottobre del 1906 ma la sua vita è stata da subito improntata al mito futurista  che spingeva l’uomo alla ricerca della velocità raggiunta con ogni mezzo.

La sua carriera sportiva inizia nella prima metà degli anni venti con la vittoria del campionato universitario di sci e un quarto posto a quello francese a cui seguì, nel 1928, la vittoria del titolo europeo con la squadra di canottaggio nella specialità “otto con”.

La grande passione di Taruffi furono i motori tanto che da adolescente, nel 1923, aveva gareggiato nella corsa Roma-Viterbo, vincendola, con la Fiat 501 del padre Pompeo, noto chirurgo romano, che appoggiava la passione sportiva del figlio, purché andasse di pari passo con gli studi. Ricevette in regalo una motocicletta AJS 350, la truccò e partecipò alla stagione del 1925, conquistando la vittoria nella classe 350 sul circuito di Monte Mario, all'epoca importante gara locale di velocità in salita a cui seguì il Gran Premio di Roma, al quale partecipò ma fu costretto al ritiro.

 

Sempre nel 1925, si iscrisse alla facoltà di ingegneria, di pari passo con le corse,  e portando in esse sempre più le conoscenze che acquisiva attraverso lo studio con la precisione nel seguire i programmi di gara prestabiliti, attitudine che si rivelò determinante per ottenere i risultati nelle competizioni e negli altri settori in cui lavorò. Oltre alle gare di auto e moto Taruffi praticava altri sport che gli permise di comprendere, prima di tutti gli altri, l’importanza dell’allenamento a secco per i piloti da corsa. La laurea in ingegneria di quell’anno lo rese tecnicamente preparato al punto da delineare in sé, per la prima volta nelle corse, la figura di ingegnere collaudatore e di pista, diventando per sempre l’‘ingegnere Taruffi’.

 

La prima vittoria a livello nazionale arrivò nel 1928 al Gran premio reale di Roma, dove fu campione italiano di II classe con una Norton 500 cc riuscendo a vincere consecutivamente otto gare su nove. Nel 1929, dopo aver apportato modifiche sulla moto vinse due gare sulle quattro di quell’anno e nel 1930 ne vinse tre su quattro, arrivando secondo al Gran premio di Monza.

Per quanto concerne le auto gareggiò tre volte, con l’esordio alla prima delle quattordici Mille miglia a cui partecipò.

 

Alla giornata dell’Ala dell’8 giugno 1930, sulla sua Norton 500 si aggiudicò la sfida di velocità contro l’aereo Caproncino 100/Bis e l’Alfa Romeo di Tazio Nuvolari, ma è stato grazie alle quattro vittorie in moto del 1931 e alle tre dell’anno successivo che Enzo Ferrari lo volle nella sua scuderia all’Alfa Romeo nel 1932.  Ma il rapporto con Ferrari venne interrotto dalla vittoria che Taruffi ottenne con la sua Ferrari battendo Giordano Aldrighetti che correva con una moto per Ferrari il che venne visto come un vero e proprio tradimento.

 

Piero Taruffi non si perse d’animo e nel 1934 su quattro gare a cui  partecipò ne vinse due mentre nel Gran premio di Tripoli su Maserati andò fuori pista provocandogli una lesione alla gamba destra il che non gli impedì di vincere in auto la Vermicino-Rocca di Papa poco dopo, già vinta tre volte in moto. Nel 1935 vinse in auto il Gran premio di Tripoli, quello di Pescara e la Coppa Ascoli, andando sul podio nelle altre quattro gare cui partecipò. La moto fu poi abbandonata dopo aver fatto stabilire i record di velocità con la sua Rondine progettata interamente da lui per la compagnia nazionale aeronautica che fu venduta nello stesso anno alla Caproni.A questo punto prese la decisione di scorporare il reparto moto, venduto alla Gilera,  la quale decise di assumerlo al reparto progettazione e sperimentazione fino a diventare, nel 1949, direttore corse. Alla Gilera Taruffi elaborò una motocicletta completamente carenata, contribuendo a elaborare il 4 cilindri fronte corsa che avrebbe ottenuto record su  record con Taruffi e di premi, fra i quali il Gran premio delle Nazioni di Monza, con Aldrighetti. Nel 1938 si dedicò esclusivamente alle  auto, partecipando a dieci gare, con due vittorie e un secondo posto, e la vittoria di classe 1100 cc nella Mille miglia, nel frattempo invece Aldrighetti su Gilera vinse la Milano-Taranto. Nel 1939 Taruffi segnò sei record di velocità stabilì sei record di velocità con la Gilera 500, mentre i piloti Gilera fecero vincere a Dorino Serafini il titolo di campione d’Europa conquistando i Gran premi di Germania, Svezia e Irlanda.

 

Taruffi, come abbiamo già detto, non è stato solo un pilota ma è stato anche un progettista tanto che tra 1940 e il 1941 abbandonò la sua attività di pilota per dedicarsi interamente a progetti depositando il suo primo brevetto per una teleferica nel 1941  a cui seguì quello per il cambio di biciclette soprannominato “Tarf”. Non si fermò a questi primi due brevetti a cui seguirono quattro invenzioni legate all’aerodinamica nel 1941, nel 1946 e tre nel 1948 diventando così un precursore e dimostrando che attraverso la progettazione, la creazione di prototipi, la realizzazione e il collaudo uniti alla comparazione di dati si sarebbero potuti ottenere benefici all’industria e allo sport delle automobili e delle motociclette. 

 

Dopo la guerra, dal 1946, collaborò per un anno con Cisitalia come direttore sportivo, consulente tecnico, collaudatore e pilota, ma lasciò la direzione corse e la progettazione quando fu preferito a lui Ferdinand Porsche, con il quale iniziò una sorta di battaglia dei brevetti che furono quattro tutti nati nel ‘46 e rilasciati nel ‘47 per salvaguardare il lavoro da lui svolto come ingegnere. Nel 1947  partecipò a tredici gare di cui 12 podi e 4 vittorie mentre l’anno seguente partecipò a quattro gare vincendo il Giro di Sicilia nella categoria 1100 cc e il Gran premio di Berna, diventando così anche campione italiano 1500 cc corsa. Il 1948 per Taruffi si concluse con sei record di velocità sul bisiluro Tarf progettato e brevettato da lui. 

Nel 1949 decise di lasciare la Cisitalia restando così in Gilera diventando il motociclista più veloce al mondo grazie al bisiluro Tarf 2, evoluzione del Tarf 1.

Nel 1952 vinse la Carrera panamericana, conquistando il popolo messicano che gli diede un simpatico soprannome ovvero “el zorro plateado” che significa la volpe argentata per le sue fini scelte strategiche  e la folta capigliatura bianca.

 

Piccola parentesi sulla sua vita personale: si sposò con Isabella Rotti dalla quale ebbe due figli Prisca che diventò nel 1959 campionessa e vicecampionessa rally e Paolo (1961). A noi può sembrare strano ma vivendo una vita immersa in quel mondo, è normale sviluppare la passione per i motori. I

 

Tra il 1953 e il 1954 entrò in Lancia contribuendo a riportarla ai massimi livelli agonistici; fu anche l’unico italiano a correre in Formula 1 per Mercedes nel Gran premio di Monza affiancando Fangio.

Negli ultimi tre anni prima di decidere di ritirarsi dalle corse nel 1957 partecipò a 28 gare di automobili di cui quattro vittorie e sei podi. Taruffi era un uomo e un pilota instancabili riuscendo a stabilire record su record con macchine da lui brevettate  ma soprattutto per aver vinto a 51 anni la Mille Miglia, la più importante corsa su strada.

 

Terminata la carriera di pilota, dal 1957, divenne consulente per la progettazione di circuiti da corsa, insegnante per la guida sicura a cui si sommò l’attività di giornalista e pubblicista.

Fu incaricato di ridisegnare i circuiti di Vallelunga a Roma che ha il suo nome, Misano Adriatico a Rimini e Funabashi in Giappone.

Morì a Roma il 12 gennaio 1988.

 

In trentaquattro anni di carriera Taruffi ha disputato 44 gare in moto e 179 in auto  di cui ne vinse rispettivamente  24 e 36 ; stabilì, inoltre, 64 record totali di velocità e di endurance con moto (21) e auto (43).

 

Piero Taruffi non è stato un semplice pilota, non è nato per questo ma piuttosto è diventato tanto per gli amanti del motorsport e dell’ingegneria. Ad oggi, posso dire che personaggi come lui non ci sono più, fanno parte di un epoca in cui l’innovazione in qualunque campo la si osservava diventava la ragione che muoveva uomini, ricercatori a dare sempre il massimo e Taruffi ne è stato un esempio lampante.

 

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