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EICMA Girls

DI GIULIA ZANINETTI

EICMA è la più prestigiosa esposizione internazionale delle due ruote, tenutasi quest’anno tra il 9 e il 12 novembre a Milano Rho-Fiera, con oltre 560mila presenze all’appello e almeno 2036 marchi differenti. Nel 2024 celebrerà i suoi 110 anni dalla prima edizione ospitata al Salone del ciclo e motociclo. Si tratta di un punto di riferimento nel settore motoristico, un simbolo, che quest’anno in particolare ha dato molto su cui discutere.

 

Siamo memori dalla giornata del 25 novembre, ricorrenza della Giornata internazionale per

l’eliminazione della violenza contro le donne. E questa importante battaglia non prescinde affatto il mondo dei motori, anzi, meriterebbe molta più attenzione.

Il dettaglio su cui voglio focalizzarmi, però, riguarda una parte precisa del problema, che si

potrebbe rintracciare anche al di fuori del contesto EICMA, con radici ben salde in un passato che spesso si tende ad ignorare.

© EICMA 2023
© EICMA 2023

L’accoppiata donne-motori ancora oggi vive in un immaginario collettivo retrogrado, dove la strumentalizzazione del corpo femminile diventa una strategia di mercato se accompagna una bella moto o una bella macchina. Non sembra importare quante pilote professioniste ai nostri giorni corrano nel motorsport, senza ricordare poi i volti che la storia dei motori a livello professionistico l’hanno scritta – come Michèle Mouton, tanto per citarne una. Non sembra nemmeno importare quante donne abbiano fatto strada nei settori dell’ingegneria meccanica, della divulgazione e del giornalismo sportivo. Quante donne abbiano rivestito cariche di spicco in un ambiente dominato ancora oggi da pregiudizi e stereotipi di genere. Quante lotte si siano combattute per avanzare in un mondo plasmato per escluderle, farle sentire in dovere di giustificare la loro presenza. “Donne al volante, pericolo costante”, si scherza sempre, no?

© Reinhard Klein
© Reinhard Klein

Eppure questa EICMA 2023 sembra aver esagerato, in termini di popolarità sui social network.

La strumentalizzazione della donna e del suo corpo, abbiamo già ribadito, non è affar nuovo. Proviene dai vertici dell’organizzazione di tali eventi, che decidono di assumere dipendenti con l’occhio critico di un uomo che vuole vedere sì, belle moto, ma anche belle donne. Le hanno chiamate EICMA Girls, così si sono fatte pubblicità online alcune delle medesime, per garantirsi un profitto ancora maggiore dal ruolo che era stato loro affidato: statuine esposte, proprio come quelle due ruote, per il piacere del pubblico, che si è lanciato nei commenti più disgustosi che potesse partorire.

Il tutto è sfociato nel polemico, ma in seguito alla condivisione di un format di video ben preciso: è stato chiesto ad alcune di queste EICMA Girls quali fossero stati i campioni del mondo della precedente stagione di Formula 1 e MotoGP, ma molte delle risposte hanno fatto trasparire un’ignoranza in materia, giustificata e generalizzata però a tutte le donne appassionate di motorsport. Non sono mancati i post di scherno su Instagram, i tweet di apprezzamento sulla nuova piattaforma X, persino su TikTok si scherzava sull’ipotesi di visitare EICMA solo per un altro tipo di “esposizione”.

Ma quando si finirà di sessualizzare una donna a cavallo di una moto o al volante di una macchina? Quando si smetterà di adottare strategie di marketing di questa portata?

Alcuni dei visitatori hanno richiesto all’EICMA Girl di turno di spostarsi per ammirare meglio il veicolo vero oggetto dell’esposizione, altri non si sono fatti scrupoli a toccare il suo corpo con la scusa di scattare qualche fotografia.

Cercando in rete “EICMA Girls” i primi risultati di ricerca mostrano classifiche delle ragazze più belle presenti all’evento, a che espositore era possibile trovarle, e anche un video con le richieste più assurde che queste donne hanno dovute subire. Offrono i contatti social, intere gallerie di foto in cui le moto si intravedono giusto giusto con la lente di ingrandimento, le presentano come le “sexy girls più belle”.

Quando Federica Masolin, giornalista di Sky Sport, ha reso nota la sua presenza a EICMA, il post incriminato pullulava di commenti sessisti, tra chi ne lodava l’aspetto e non vedeva l’ora di incontrarla di persone, e chi si è lanciato in sproloqui che volevano mettere in discussione la sua professionalità. Una situazione che ormai pare all’ordine del giorno, purtroppo. 

© Sara Cavallini (EICMA 2021)
© Sara Cavallini (EICMA 2021)

Quella di EICMA (e non solo) è una tattica di mercato a servizio di chi queste donne le spoglia con gli occhi, o le usa come esempio per rinnegare le donne che un posto nel mondo dei motori se lo sono guadagnato a pieno titolo, con non poca fatica, sotto lo sguardo di invidia e finta superiorità che tanti soggetti ancora riservano loro.

Ma il fenomeno delle EICMA Girls non nasce oggi, è figlio di idee malate, di un maschilismo feroce che con orgoglio riferisce “volevamo la f*** per farci le foto”, ma guai a vedere una donna farsi strada nel settore.

La Giornata internazionale che denuncia la violenza sulle donne vuole attaccare anche questo tipo di soprusi, ricordando che i casi di cronaca che più ci fanno rabbrividire sono continuamente alimentati anche da queste storie.

 

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