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UN ANNO SENZA SEB

DI LAURA PIRAS

E' passato esattamente un anno dall'ultima gara di Sebastian Vettel in F1. Un anno senza il pilota tedesco che ha scritto pagine meravigliose della storia di questo sport. Un anno senza quel ditino magico alzato in segno di vittoria, un anno senza i suoi magici sorpassi, capaci di regalarci passione e gioia, un anno senza la sua presenza così forte e significativa. 

 

Sebastian Vettel non è stato solo esclusivamente uno dei tanti piloti a competere nella massima serie motoristica, è stato un modello, un baluardo, un campione del mondo da prendere come esempio, una voce nel deserto, un combattente contro un sistema ricco di contraddizioni e di falsità. 

 

Vettel ha avuto una carriera scintillante, un giovane prodigio diventato storia e ritiratosi leggenda: perchè sono i numeri a parlare, perchè sono i suoi giri veloci a trasmetterci la sua potenza, perchè sono i suoi team radio così iconici ad averci lasciato un'eredità più unica che rara. 

Sebastian ha rappresentato l'esatta congiunzione fra il pilota moderno e il pilota del passato: così attento alla tecnica, così coraggioso e spavaldo, a tratti geniale e incredibile uomo squadra. 

 

La sua carriera è iniziata un'era geologica fa ed è terminata nel 2022, il suo cammino si è sviluppato a tappe ben distinte: la genesi in BMW SAUBER, i primi passi più saldi in TORO ROSSO, la consacrazione in RED BULL, la sfida FERRARI e l'epilogo in ASTON MARTIN

 

I suoi sono numeri da capogiro, numeri che snocciolati fanno venire solo i brividi: fra tutti quei 4 titoli iridati conquistati non sempre con facilità e leggerezza. 

 

E ora tutto questo è finito perchè c'è un'altra gara da vincere: c'è un mondo da esplorare, ci sono tematiche da approfondire, c'è una famiglia da crescere con testimonianze vere e concrete. 

 

Ma Seb, a differenza di quanto ci aspettavamo un po' tutti, non ha intrapreso quel cammino da eremita, anzi, ogni tanto fa capolino, regalandoci emozioni sorprendenti. 

Si è visto parecchio durante il 2023, sia in F1 che altrove, entrando spesso e volentieri in tendenza, facendoci piangere dalla gioia e dalla malinconia. 

 

Lo abbiamo potuto apprezzare al festival di Goodwood dove ci ha gasati guidando la FW14B di Mansell nel 1992 e la MP4/8 guidata da Ayrton Senna nel 1993.

Lo abbiamo potuto ammirare al Nurburgring a bordo di quella fantastica Red Bull RB7 con la quale ha vinto il titolo mondiale nel 2011. 

 

Lo abbiamo rivisto in una veste speciale a Suzuka durante il fine settimana di gara del Gran Premio del Giappone. In questa particolare occasioni ha unito l'amore delle corse e la sua campagna di sensibilizzazione sulle api, costruendo delle casette per le stesse. 

E chissà cosa ha in serbo l'ex numero 5 del motosport. 

 

Quello che so è che un pilota così manca tantissimo: manca la sua forza nel mostrarsi sempre se stesso, mancano le sue battaglie, manca la sua visione lungimirante, mancano le sue imprese, manca leggere il suo nome nella griglia di partenza, manca proprio Seb, un ragazzino diventato uomo, un grande pilota diventato campione, un simbolo diventato icona eterna. 

 

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