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LAS VEGAS, PASSATO E PRESENTE IN F1

DI MARCO TERRAGNI

La Formula 1 si appresta a correre a Las Vegas per il penultimo appuntamento della stagione 2023.

Una gara che fino al suo annuncio ha scatenato molte polemiche e curiosità, vista la location scelta e che dovrebbe rappresentare il nuovo standard del sogno statunitense della F1 targata Liberty Media, al fine di creare una nuova tappa che possa diventare iconica sfruttando lo sfondo di una delle località più famose del mondo. Un weekend pensato soprattutto per il pubblico statunitense, cercando di renderlo più affine a quel determinato pubblico, puntando fatalmente maggiormente sul contorno della città dei casinò che sullo spettacolo sportivo.

Ma per Las Vegas non si tratta di una prima assoluta, bensì di un ritorno. Infatti il circus l’edizione del 2023 non era stata la prima volta in cui aveva corso nello stato nel Nevada poiché negli anni ottanta, nel pieno dell’espansione della Formula 1 negli Stati Uniti Ecclestone riuscì a portare il circus anche nella location che meno sembrava indicata per ospitare una tappa del campionato: proprio Las Vegas, la città dell’azzardo di del peccato. Un successo per il paese nordamericano confermato dal campionato 1982, nel quale riuscì ad avere ben tre gare in calendario (come avverrà in futuro proprio nel 2023): oltre a Las Vegas, si tennero corse a Detroit per il gp degli Stati Uniti Est e a Long Beach per il gran premio degli Stati Uniti Ovest

Il tracciato che ospitò la Formula 1 nei primi anni ottanta a Las Vegas

 

 

La gara venne aggiunta nel calendario 1981 solo molto in ritardo durante la stagione, a seguito della necessità di trovare una location che sostituisse il circuito di Watkins Glen e che già nel 1980 sembrava in procinto di entrare in calendario. Essa venne posta come ultima tappa del campionato mondiale, con il circuito che non venne costruito ex novo o ricavato nelle strade della città del deserto del Nevada ma in un luogo insolito: un parcheggio. E non un parcheggio normale, ma in quello del hotel più famoso della città: il Cesar Palace. La scelta di una simile location per la categoria regina del motorsport scatenò molte polemiche ai tempi, con chi affermava che la scelta di un parcheggio per correre un gp rappresentasse alla perfezione il termine “circus” che era stato affibbiato a F1. Ed il layout scelto non spense le polemiche: stretto ed estremamente anonimo, simile a un pettine e con i muretti molto vicini alla pista, gli organizzatori furono addirittura obbligati a disegnare sul circuito il numero delle curve, poiché i piloti le confondevano e non riuscivano a riconoscerle

Le ‘corone’ utilizzate per premiare il vincitore Jones ed Alain Prost e Bruno Giacomelli

 

Una gara che quindi non si segnalava per la pomposità e la grandiosità, il cui unico elemento particolare era la scelta di utilizzare corone d’alloro per premiare i vincitori, richiamando il termine cesariano del hotel Cesar Palace, che ufficialmente dava il nome all’evento. Ma nonostante le premesse critiche, aiutata anche dalla collocazione finale nel calendario essa ottenne grande attenzione perché la corsa in entrambe le edizioni decretò il nuovo campione del mondo: nel 1981 fu Nelson Piquet su Brabham a conquistare l’alloro mondiale all’interno di una gara che lo vide concludere quinto, conquistando i due punti che gli erano necessari per superare in classifica Reutemann su Williams, che concluse solo ottavo. Nel 1982 fu Rosberg ad essere incoronato campione, con il quinto posto che gli bastò per respingere l’assalto di John Watson, secondo nel ‘pettine’ di Las Vegas nel giorno del primo successo in F1 di Michele Alboreto con la Tyrrell e dell’ultima gara in F1 di Mario Andretti.

 

Le analogie con il contemporaneo gp di Las Vegas non sono molte; c’è la collocazione nel finale di stagione e il fatto che la corsa si correrà di sabato ma si fermano qui. Il gp è stato fortemente voluto dal detentore dei diritti commerciali, che con Miami sperano di espandere ulteriormente la visibilità della categoria nel paese nordamericano. E il circuito del Cesar Palace? Esso non esiste più, poiché nel luogo dove sorgeva la pista è stata costruita una nuova ala del famoso hotel, facendo perdere ogni traccia di una pista che incoronò ben due campioni del mondo.

Rispetto all’edizione degli anni ottanta, l’evento attuale si denota come nettamente diverso, un segno di un cambiamento di epoca e segna il tentativo di Liberty Media di creare dal lato sportivo quasi una nuova Montecarlo, sfruttando il contesto di Las Vegas per creare un evento che diventi presto iconico. E puntando in modo deciso sul lato spettacolare dell’evento. E la stessa pista rappresenta un tentativo in questo a direzione che si vuole dare al movimento: lunghi rettilinei per favorire i sorpassi, di modo di creare possibilità di creare uno spettacolo che possa risaltare tra le luci notturne della città dell’azzardo e del peccato. Inoltre nei discorsi che nei mesi hanno preceduto la gara si è lasciato poco spazio al dedicare attenzione all’evento sportivo in sé, che potrebbe essere importante a fronte delle molte lotte ancora presenti nel campionato e che valgono vantaggi economici per la classifica costruttori.

Un appuntamento su cui F1 punta molto. Ma di cui bisogna valutarne i rischi. Una corsa che ha scatenato interesse, con scuderie e piloti pronte a portare livree e caschi speciali per celebrare ma soprattutto anche molte domande su un evento che rischia di essere più chiacchierato per lo show e il contorno, lasciando in un cantuccio lo sport vero e proprio, che dovrebbe essere la principale portata dello spettacolo portato dalla F1.

Se le edizioni degli anni ottanta erano uscite preste dal calendario, la nuova scommessa della F1 a Las Vegas saprà ripagare l’investimento in termini di popolarità? Se la denominazione Circus era stata utilizzata per descrivere le edizioni del 1981 e 1982, il rischio per Formula 1 è che i paragoni con gare passate alla storia per la stravaganza e anonimato si ripeta anche oggi.

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