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QUANDO LA FERRARI SI RITIRA NEI GIRI DI RICOGNIZIONE

DI MARCO TERRAGNI

Quante volte, vedendo l’inizio del giro di ricognizione ci siamo trovati a pensare: e se uno dei piloti avesse un problema tecnico durante questa tornata, utilizzata dai piloti al fine di scaldare le gomme? Molto raramente realizziamo che in questa occasione possa capitare qualcosa. Puoi essere coinvolto in un incidente nel corso del primo giro, ma almeno allo spegnimento dei semafori riesci ad arrivare. Ma non è sempre così.

Forse l’avrà pensato Charles Leclerc, mentre la sua Ferrari a causa di un problema sconosciuto lo obbligava al ritiro durante questo giro ‘pre-corsa’, portandolo ad un crash contro le barriere tanto assurdo quanto inaspettato.

E per il pilota monegasco non era la prima volta che con Ferrari era obbligato ad assistere alla gara dai box. Infatti era accaduto proprio nel suo gp di casa, a Montecarlo nel 2021, dopo che il sabato anche grazie ad un crash mentre tentava di migliorare il proprio tempo, aveva ottenuto di partire dal palo sul circuito del principato. Un risultato che aveva il sapore di una quasi vittoria, vista la quasi impossibilità a superare sulle stradine del porto di Monaco. Ma la beffa avvenne il giorno successivo, quando mentre andava a schierarsi in griglia di partenza un problema al semiasse lo aveva costretto al ritiro, senza percorrere neanche un metro di gara.

 

Leclerc contro le barriere nel giro di ricognizione del gp del Brasile
Leclerc contro le barriere nel giro di ricognizione del gp del Brasile

Ma Leclerc non è il primo pilota Ferrari che si trova impossibilitato a correre a causa di un problema tecnico presentatosi prima della gara. Non bisogna andare troppo indietro nel tempo per cercare gli esempi, ma semplicemente tornare ai primi di ottobre quando sull’auto di Carlos Sainz a poche ore dalla partenza era stato riscontrato un problema al sistema di alimentazione, impossibile da risolvere prima del via obbligandolo a rimanere a guardare i colleghi correre. Una situazione non nuova per il pilota spagnolo, il quale già ai tempi della McLaren non era riuscito a partire in una corsa, il gp del Belgio 2020, a causa di un problema alla sua Power Unit.

Un problema antico per il team di Maranello che nel corso degli ultimi trent’anni ha visto in molte occasioni una propria auto impossibilitata a schierarsi ai semafori di partenza, costandogli spesso risultati importanti.

È il caso di Kimi Raikkonen, che nel GP di Malesia 2017 si trovava a partire in seconda posizione, in una corsa che l’avrebbe visto tra i grandi favoriti visto il ritmo che sembrava godere Ferrari in gara. Un’occasione d’oro per il finlandese, che vista anche la partenza dal fondo del compagno e contender per il titolo Vettel sarebbe stato libero di giocarsi la possibilità di tornare a ghermire quel successo che mancava per lui dal gp d’Australia 2013. Ma la sfortuna, come spesso accadeva al nativo di Espoo, non lo abbandonò neanche in quella occasione. Un problema alla PU obbligò i meccanici a riportare l’auto n.7 ai box pochi a pochi minuti dall’avvio della procedura di partenza ed al conseguente ritiro. 

I meccanici attorno alla rossa di Raikkonen che provano a risolvere il problema tecnico sull’auto
I meccanici attorno alla rossa di Raikkonen che provano a risolvere il problema tecnico sull’auto

Una situazione quasi analoga a cosa accadde la gara successiva a Vettel in Giappone, con un problema ad una candela scoperto poco prima del via anche se in quel caso la squadra deciderà di provare a correre, anche per evitare la brutta figura d’immagine di un secondo dns consecutivo. Ma fu inutile, poiché dopo pochi giri la rossa n.5 fu ritirata insieme alle ultime chance mondiali del tedesco.

Vettel aveva però già subito un destino similare a quello dell’amico e compagno Kimi, nel 2016 in Bahrein. Un problema non troppo diverso ma nettamente più vistoso, che accade quasi al termine del giro di ricognizione quando dalla rossa n.5 iniziò ad uscire una sempre più densa fiumana bianca che stava a significare una sola cosa: la rottura della power unit di Maranello. Una beffa e brutta figura rispettivamente per Seb e la Ferrari, che in mezzo al fumo bianco nel deserto lasciò un ulteriore pezzo di speranza di vittoria che avevano contraddistinto la prestagione del 2016. Il tedesco però non era il primo pilota Ferrari che vedeva andare a fuoco il proprio propulsore. Anche un altro pilota della stessa nazionalità ebbe in passato un problema analogo, in un episodio che ebbe molta rilevanza anche per lo stesso futuro del team: il ritiro nel giro di ricognizione di Schumacher al gp di Francia 1996.

 

La SF16-H con la PU in fumo in Bahrein
La SF16-H con la PU in fumo in Bahrein

Siamo sul circuito di Magny Cours e il pilota di Kerpen era riuscito di fare l’ennesima impresa il sabato, riuscendo a portare la F310 in pole position. Le prospettive di ottenere un grande risultato erano molto elevate, ma furono stroncate dalla rottura del V10 di Maranello che lasciarono a piedi il campione del mondo tedesco. Era la seconda volta consecutiva che la Ferrari n.1 aveva un problema tecnico nel giro di riscaldamento, ma mentre in Canada l’auto venne rimesta in moto obbligando comunque il Kaiser a partire dall’ultima posizione, in Francia vi fu proprio la rottura del motore che non permise neanche di prendere il via a Schumacher. L’eco della rottura causò una grande ondata di polemiche in Italia, con i giornalisti che chiesero l’allontanamento dello stesso team principal Jean Todt. Nonostante ciò, il francese venne confermato e nel tempo insieme a Schumi costruirà un binomio che segnerà il primo decennio del nuovo millennio.

Ma il pilota che più di tutti ebbe sfortuna con le mancate partenze fu un altro, Rubens Barrichello. Infatti nel corso della stagione 2002 addirittura in due occasioni ebbe problemi poco prima del via che gli impedirono di prendere parte alla gara. In Spagna fu la trasmissione a lasciare a piedi il brasiliano mentre in Francia ancora un problema di natura elettronica che gli impedì di partecipare, mentre il compagno di squadra vinceva gara e quinto mondiale entrando nella leggenda. Per Ferrari furono quindi due i dns quell’anno, un record negativo purtroppo eguagliato in questo 2023.

 

La Ferrari di Barrichello sui cavalletti prima della partenza del gp di Francia 2002, che non disputerà mai
La Ferrari di Barrichello sui cavalletti prima della partenza del gp di Francia 2002, che non disputerà mai

L’ultimo caso avvenne nel 1991, anche questo passato alla storia. Gp di San Marino, terza gara del mondiale. Prima della corsa aveva piovuto e quindi l’asfalto era bagnato. E qui, tra lo stupore generale Alain Prost compì un grave errore alla Rivazza, poco prima di raggiungere il traguardo. Ingannato dall’asfalto, il francese fu autore di un testacoda che lo fece uscire di pista ma, nonostante ciò, non andando contro le barriere. Potrebbe sembrare una situazione recuperabile, ma la rossa n.27 si era oramai spenta decretando così il ritiro del ‘professore’ davanti al pubblico italiano stupefatto che mai pensava nel gp di casa di vedere la Ferrari ritirarsi addirittura prima del via. Tra tutti gli eventi analizzati, questo fu l’unico dovuto ad un errore diretto del pilota.

È quindi una storia lunga per Ferrari quella dei ritiri pre-gara, un problema che è spesso rincorso negli ultimi decenni. Un problema atavico, che sembra che a Maranello non riescono mai pienamente a risolvere. Fino al prossimo giro di ricognizione.

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