· 

UNA FORMULA 1 SEMPRE PIU' VERSO GLI STATI UNITI

DI MARCO TERRAGNI

La Formula uno si appresta a tornare ad Austin, sede del gp degli Stati Uniti d’America e tappa oramai storica del circus, che corre sul COTA dal 2012. Questo è il secondo gp che si svolge nel paese nordamericano dopo che a maggio si era svolto il gran premio di Miami, alla sua seconda edizione mentre a novembre si terrà addirittura una terza gara negli Usa, con il circus che torna a Las Vegas in un tracciato ricavato lungo la famosa strip della città del Nevada.

E proprio una delle polemiche che si sono rincorse negli ultimi mesi riguardava il numero di corse che si svolgono sul suolo statunitense. Una discussione che parte da lontano, fin da quando Liberty Media nel 2016 è subentrata ad Ecclestone nel controllo della F1 e che si era posta tra i suoi primi obiettivi quello di aumentare il peso degli Stati Uniti e del suo mercato di utenti potenziali all’interno della loro visione di sviluppo futuro della F1.

E sembra che vi stia riuscendo, organizzandovi nel 2023 ben tre corse, un numero estremamente elevato che ha suscitato molti malumori in altri paesi, desiderosi non solo di entrare in un circus sempre più globale e popolare ma cercando anche di aumentare il numero di gare sul proprio suolo. Ma molti di loro si sono dovuti scontrare con un muro posto dalla FOM, la quale si è espressa per mantenere una sola gara per stato senza avere paesi che come accaduto soprattutto tra gli anni 90 e 2000 riuscivano, grazie a denominazioni diverse, ad accogliere sul proprio suolo più tappe iridate. 

Il podio del gp di Las Vegas, tracciato simbolo dell’espansione della F1 negli Usa durante gli anni ottanta
Il podio del gp di Las Vegas, tracciato simbolo dell’espansione della F1 negli Usa durante gli anni ottanta

 

Una soluzione che attualmente oltre gli Stati Uniti vive solo l’Italia che, come era già accaduto dal 1981 al 2006, dal 2020 è riuscita a riavere una seconda gara sul tracciato di Imola, denominata in questo caso gp dell’Emilia Romagna. Ma la situazione dell’Italia è da sempre considerata una situazione temporanea, nata durante la pandemia del COVID-19 e che con molta probabilità non sarà riproposta, con l’Italia che tornerà ad avere un'unica gara. In precedenza era la titolatura di gp d’Europa che garantiva più corse nelle stesso paese: fu così per la Spagna tra il 2008 e il 2012, con Barcellona e il gp di Valencia mentre tra il 1997 e il 2007 fu la Germania ad avere due corse in calendario, il gp di Germania ad Hockenheim e il gp d’Europa (nel 97 e 98 gp del Lussemburgo) al Nurburgring. Ma l’Europa non rappresenta più un area di importanza strategica per la Fom, che mira sempre più a limitarne l’importanza e che medita, attraverso il meccanismo della rotazione, a liberare slot per paesi che possano garantire maggiori introiti.

 

Nonostante i dubbi per un circus che punta sempre più verso il l’America del nord, storicamente si dimentica però come il rapporto tra Formula 1 e gli Stati Uniti è di lunga durata, anche se in alcuni casi avara di soddisfazioni e con tratti di incomunicabilità. 

 Il gp degli Stati Uniti a Watkins Glen corso nel 1975, vinto da Niki Lauda davanti a Fittipaldi
Il gp degli Stati Uniti a Watkins Glen corso nel 1975, vinto da Niki Lauda davanti a Fittipaldi

Infatti a partire dal 1959, tranne due pause tra 1992 e 1999 e tra 2008 e 2011, gli Stati Uniti sono stati presenti calendario organizzando una o anche più gare nel corso della stessa stagione. Addirittura con denominazioni diverse nel secondo caso, con un gran premio degli Stati Uniti d’America-Ovest che si svolgeva a Long Beach (California) e un gp degli Stati Uniti d’America-est corsisi prima a Watkins Glen e successivamente a Detroit(Michigan). Ben dodici tracciati diversi si sono alternati all’interno del calendario (500 miglia di Indianapolis, Sebring, Riverside, Watkins Glen, Long Beach, Detroit, Las Vegas, Dallas, Phoenix, ancora Indianapolis in un tracciato ricavato all’interno del famoso ovale, Austin, Miami ed infine il ritorno a Las Vegas). Una varietà completa di piste, tra cittadini e circuiti permanenti. Addirittura nel 1982 gli Stati Uniti avevano già ospitato tre gare in una unica stagione: a Long Beach, a Detroit e la tappa finale a Las Vegas, in un tracciato ricavato nel parcheggio del Cesar Palace.

È quindi sbagliato accusare il gigante americano come un luogo poco adatto alla F1, visto l’elevato numero di gare ed eventi che il circus vi ha disputato. Ed un tentativo che non nasce dai piani di Liberty Media ma che già Ecclestone aveva tentato, con alterne fortune al fine di rendere solido il ponte tra i due continenti, non in modo dissimile dai nostri giorni. Per la Formula 1 gli Stati Uniti sono quindi sempre stati uno dei luoghi dove cercare di espandersi, un mercato che se “conquistato” avrebbe rappresentato una mela d’oro viste le enormi potenzialità, anche maggiori del mondo asiatico anche per l’ampia tradizione motoristica statunitense.

Il gp degli Stati Uniti 2005, con sole sei vetture al via. Una gara che segnò un periodo di allontanamento per il pubblico Usa dalla F1
Il gp degli Stati Uniti 2005, con sole sei vetture al via. Una gara che segnò un periodo di allontanamento per il pubblico Usa dalla F1

In conclusione, nonostante una forte critica al fatto che gli Stati Uniti abbiano un così elevato numero di gp non rappresenta un problema insormontabile che essi abbiano più gp all’interno del suo territorio. Un paese che è un continente  con ampie possibilità e dove finalmente la maggiore categoria motoristica a ruote scoperte sembra essere riuscita a fare breccia nel cuore degli statunitensi. Un paese che ha una grande tradizione di Motorsport a tutti i livelli. Un percorso che difficilmente verrà fermato ma che non vedrà ulteriori espansioni. Con tre corse si è raggiunto il livello massimo, l’obbiettivo che si era posta Liberty Media all’inizio della sua avventura.

Ma c’è qualcosa che i padroni della F1 dovranno considerare. Nello sforzo di avvicinare le due sponde dell’Atlantico dovranno stare attenti a mantenere l’identità della F1, non cadendo nel rischio di farla diventare qualcos’altro. Ma è forse un percorso che è già stato intrapreso. Indipendentemente dal numero di gp negli Stati Uniti 

Scrivi commento

Commenti: 0