· 

SEBASTIAN VETTEL: UNO SGUARDO, UN SORRISO, UN GESTO

DI FRANCESCA ZAMPARINI

All’unicità che ha sempre contraddistinto Sebastian Vettel come pilota, negli ultimi anni si è aggiunta una consapevolezza, di quelle belle, che è andata formandosi attorno alla figura di Sebastian in quanto essere umano e ai valori in cui crede e per cui lotta. La sua presenza a Suzuka è segno proprio di questo, della speranza che porta nel cuore, ma è anche indice di un legame invisibile che mai verrà spezzato, quello che mantiene con la realtà in cui è cresciuto: la Formula 1.

Sebastian Vettel è quel tipo di persona. Quella che appena la vedi capisci. Quella che non c’è bisogno che parli. Quella che basta uno sguardo, un sorriso, un gesto. Sebastian Vettel è quel tipo di persona che lascia il segno, che non si dimentica. Dagli inizi in Red Bull sino ad oggi, felicemente ritirato dalle scene, Sebastian Vettel è stato, è, e sempre sarà quel tipo di persona. Dalle immagini di quel ragazzino biondo con l’indice alzato al cielo per la prima di tante volte, sino alla ripresa rasoterra di un casco, il suo, che ad Abu Dhabi poggiava sull’asfalto, spettatore inerme di quell’ultimo addio.

Sebastian Vettel torna a Suzuka, Giappone, e lo fa proprio con uno sguardo, un sorriso, un gesto. Lo fa con un abbraccio per tutti e quella voglia che lo contraddistingue, quella voglia di fare la differenza in un mondo che la differenza sembra spesso non capirla, non volerla. Sebastian chiama, e il paddock risponde. Sebastian c’è, e gli altri seguono. Sebastian mette piede su suolo nipponico e il circus sembra riavere un senso, ma non uno qualunque, quel senso che solo lui, e forse anche Lewis Hamilton, possono dare: di speranza, di lotta, di lotta per ciò che è giusto, per ciò che era e ciò che non è più, per ciò che non sarà, se nessuno agisce.

Non parliamo di motori, no. Non parliamo di auto. Parliamo del mondo e di quella diversità che spesso non gli garba, quella diversità che spesso distrugge. Perché, se Lewis lotta per l’inclusività di tutti in una realtà sportiva così elitaria, chiusa di mente e spesso crudele come lo è la Formula 1, Seb lotta, ancora una volta in questo frangente, per la biodiversità.

Sappiamo come le api stiano a cuore all’ex pilota tedesco, già protagoniste del Progetto “Save The Bees”; questa volta Seb ha deciso di trasformare la Curva 2 del tracciato di Suzuka in un luogo speciale, dove il cordolo vestirà di giallo e nero e, non molto lontano, questi animaletti potranno godere di nuovi alveari.

La Formula 1, quanto di più lontano dal concetto di biodiversità, quella stessa Formula 1 che promette di ottenere una benzina 100% sostenibile entro il 2030. Nulla è impossibile, certo, ma la grande famiglia itinerante capitanata da Stefano Domenicali non si è mai contraddistinta in termini di sostenibilità, e non si parla solo di ambiente, ma anche di risorse umane, quelle stesse risorse umane chiamate a spostarsi da un angolo all’altro del pianeta, senza un effettivo spirito critico.

Sebastian Vettel è quel tipo di persona. Quella che forse ascolteremmo. Quella che rispettiamo, non solo per quello che ha lasciato in pista, ma anche per quello che ha lasciato a noi, in quanto esseri umani. Perché Sebastian è forse uno dei pochi esseri umani in questo pazzo mondo che corre a 300 km/h, Sebastian è forse uno dei pochi che quei 300 km/h li ha corsi sì, ma ha anche voluto rallentare. Sebastian è, anche senza ‘forse’, uno dei regali migliori che questo sport potesse ricevere, un regalo inaspettato, che si è trasformato da ragazzo prodigio, scatenato, un po’ odiato, a uomo, ma non uno qualsiasi. Un uomo che va oltre la tuta ignifuga, il casco, la monoposto, un uomo di cuore, che il cuore sì, lo ha lasciato sull’asfalto di ogni circuito su cui abbia mai corso, ma quello stesso cuore, in fondo, lo ha anche sempre custodito, nelle vittorie e nelle sconfitte, nei periodi bui, quel cuore è sempre risorto e ha sempre cercato di fiorire. Sì, fiorire, come gli stessi fiori di loto che nel paese del Sol Levante attendono il prossimo giugno per affacciarsi di nuovo su questa vita.

 

Seb non aspetta, Seb agisce, Seb arriva e lascia il segno, per quanto questo segno lui, pensava che non lo avrebbe mai lasciato. Seb arriva e tutti gioiscono. Seb è tanto, come è tanto il bisogno che abbiamo di una figura come la sua. Seb è quel tipo di persona. Quella che basta uno sguardo, un sorriso, un gesto. Quella persona che fa dipingere i piloti tutti assieme, che gli fa costruire degli alveari, che li fa stare assieme, che li unisce, come una famiglia, quella strana ma meravigliosa famiglia, che, come tutte le famiglie, ha pregi e difetti. Seb è quel tipo di persona. Quella che appena la vedi capisci.

Scrivi commento

Commenti: 0