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ALAIN PROST: L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA DEL CAVALLINO – PARTE I

DI SIMONE PACIFICI

La separazione polemica dalla McLaren a seguito dei fatti del Gran Premio del Giappone 1989, con le accuse da parte di Ayrton Senna di essere stato colpito intenzionalmente dal suo compagno di squadra e messo fuori gioco dalla lotta al titolo, sembra prefigurare un nuovo inizio per Alain Prost in Ferrari. Nel 1990 il Cavallino punta a raggiungere un nuovo livello di competitività con la 641 F1, erede della 640 progettata da John Barnard che si era rivelata veloce e innovativa, soprattutto grazie all’introduzione del cambio semiautomatico a levette sul volante. Una soluzione sperimentata nel 1979 da Mauro Forghieri e poi ripescata dall’ingegnere britannico, ma che ha pagato dazi di gioventù con tutta una serie di guasti che non ha permesso a Nigel Mansell e Gerhard Berger di presentarsi ai blocchi di partenza della stagione 1989 come contendenti al titolo.

 

La 641 si prefigge dunque di correggere i difetti del modello precedente ed esprimere totalmente quell’enorme potenziale intravisto a sprazzi l’anno prima con le due vittorie di Mansell in Brasile e Ungheria e quella di Berger in Portogallo. E Prost è il pilota adatto a questo compito.

Non veloce sul giro secco né aggressivo quanto molti dei suoi storici rivali, il francese compensa con una grande intelligenza tattica, un’impeccabile gestione gara e una sensibilità spiccata per la messa a punto e lo sviluppo della vettura che gli hanno fatto valere il soprannome di Professore (ironia della sorte, considerando che da ragazzo aveva preso in considerazione l’ipotesi di diventare istruttore ginnico).

 

Gli inizi in rosso per il campione del mondo in carica sono piuttosto altalenanti: la Ferrari subisce un doppio KO suo e di Mansell nella prima gara della stagione a Phoenix per problemi tecnici, seguito però da una grande vittoria di Prost nella corsa successiva in Brasile, a casa dell’odiato rivale Senna (solo terzo dopo un contatto con Satoru Nakajima in un doppiaggio). A Imola, gara di casa per il Cavallino Rampante, Alain si deve accontentare della quarta piazza, pagando una mancanza di competitività rispetto alla McLaren e alle sorprendenti Williams (vincitrice della gara con Riccardo Patrese) e Benetton.

 

Tuttavia, il 35enne non deve attendere l’occasione del riscatto: a Monaco arriva infatti la Ferrari 641/2 (già portata in pista da Mansell nel GP precedente) con la quale il Professore si mette subito dietro a Senna in qualifica, partendo dalla seconda casella in griglia di partenza. Tuttavia resta coinvolto alla curva del Mirabeau in una carambola innescata da un contatto tra lui, impegnato in una manovra di difesa dalla Tyrrell di Jean Alesi, e la McLaren di Berger. Nonostante la bandiera rossa che gli permette di salire sull’auto di riserva (allora permessa dal regolamento) il campione in carica non concluderà la gara, tradito da un guasto alla batteria del suo muletto. E anche la gara successiva in Canada, corsa su tracciato scivoloso e dunque poco consono ad Alain, sarà un’altra delusione, racimolando a malapena i due punti del quinto posto.

 

La situazione dopo la quinta prova stagionale sembra tutt’altro che rosea per il ferrarista: Senna conduce la classifica mondiale con 31 punti, ben 17 in più del suo più acerrimo rivale che è terzo dietro a Berger.

Nemmeno il weekend del Gran Premio del Messico inizia bene per Prost: dopo una qualifica disputata in condizioni meteo variabili che lo ha relegato alla tredicesima piazza in griglia per lui sembra profilarsi una difficile rimonta. Ma questo invece è il momento in cui emerge il Professore, che risparmia le energie per sfoderare gli artigli nell’occasione opportuna. Il suo è un GP strepitoso, uno dei più belli della sua carriera, dove supera avversari su avversari come se fosse posseduto da qualche demone della velocità. A una decina di giri dalla fine è addirittura negli scarichi di Senna, leader della corsa e in tremenda difficoltà con le gomme ormai ridotte allo stremo, seguito dal suo compagno di squadra Mansell. A nove tornate dal termine arriva il sorpasso, pulito e preciso all’interno, sul brasiliano. Il commentatore inglese della BBC Murray Walker resta allibito: per la prima volta nella stagione la Ferrari del francese ha sopravanzato con incredibile facilità una McLaren, vettura ritenuta fino a quel momento imprendibile. Subito dopo Nigel scavalca a sua volta il brasiliano, che tre giri più tardi si ritira dopo la definitiva esplosione dello pneumatico posteriore destro. Le due rosse tagliano il traguardo davanti a tutti: è la prima doppietta Ferrari dal Gran Premio d’Italia 1988.

Per chiunque pensi si tratti solo di un fuoco di paglia ha presto da ricredersi, perché Prost inanella due ulteriori vittorie in Francia e Gran Bretagna che lo proiettano in prima posizione nel campionato mondiale. È la prima volta dal 1985 che il titolo ha una concreta possibilità di prendere la strada di Maranello. Tuttavia le tappe successive non sembrano generose con il francese, che incassa un quarto posto in Germania e una rottura del cambio in Ungheria che riportano Senna in testa alla classifica con un vantaggio consistente, consolidato da due vittorie in Belgio e a Monza dove Prost può solo limitare i danni con due secondi posti.

È proprio in quel momento che l’idillio tra il Professore e il Cavallino cominciò a incrinarsi: Cesare Fiorio, in quel periodo Team Principal della Ferrari, viene scoperto mentre sta portando avanti una trattativa per far arrivare a Maranello nientemeno che il suo nemico Ayrton, al fine di sostituire nella stagione 1991 Mansell, che a Silverstone ha annunciato il suo ritiro dalla Formula 1 a fine 1990 (tornando però sui suoi passi dopo un’offerta avanzata dalla Williams).

Una scelta da parte di Fiorio che avrà gravi conseguenze, sia per il campionato in corso che per quelli successivi.

 

 

 

CONTINUA…

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