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LA FORZA DI NIGEL MANSELL E IL RISVEGLIO DEL LEONE

DI LAURA PIRAS

Ci sono campioni che non è semplice descrivere.

Potrei elencare semplicemente le vicende storiche della vita di un pilota dalla sua nascita sino a ciò che conosciamo ma sarebbe un tedioso e lungo lavoro di cronaca, privo di emozioni e di senso. 

 

Di Mansell si sa tutto: vita, morte e miracoli (anche se non è morto, vorrei ricordarlo).

Oggi Nigel Mansell, il Leone di Inghilterra, compie 70 anni e sembrava giusto omaggiarlo con un piccolo pezzo, ma come ho scritto poc'anzi in me non c'è la voglia di enunciarvi tutte le vittorie e tutte gli obiettivi da lui raggiunti. 

 

Magari a tal proposito vi posso lasciare una piccola scheda tecnica alla fine, giusto per avere un quadro generale della situazione. 

 

Nigel fu un pilota velocissimo, guidò per le squadre migliori del tempo (Ferrari, Mclaren, Lotus e Williams), raccolse un titolo mondiale nel 1992, a bordo della tremendamente forte FW14B, e alla fine della sua carriera divenne un autentico idolo nazionale.

Per tutti alla fine dei giochi era quel Red Five che incantava la folla con il suo stile di guida e la sua forza d'animo. 

Il Regno Unito lo adorava, per la nazione era l'idolo incontrastato e per lui la bandiera inglese sventolava con una bella intensità sui circuiti del mondo. 

 

Nigel però per conquistarsi tutto ciò dovette soffrire, dovette cambiare squadra più volte e dovette sudare sette camicie. 

Ma è proprio per la sua determinazione che riuscì a carpire le vette più alte, è proprio per la sua tenacia che riuscì a cambiare il corso degli eventi, è proprio grazie alla sua forza di volontà che ottenne ciò per cui dedicò tutta la sua vita. 

 

 

E di forza di volontà Mansell ne aveva anche sin troppa. 

 

Come dimenticare quell'8 luglio del 1984, quando ci diede dimostrazione di quanto amasse il motosport. 

E' un giorno di una rovente estate in quel di Dallas quando Mansell spinse con uno sforzo immenso la sua Lotus sopra il cemento della pista. 

Nigel ancora non era campione del mondo, ancora forse doveva far innamorare la gente di sè ma forse tutto iniziò proprio in quel giorno cocente di luglio. 

 

Per dovizia di cronaca il circuito di Dallas era una pista messa su alla bene e meglio: la sicurezza era abbastanza fatiscente tanto che molti interventi vennero fatti anche di notte durante il week-end di gara.

Il tracciato si snodava attorno ad uno stadio, il Cotton Bowl, situato in una periferia della città stessa. 

I giri che i piloti avrebbero dovuto effettuare durante la gara erano 67.

 

A partire dalla pole è proprio il nostro protagonista ma i troppi imprevisti della gara non consentirono a Nigel di vincere. 

A salire sul gradino più alto del podio fu Keke Rosberg che si impose sulla Ferrari di Renè Arnoux e sulla Lotus di Elio De Angelis, compagno di scuderia di Nigel.

Si ritirarono ben 18 piloti durante il gran premio, fra cui possiamo ricordare Niki Lauda, Alain Post, Michele Alboreto, Riccardo Patrese e anche il grande Ayrton Senna che allora era un debuttante. 

 

Per Mansell quella gara fu un vero e proprio banco di prova, ricco di difficoltà: già dallo start la competizione si presentò abbastanza impegnativa. A causa di un guasto parziale del cambio (che si intensificò man mano che la vettura macinava km), Mansell ebbe parecchi grattacapi e dovette affrontare una gara tutta in salita. 

 

Sfilato da quasi tutti i competitors, il nostro campione però non voleva assolutamente ritirarsi, voleva terminare quella gara a tutti i costi. 

Oltre a questa estrema complicazione di natura tecnica, la Lotus di Nigel, che aveva una livrea (pazzesca) nero-oro, attirava il caldo come non mai e fu intollerabile sostenere quel calore per tutti i giri della tappa mondiale sul suolo americano. 

 

Insomma non fu il massimo per Nigel gestire una gara in questo modo ma per lui arrendersi non era contemplato, voleva terminare e non abbandonare la corsa, segno di quella forza di volontà descritta qualche frase prima rispetto a questa. 

 

La vettura non gli è amica, anzi a lei non interessa quanto impegno ci stia mettendo Mansell per ultimare il gran premio, ed infatti, come una nemica matrigna, la Lotus 95T, si fermò qualche metro prima del traguardo. 

 

Oltre il danno anche la beffa di vedere la fine a pochi metri da lui. Per il pilota inglese tutto questo è troppo e in lui crebbe una rabbia incredibile, un'ira funesta simile a quella del Pelide Achille, descritto da Omero nell'Iliade.

 

Nigel sapeva che non era consentito spingere la vettura ma se ne fregò del regolamento e provò con tutte le forze, che gli rimanevano in corpo, di spingere la sua Lotus al traguardo. Era mosso da una furia incontenibile, da una tensione infinita e da quella voglia dei grandi campioni di portare a termine il proprio compito. 

 

Tutto questo durò pochi metri, ad un certo punto Mansell, privo di forze, perse i sensi e svenne accanto alla sua vettura.

Quella immagine di lui accasciato a terra rimarrà sempre come uno dei momenti più iconici di tutta la formula 1. Ripresosi poco dopo, Nigel venne portato via dai soccorritori e in quel momento il pubblico lo riconobbe come l'eroe di giornata, dimenticandosi di chi realmente aveva vinto la competizione. 

 

A partire da quel giorno, il pilota che tutti consideravano sin troppo mansueto e calmo, cominciò a trovare abbastanza consensi. 

Solo 8 anni dopo riuscirà nell'impresa di vincere un titolo mondiale ma quel giorno così afoso di luglio ci diede una piccola dimostrazione di ciò che poteva donarci Nigel Mansell, della sua forza e della sua voglia di fare. 

Il leone si era svegliato ed era pronto a ruggire con convinzione e voglia di conquistare il mondo. 

 

SCHEDA TECNICA NIGEL MANSELL:

 

  • 191 gran premi disputati
  • 31 vittorie
  • 59 podi
  • 32 pole position
  • 482 punti
  • 30 giri veloci
  • 1 mondiale vinto: 1992 (Williams)

 

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