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USATO SICURO O GROSSA VALIGIA: IL FUTURO DELLE RETROVIE?

DI SIMONE PACIFICI

Con la creazione delle varie Academy da parte dei grandi team di Formula 1 si è creduto di trovarci in una nuova era della categoria, dove i pay driver di scarso talento dai genitori o benefattori multimilionari, se non addirittura miliardari, erano solo un ricordo.

E invece, nell’Anno del Signore 2023, lo scenario non è cambiato: Nyck de Vries, pilota arrivato a tempo pieno in F1 a 28 anni dopo aver conquistato il mondo con la sua prestazione one-off a Monza lo scorso anno, è stato appiedato dall’AlphaTauri poco prima del Gran Premio d’Ungheria. Un pilota che ha vinto in F2 nel 2019 (anche se, ad essere onesti, tre anni ce li ha messi) e in Formula E nel 2021 al volante della Mercedes, quindi non l’ultimo dei perdenti.

C’è da dire che le sue prestazioni a confronto col compagno di squadra Yuki Tsunoda sono state deludenti, ma bisogna tenere a mente che ogni corridore ha la sua curva di crescita. Di certo attorno a lui si è creato molto hype dopo Monza, e questo in F1 può essere un’arma a doppio taglio. La sua carriera si è per ora interrotta com’è iniziata, all’improvviso. Sostituito per giunta dall’ex pilota del team junior della Red Bull Daniel Ricciardo (dall’indubbio valore, anche se messo duramente alla prova negli ultimi due anni in McLaren), secondo la moda degli ultimi tempi tra le piccole-medie scuderie di preferire affidarsi all’“usato sicuro” piuttosto che accollarsi l’onere della crescita di un giovane.

 

Ciò si è visto già in Haas lo scorso anno, quando Mick Schumacher è stato ostracizzato e ferocemente criticato dal Team Principal Guenther Steiner per i suoi sbagli in pista di certo consistenti, ma facenti parte del naturale percorso di apprendimento di tanti corridori. Specie se, come nel caso del tedesco, lasciati praticamente a loro stessi senza una guida, il quale ha comunque portato punti importanti nel 2022, garantendo alla Haas l’ottavo posto in classifica costruttori e il relativo premio in denaro, compensando decisamente i danni dei suoi incidenti.

Steiner dopo un anno di tira e molla ha preferito rivolgersi a Nico Hulkenberg, pilota da midfield con una reputazione di ottimo qualificatore e discreto in gara, seppur bisogna dire che anche lui a inizio carriera era tendente a errori madornali come Schumacher che gli hanno precluso grandi risultati. In primis il suo incidente in Brasile nel 2012 con Lewis Hamilton, dove ha buttato al vento un podio certo, se non una storica vittoria con la Force India.

 

Perché quindi non concedere un’opportunità a Mick come fu per Nico ai tempi?

Per quanto di certo la Haas non sia un team ideale, il contesto della F1 odierna non aiuta: il budget cap così com’è concepito oggi costringe le scuderie a ragionare al risparmio. Senza contare che i pay driver hanno valige ben più consistenti perfino di figli di ex campioni.

Basti pensare a Nikita Mazepin, che fu preferito a Pietro Fittipaldi, nipote del grande Emerson. Rampollo dell’uomo d’affari e oligarca russo Dmitry, allora padrone dell’Uralkali, fu scelto da Steiner nonostante il suo curriculum ben poco lusinghiero fuori dalla pista (e nemmeno lì spiccava): un’aggressione a Callum Ilott nel 2016 dopo una sessione di prove libere di F3 europea dalla quale l’inglese è uscito con ferite al viso, al collo e alla mascella; accuse di molestie sessualipost inappropriati sui social, tra i quali spiccano suoi commenti di dubbio gusto sul Covid-19 e su una presunta omosessualità di George Russell. Eppure, prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sembrava che Mazepin fosse abbastanza ben gradito dal team, molto più di Schumacher (egli stesso “raccomandato” dalla Ferrari Driver Academy) nonostante la sua netta inferiorità in pista rispetto al tedesco e la sua personalità non certo simpatica. Del resto, è noto che la sua valigia ha salvato la Haas dal fallimento, dopo il disastro rimediato dalla collaborazione con Rich Energy.

Esempio decisamente più “tranquillo” su questo versante si possono considerare Guanyu Zhou, che grazie al supporto dei suoi sponsor ha “scalzato” dal suo posto in Alfa Romeo Antonio Giovinazzi, altro ex-FDA.

Team di piccola-media fascia che preferiscono piloti paganti a quelli delle Academy: un vero e proprio ritorno agli Anni Novanta-Duemila.

L’unica squadra che ha accettato di prendersi un “rischio” ingaggiando un debuttante di sicuro talento è stata la McLaren con Oscar Piastri, che sta dimostrando nonostante un anno di stop dalle competizioni una certa solidità, soprattutto se messo a confronto con un Lando Norris che è alla sua quinta stagione nella massima categoria. Una scuderia che, comunque, ha risorse più accostabili ad un top team nonostante solo negli ultimi tempi abbia ricominciato a raccogliere risultati degni del proprio nome.

Che sia questo il futuro della F1? Squadre che nelle retrovie si affidano a piloti di medio livello d’esperienza e a pay driver spesso dal dubbio talento, mentre i debuttanti di talento dovranno rivolgersi ai sempre più scarsi posti di medio-alto livello disponibili?

 

Solo il tempo ce lo dirà, ma le aspettative non sono rosee.

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