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ALBON E LA WILLIAMS: LE ARABE FENICI?

DI SIMONE PACIFICI

Quando George Russell era in procinto di passare alla Mercedes alla fine del 2021, un nome che lui fece per sostituirlo in Williams fu quello di Alexander Albon. Sul pilota thailandese c’erano molti dubbi dopo il suo periodo in Red Bull: a seguito di un discreto debutto in Toro Rosso già in pieno 2019, suo anno di debutto in F1, era stato chiamato dalla scuderia madre a prendere il posto di Pierre Gasly, le cui prestazioni erano state estremamente deludenti a confronto col suo compagno di squadra, il futuro campione del mondo Max Verstappen.

All’inizio Albon sembrò convincere, con dei buoni risultati costanti e un podio sfiorato al Gran Premio del Brasile, se non ci si fosse messo di mezzo Lewis Hamilton che lo tamponò e lo fece finire fuori dalla zona punti. E nonostante il lungo stop dovuto alla pandemia di Covid-19 nella prima metà del 2020 nelle due gare d’apertura della stagione successiva si vide un buon rendimento da parte sua, con un podio sicuro al primo round sul Red Bull Ring negatogli ancora una volta da una collisione con Hamilton e un quarto posto subito dietro al compagno Verstappen la settimana successiva sempre sul circuito austriaco.

E invece da lì cominciò la caduta nell’abisso: gli unici acuti di Albon nel 2020 furono due terze piazze, venendo messo quasi sempre in difficoltà da piloti su auto decisamente meno performanti della sua, perfino sulla “sorella minore” AlphaTauri (per ironia della sorte Gasly vinse a Monza con essa). Il tutto mentre Max lottava con Valtteri Bottas, che guidava la straordinaria Mercedes W11, per la seconda posizione nel campionato mondiale.

Nonostante Christian Horner e Helmut Marko puntassero a tenerlo in squadra con ogni mezzo possibile dovettero fare i conti con la realtà di dover cercare un corridore (Sergio Perez) che aiutasse Verstappen in un’eventuale lotta per il titolo, venendo costretti a relegare Albon al ruolo di terzo pilota Red Bull.

Ma quella che sembrò la fine della carriera di Alex fu il suo colpo di fortuna: lavorando assiduamente come collaudatore e contribuendo attivamente alla vittoria del mondiale piloti 2021 di Verstappen (riecheggiano memorie di Luca Badoer nella Ferrari schiacciasassi dei primi anni Duemila) il giovane si ricostruì parzialmente una reputazione nell’ambiente della F1, e ciò unito al supporto di Horner, Marko e anche del suo amico Russell gli ha permesso di essere giudicato come il candidato ideale per sostituire George in Williams.

Un team e un corridore entrambi allo sbando, avrà pensato più di qualcuno. Forse era davvero così, ma nel corso di un anno e mezzo questo binomio è cresciuto sorprendentemente: se fino al 2021 la scuderia di Grove manteneva la faccia solo grazie alle prestazioni di Russell con il nuovo regolamento tecnico ha ricominciato a lottare più frequentemente a centro classifica. Un risultato importantissimo se si considera che, come affermato dal TP James Vowles, la Williams per diversi aspetti è addirittura 20 anni indietro rispetto alla concorrenza. Il thailandese ha ottenuto nel 2022 ben tre piazzamenti iridati (culmine il nono posto a Miami), e nella stagione in corso si è già migliorato raccogliendo 7 punti soprattutto grazie ad una straordinaria settima piazza al Gran Premio del Canada, dopo il quale Albon occupa la dodicesima posizione nella classifica piloti provvisoria.

Ma a sottolineare ancor di più la sua bravura e la sua superiorità sul compagno di squadra, il rookie Logan Sargeant. è il fatto che tutti i piazzamenti iridati della Williams nel 2023 sono al momento opera sua.

È un Alex Albon sempre più grintoso, che sta sfoggiando un’abilità alla guida che non si era vista ai tempi della Red Bull e forse nemmeno della Toro Rosso. Che abbia trovato la sua dimensione in un team che sotto la guida di Vowles sta crescendo di pari passo con lui?

 

È quasi certo che non li vedremo vincere insieme un mondiale o anche solo una gara, ma Albon e la Williams sembra stiano lentamente rinascendo dalle loro ceneri, come due arabe fenici. E sarebbe una storia grandiosa per la F1.


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