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UNA FORMULA 1 SENZA PROVE LIBERE? ANCHE NO!

DI LAURA PIRAS

"Io vorrei limitare al minimo possibile le prove libere, che interessano solamente agli ingegneri delle varie squadre e non ai telespettatori": così il CEO della Formula 1, Stefano Domenicali, si è espresso ai microfoni di Sky durante la diretta tv della gara del gran premio di Portogallo della MotoGP a Portimao andato in scena ieri pomeriggio. 

 

Domenicali non è nuovo a certe affermazioni, anzi non ha fatto altro che ribadire un concetto già espresso più volte in precedenza, aggiungendo spesso che stanno valutando vari scenari in modo tale che “ogni volta che le monoposto scendono in pista” debbano “essere messe in condizione di lottare per qualcosa di importante, per cui valga la pena”.

 

Inoltre l'attuale dirigenza vorrebbe ridurre il numero delle prove libere al fine di 

“aggiungere ulteriore intensità allo show, che tutti vogliono vedere quando le auto sono in pista per correre”.

 

 

Domenicali non fa altro che confermare un trend già in atto da molto tempo, considerando che le due sessioni libere del venerdì non durano più 90 minuti ma solo 60. Così facendo si è tolta, a mio avviso, un'ora importante per gli ingegneri e per i piloti di accumulare dati, testare possibili updates e allenarsi in virtù del punto nevralgico del fine settimana, la gara della domenica.

 

Ma andiamo avanti con la narrazione del fantastico taglio delle prove libere, non solo siamo stati testimoni della decurtazione di un'ora delle free practices durante il weekend, ma quando si svolgono le inutili Sprint Races al sabato (e non chiamatele sprint qualifying che non ci azzeccano nulla con le qualifiche), le sessioni di prove libere, magicamente, diventano solo due, di cui una da svolgersi dopo la qualifica del venerdì e già sotto regime di parc fermé. 

 

Questo vuol dire avere tempi risicatissimi per provare gli assetti, premiando solo esclusivamente chi fa bene i compiti a casa al simulatore. Quindi chi inizia il mondiale con una vettura reattiva, performante e che risponde bene a qualsiasi input è già a metà dell'opera in ogni sessione. 

 

Ovviamente è giusto valorizzare chi fa bene il proprio lavoro sin dalla progettazione della vettura, è giusto premiare chi fa di una corretta correlazione dati-pista un fattore aggiunto per portare avanti risultati incoraggianti, è giusto che emerga chi ovviamente porta una monoposto competitiva ma di questo, a mio avviso, ci pensa la pista.

 

Con queste geniali trovate la FIA e Liberty Media vogliono aumentare lo spettacolo, vogliono darci più fuoco, vogliono fomentare lo scontro fra le scuderie ma invece si ricompensa il lavoro dei team più efficienti dietro le quinte, ad esempio la Red Bull che a detta di molti potrebbe vincere tutte le gare, in virtù del fatto che la nuova creatura, la RB19 è una macchina da guerra invincibile. 

 

 

E gli altri in tutto questo? Stanno a guardare, arrancando e cercando di ritrovare il guizzo per recuperare il terreno da chi traina il carroccio. (Con poche squadre che effettivamente migliorano, ad esempio l'Aston Martin)

Vogliono lo spettacolo, vogliono le scintille e vogliono il divertimento.

Bene, solo che queste decisioni potrebbero rivelarsi solo un'arma a doppio taglio per la Formula 1 stessa, che, molto probabilmente, vivrà l'ennesimo dominio senza che qualcuno possa seriamente spodestare la casa di Milton Keynes con convinzione e forza. 

E i domini si sa, affievoliscono la passione, esacerbano gli animi degli passionati, facendo nascere complottismi e dietrologie che portano solo malcontento. 

 

La Formula 1 non è solo esclusivamente azione in pista, ma è anche tecnica, è conoscenza della vettura, è passione per l'aerodinamica, è motore, è dedizione...è studio. Per una categoria che si millanta essere la massima serie tecnologica del motosport, la crescita ingegneristica e la conoscenza tecnica sono alla base del processo di evoluzione sportiva.

 

Non è possibile mettere tutto ciò in secondo piano. I collaudi e le prove sono importanti e questo Domenicali lo sa molto bene visto che lo stesso è stato in Ferrari quando la Scuderia aveva a disposizione la pista di Fiorano per preparare tutto in virtù delle gare. 

 

E' anche grazie ai test liberi che molte squadre in passato hanno subito dei processi di miglioramento meravigliosi durante la stagione, mostrando che il gap con i primi poteva essere in parte colmato. 

 

Inoltre, a mio avviso, le free practices sono un valido strumento per aumentare e migliorare anche la sicurezza dell'intero apparato della F1, perché, semmai dovesse succede qualcosa durante le prove libere, (come in occasione del Gran Premio di Stati Uniti del 2005 quando si erano riscontrati già i primi gravi problemi delle gomme Michelin), si potrebbero trovare delle soluzioni per risolvere criticità e debolezze al fine di mantenere alta l'attenzione per un ambiente sempre più safety.

 

Può la F1 pensare di sacrificare ogni cosa per il business e lo spettacolo? Può sacrificare la sofisticazione ingegneristica? Può sacrificare la sicurezza dei piloti? 

Vogliono una formula 1 senza prove libere? Anche no!

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