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GRAN PREMIO DEL BRASILE 1991: IL CAPOLAVORO DI SENNA

DI LAURA PIRAS

La grandezza di Ayrton Senna ha mille sfumature, mille sfaccettature tutte diverse fra loro. Il mito di Senna è una tavolozza di colori che rappresenta l'infinito della storia del motosport. Ayrton ha vinto e dato molto alla F1, ha lasciato un segno indelebile ed un vuoto che rimarrà vacante perché mai nessuno sarà come lui.

Tra le tante vittorie e successi, una delle più speciali, a cui anche il campione brasiliano è particolarmente legato, è il Gran Premio del Brasile del 1991, quando tagliò il traguardo stremato e quasi privo di energie, quando, con un urlo assordante, celebrò quel successo tanto agognato e tanto sospirato. 

 

 

SENNA E IL BRASILE IN F1: LA MALEDIZIONE

 

Senna e il Brasile: un legame stretto, fortissimo, unico. Un legame molto difficile da spiegare per noi che ci ritroviamo così distanti da quella realtà. Possiamo solo immaginare il filo rosso che collegava il Ayrton con il suo popolo, perché quando correva non era solo, era circondato dalle anime di milioni di brasiliani.

Senna arrivò in Brasile nel 1991 in occasione del Gran Premio da campione del mondo in carica (dopo la famosa collisione con Prost a Suzuka), il paese è in estasi per quella vettura con il numero 1 con cui il campione si presentava, quella vettura, la McLaren Honda, tanto bella quanto forte.

Senna però in Brasile non aveva mai vinto e voleva spezzare quella tragica maledizione e lo fece, letteralmente, con tutte le sue forze. 

 

 

 

La partenza
La partenza

POLE POSITION E UNA PARTENZA SUPERSONICA 

 

Senna inizia il suo capolavoro già al sabato, siglando una pole position meravigliosa. Per Ayrton è la pole posiition numero 54 in carriera, la quinta in Brasile la seconda in stagione.

 

Già nella prima sessione di qualifica, al venerdì, con la pioggia, Senna è subito a suo agio con la vettura siglando il miglior crono. Ayrton è determinato ed è anche conscio che ha delle ottime possibilità per il sabato tanto che commenterà così:

 

Ho fatto quel tempo usando gomme da gara e in mezzo al traffico. Mi sono fermato a lungo ai box per cambiare alcune regolazioni e quando sono andato in pista ho fatto un giro di lancio troppo lento. Così mi sono preso sulla faccia la bandiera a scacchi che indicava il termine delle prove. Non so se riuscirò a fare la pole position, ma posso assicurare che ci sarà una bella lotta per partire primi nella griglia di domani”

 

Al sabato le condizioni atmosferiche migliorano, i distacchi diminuiscono ma Senna è sempre lì avanti che fa l'andatura. 

Allo start del gran premio Ayrton fa una partenza da manuale e guida all' Alberto Ascari, imponendo un ritmo insostenibile per tutti: la Ferrari non riesce ad emergere e l'unica a resistere è la Williams con Mansell e Patrese.

Il Leone inglese però avrà parecchio sfortuna: l'inglese è in rimonta, va ai box per cambiare le gomme, sarà un pit stop lunghissimo che gli farà perdere tanto tempo, un'eternità, il pilota riuscirà a tornare in pista ma sarà costretto a ritirarsi nel finale per un problema al cambio. 

Per Senna è una gara intensa, sa di avere una super McLaren, ma allo stesso tempo ha paura che il successo, nella sua terra natia, possa sfumare per l'ennesima volta. 

 

 

CAMBIO KO

 

I timori di Ayrton trovano subito riscontro, anche perché, come ben sappiamo, in Formula 1 l'inconveniente è dietro l'angolo. Per ottenere la vittoria nel gran premio di casa Ayrton dovrà sudare e penare con grande intensità.

Siamo al 60° giro quando la sua McLaren perde prima la quarta marcia e poi in sequenza tutte le altre, tranne la sesta. Senna sa che, se vuole salire sul gradino più alto del podio, deve andare oltre i limiti tecnici della vettura, percorrendo i giri rimanenti solo con la sesta marcia. Ma dentro l'abitacolo Senna diventa il Dio della Formula 1, sa cosa fare, sa come farlo e ci mostra che niente è impossibile a questo mondo. Il fuoriclasse brasiliano realizza qualcosa di unico e di magico. 

Senna sul podio con Patrese e Berger
Senna sul podio con Patrese e Berger

L'URLO DI SENNA 

 

Quando Senna arriva al traguardo festeggia in grande stile, come mai aveva fatto, neanche quando aveva conquistato il titolo mondiale aveva espresso, con così grande gioia, tutta la sua felicità. Il campione, nato a San Paolo, urla, urla fortissimo, urla a squarcia gola: per lui è la liberazione.

Finalmente ha vinto in Brasile, a casa sua, davanti al suo pubblico, davanti a quelle anime che lo accompagnano in ogni attimo della sua vita sportiva. Senna non riesce nemmeno a raggiungere la pit-lane prima della premiazione. 

Nel giro di rientro ai box Senna si era fermato per prendere la bandiera brasiliana, a quel punto la vettura riesce a ripartire solo grazie alla spinta dei commissari che in mezzo alla pista sventolano la bandiera brasiliana. La McLaren si ferma ulteriormente poco dopo non permettendo più ad Ayrton di raggiungere i box in autonomia. Il nostro protagonista è talmente tanto esausto e distrutto che non può uscire dall'abitacolo, non ce la fa, è quasi senza energie.

A questo punto sarà preso di peso dalla sua vettura e si dirigerà verso il paddock a bordo dell'auto medica. Senna, con grande sforzo, sale sul podio, il suo volto parla da solo: è il ritratto della felicità sofferta, dell'emozione tormentata. Con il briciolo delle forze che gli rimane, Ayrton riesce a sollevare il trofeo, ma si vede che fa una fatica enorme. Sa bene che ha realizzato un'impresa, un'impresa che passerà alla storia della Formula 1 e che ancora oggi noi narriamo con tanta commozione.

 

Le parole di Senna dopo la vittoria: “Una corsa difficilissima, da ricordare insieme con la mia prima vittoria in Portogallo nel 1985 e il primo mondiale”. Ayrton spiega: “Ho avuto problemi di cambio sin da metà gara e sono rimasto alla fine solo con la sesta marcia. Dovevo rallentare da 300 a70 km orari nei tornanti senza alcun freno motore che anzi spingeva. Ho dovuto spingere più del previsto perché Mansell mi attaccava in continuazione. Non avevo mai sofferto così: ho trovato dentro di me una forza che veniva certamente da Dio. Ho urlato e gli ho chiesto una vittoria che meritavo. Dedico a Lui questo successo. Dopo l’arrivo ero stravolto, non sapevo se ridere o piangere”.

 

 

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