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PORSCHE E FORMULA 1: DESTINI PARALLELI

DI MARCO TERRAGNI

Un matrimonio che non s'ha da fare quello tra Porsche e Formula 1. È notizia di oggi, come riportato dalla testata The Race, che la casa di Stoccarda abbia scelto di non entrare in Formula 1 nel 2026, anno della rivoluzione tecnica sui propulsori. Un regolamento che ha visto fortemente interessata anche l’altra grande realtà del gruppo Volkswagen, l’Audi. Entrambe hanno seguito con grande attenzione tutte le fasi di stesura delle nuove normative, scritte anche allo scopo di favorire l’ingresso di nuovi costruttori di Power Unit, spesso scoraggiati dagli alti costi e dal rischio di avere enormi difficoltà a trovare competitività. Il 2026 vedrà però solo la casa dei quattro anelli entrare in scena, dopo aver stretto una partnership con il team Sauber. Porsche dopo lunghe riflessioni e trattative infruttuose si dedicherà totalmente al nuovo progetto Hypercar, che l’ha vista tornare nel mondiale WEC dopo il ritiro a fine 2017 e al proseguimento dell’avventura in Formula E dove è presente dal 2019.

 

Ma com’è stato possibile arrivare a questo punto dopo che per molti mesi l’entrata in F1 del colosso di Stoccarda era dato per assodato? 

Nei mesi estivi sembrava oramai una mera formalità la firma dell’accordo con Red Bull, dopo mesi di lunghe ed estenuanti trattative. Era tutto pronto, con annuncio programmato per il gran premio d’Austria a luglio e con tanto di deposizione del marchio F1nnally, che serviva a lanciare il ritorno del marchio tedesco nel circus dopo l’ultima avventura con Footwork nel 1991, durata però poche gare. Le nubi iniziarono però ad addensarsi proprio al momento del gong, con il primo intoppo che sopraggiunse dallo slittamento della definizione del nuovo regolamento tecnico con il gruppo Volkswagen che voleva essere certa della stesura ufficiale dei nuovi regolamenti prima di dare l’approvazione ai progetti F1 di Stoccarda e Ingolstadt. La pubblicazione del regolamento ad agosto 2022 sembrava dovesse essere il via libero definitivo. Ma il vero pomo della discordia era che la casa di Stoccarda non voleva limitarsi ad essere un semplice fornitore di Power unit, ma voleva entrare nella gestione stessa del team con l’accordo che prevedeva che Porsche arrivasse a controllare il 50% della scuderia di Milton Keynes. Una gestione paritaria che spaventava molto i vertici della scuderia campione del mondo, con Helmut Marko e Christian Horner che temevano di perdere la propria autonomia decisionale.

E proprio per il loro intervento che alla fine l’accordo è clamorosamente saltato nel settembre 2022, spiazzando tutti. Nonostante il mancato accordo con il team austriaco Porsche nel comunicato in cui certificava la fine delle trattative con Red Bull si definiva ancora interessata ad entrare nel circus, cercando accordi con altri team. Sondaggi ci sono stati con Williams e McLaren, senza che si andasse verso una vera trattativa. Stante il mancato accordo con una squadra alla fine la decisione di rinunciare ad entrare nella categoria, un’opportunità che difficilmente si ripresenterà nel medio-breve periodo visto che, come sottolineato dal amministratore del gruppo Volkswagen o si entrava nel 2026 oppure significava dire addio alla F1 “almeno per dieci anni”, fino ad un eventuale futura nuova rivoluzione regolamentare.

La storia tra Porsche e Formula 1 si conferma quindi molto complicata, fatta di bassi e alti. Infatti è spesso dimenticato che la casa tedesca è stata presente con un proprio team ufficiale dal 1957 al 1964, non vennero ottenuti risultati degni di nota. Pilota principale fu Dan Gurney che dopo aver conquistato tre podi nel 1961 l’anno successivo conquistò l’unico successo per la casa tedesca nel 1962 al gp di Francia, svoltosi sul circuito di Rouen. Il pilota statunitense conquistò nello stesso anno anche l’unica pole position della squadra al gran premio di Germania (Nürburgring) giungendo terzo. Fu l’ultimo podio per Porsche che si ritirò dal circus due anni più tardi. Il ritorno avvenne solo in veste di motorista, con il primo che avvenne durante gli anni 80, con l’inaugurazione di un sodalizio con McLaren che frutterà la conquista di tre campionati piloti (Lauda 1984, Prost 1985-1986) e due costruttori (1985-1986), con 25 vittorie, 7 pole position e 18 giri veloci. Le strade si divisero a fine 1987, con McLaren che decise di passare ai motori Honda, oramai punto di riferimento della categoria. L’ultima avventura fu nel 1991 con la Footwork, ma che si rivelò un disastro. L’auto era disastrosa e c’erano problemi di compatibilità tra telaio e il propulsore tedesco e dopo sei gare la scuderia inglese decise di passare al Ford Cosworth DFR preparato dalla Hart.

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