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FERRARI DALLA DOPPIA FACCIA

DI LAURA PIRAS

Nell'antica Roma una delle divinità più venerate era Giano Bifronte. Divinità, raffigurata come un vecchio che diventa giovane, è quasi sempre rappresentata come un dio ambivalente ed ambiguo. Il suo nome evoca una porta, un inizio, evoca una doppia faccia, una sorridente e benevola, l'altra corrucciata e minacciosa. 

Era il dio del principio, era il dio con un volto rivolto al passato e l'altro al futuro, era un dio che proteggeva soprattutto nei momenti di passaggio, capace di guardare ovunque nell'infinito. 

 

Attualmente viene ricordato e menzionato per attribuire ad una persona atteggiamenti dubbi ed ipocriti e

invece sarebbe quanto mai opportuno, al giorno d’oggi, associare il “farsi Giano” all’essere padrone ed artefice del proprio futuro, partendo dalle esperienze accumulate nel proprio passato con la consapevolezza che ogni propria azione concorre a costruire un futuro possibile.

 

Ecco la Ferrari di oggi è come un Giano Bifronte, è una realtà che vuole dare l'idea di essere proiettata al futuro ma che è ahimè ancorata al proprio passato, zavorra tanto pesante quanto malvagia e velenosa. Come la divinità romana la Scuderia di Maranello deve essere l'artefice del proprio destino facendo tesoro degli errori del passato, spingendo verso un futuro roseo e brillante. Ma a Maranello c'è un'altra faccia...ma andiamo per gradi...scopriamo insieme perché la Ferrari è un mito duale. 

 

 

Un anno fa, di questi tempi (precisamente il 20 marzo 2022), la Ferrari metteva a segno una delle sue doppiette più belle e prodigiose degli ultimi tempi. I due cavalieri, vestiti di rosso, brillavano nella notte araba del Bahrain e l'impresa echeggiò ovunque come le vicende di Sir Lancillotto e Sir Gaiwan della fantastica leggenda di Re Artù. 

Il Cavallino Rampante splendeva di una luce incoraggiante, luce nata da una stella luminosa, segno di un inizio positivo e confortante. 

Ma le tenebre sono calate sulla casata di Maranello a causa di un caos e di un disordine che hanno portato scompiglio all'interno dell'esercito rosso. 

La F1-75 era una vettura con un'ottima base ma che non si seppe valorizzare abbastanza, anzi gli sviluppi si interruppero a luglio per dedicarsi alla progettazione della SF-23, seminando nei cuori dei tifosi ferraristi false speranze. 

Mossa per prendere tempo o per far perdere tempo? 

In guerra bisogna imparare a gestire le risorse e a capire quali battaglie si possono combattere e vincere. La Ferrari era ben consapevole che non poteva giocarsi il mondiale lo scorso anno e decise di non investire sulla F1-75 ritenendo di avere tutte le energie per un 2023 scoppiettante e vincente. 

 

Se da una parte può essere sembrata una mossa ragionevole, dall'altra invece questo modus operandi può rivelarsi un'arma a doppio taglio perché si perde il focus sul lavorare ad un progetto a tuttotondo. Interrompere il flusso di impegno su un compito può determinare per l'ennesima volta una mancanza di metodo di lavoro per il futuro. 

E dopo un anno da quel Gran Premio del Bahrain del 2022 siamo quì a vedere i tifosi del Cavallino leccarsi, di nuovo, inesorabilmente, le ferite, inferte da delusioni cocenti e da aspettative crollate a terra come un castello di carta. 

Se l'anno scorso di questi tempi la Ferrari era una squadra in cui balenavano scampi di dominio ora invece è relegata alla quarta forza in campo rispetto ai valori espressi in quel di Jeddah...Insomma il De profundis. 

 

Se nel mondo delle Mille e una Notte l'armata di Maranello è opaca, lenta e perdente, dall'altro capo del Mondo, negli States c'è una Ferrari che convince, che fa innamorare gli appassionati del Endurance, che fa ben sperare.

La Ferrari è dualità, è contrasto, è opposti, è bianco e nero, è proprio in questa dicotomia un ulteriore prova dell'essere bifronte.

Se nella F1 arranca, nella categoria Hypercar invece Maranello può gioie, può nutrire speranze, può dare coraggio ai tifosi. 

Fine settimana scorsa la squadra italiana coordinata da Coletta ha potuto agguantare uno storico podio al termine della 1000 Miglia di Sebring, prima tappa del campionato WEC del 2023

Podio arrivato dopo aver ottenuto anche una straordinaria pole position con Antonio Fuoco alla guida della vettura numero 50. Sarà sempre Fuoco, il giorno dopoa bordo della stessa monoposto a tagliare il traguardo in terza posizione, alle spalle delle due Toyota, dominatrici della scena. 

Antonio Fuoco ha condiviso il podio insieme ai suoi fratelli di vettura: Miguel Molina e Nicklas Nielsen

50 la vettura arrivata terza, 50 come gli anni dall'ultima apparizione nelle gare di durata e, dopo mesi di intenso lavoro, dedizione e passione eccoci quì ad ammirare la 499P in tutta la sua forza e lucentezza. Un capolavoro di tecnica che si è dimostrata veloce ed affidabile. 

Cinquant'anni dopo l'ultima apparizione nella classe regina e dopo soli otto mesi di intenso sviluppo, la 499P si è dimostrata vettura veloce ed affidabile, come testimonia anche il buon settimo posto ottenuto dalla sorella numero 51, guidata da Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi.

  Sebring ha consegnato alla Ferrari un risultato che era fortemente voluto alla vigilia e, soprattutto, ha offerto al team molti dati e indicazioni utili che aiuteranno  la 499P ad intrufolarsi nella via di possibili miglioramenti in vista del prossimo appuntamento, la 6 Ore di Portimão, previsto nel fine settimana del 16 aprile

C'è da lavorare in casa Ferrari Hypercar ma la base c'è ed ottima, gli inizi sono stati meravigliosi e potranno solo che migliorare. 

Ferrari come Giano Bifronte, due facce dello stesso destino.

Una Ferrari del passato e una Ferrari del futuro...Un Ferrari come un eterno inizio di una svolta che tarda ad arrivare.

Una Ferrari tenebrosa, claudicante e sopraffatta dal suo stesso nome...

Una Ferrari convinta, determinata e spronata dal quel Cavallino che deve trainare alla vittoria... 

Due volti che guardano in direzioni opposte:  l'inizio e la fine, l'entrata e l'uscita, l'interno e l'esterno...

 

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