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STORIA DI DONNE E DI CONQUISTA NELLA TERRA DEL DESERTO

DI LAURA PIRAS

Sono passati 5 anni da quando, in Arabia Saudita, le donne hanno avuto il via libera per mettersi dal lato del conducente di un veicolo. 

Era esattamente il 24 giugno 2018 quando è stato annullato il divieto di guida per le donne, l'ultimo in vigore a livello globale.

Fu per le donne una vera e propria svolta epocale, soprattutto considerando il contesto in cui ci troviamo e attenendoci alle severe leggi del paese arabo, nelle quali era anche previsto l'arresto per ogni donna trovata alla guida di qualsiasi mezzo di trasporto. 

Fu davvero un piccolo traguardo per le donne saudite che, ancora ora, stanno proseguendo sulla sacra via dell'arte dei piccoli passi verso una progressiva conquista dei propri diritti umani. 

Grazie anche alle aperture mentali dei nuovi regnanti, l'universo femminile sta conquistando lidi sino a poco fa inesplorati. 

Per chi non lo sapesse, l'Arabia Saudita è da annoverare come uno dei Paesi islamici più conservatori al mondo: le leggi sono parecchio severe e rigide, c'è una netta separazione nella vita pubblica fra uomini e donne, tanto che sono stati creati concessionari dedicati solo alle donne.

Anche sul piano del conseguimento della patente, man a mano, lo stato ha implementato e aumentato le scuole guida dedicate a questo servizio. All'inizio erano pochissime e di solito proponevano anche tariffe salatissime. La totale indipendenza e libertà delle donne saudite è però ancora lontana e difficilmente raggiungibile.

 L’Arabia Saudita è un Paese del Golfo Persico, attualmente governato da Salman bin Abdulaziz Al Saud, re che ha come ruolo sia quello di capo di Stato che quello del governo. La legge su cui si erige la monarchia è del 1992 e stabilisce i punti cardine del governo e della società, fra cui i diritti dei singoli cittadini. La Costituzione invece è stata basata sull'interpretazione del Corano e della Sunnah.

Durante gli ultimi tempi il pase ha costruito un percorso di riforme moderate per il miglioramento e la promozione dei diritti delle donne, riforme che sono piccoli tentativi di ridurre il gender gap, fra le quali spicca proprio la concessione all'universo femminile di poter guidare. 

 

 

E anche nel campo del motosport c'è qualche timido miglioramento, qualche blando segnale positivo che si sta diffondendo. Ad essere stata la porta bandiera di questo meraviglioso percorso è una ragazza di 29 anni, Reema Juffali, che è diventata la prima pilota donna nella storia dell’Arabia Saudita. 

 

Proprio per questo motivo fu scelta come ambasciatrice ufficiale del Gran Premio dell'Arabia Saudita, quando fu svolta la prima edizione.

In una bellissima intervista alla Stampa Reema si è raccontata, mostrando al mondo intero tutta la passione per lo sport: “Il mio primo ricordo di Formula 1 è un Gran premio di Monaco con Michael Schumacher e Ayrton Senna – ha racconto – dopo qualche anno ho capito che il mio sogno era quello di diventare una pilota professionista e mi sono battuta per realizzarlo“.

 

E' stata proprio lei ad inaugurare, a bordo di una Williams FW07, del 1979, il tracciato di Gedda (da ricordare che quella monoposto aveva sulla livrea lo sponsor della compagnia aerea nazionale Saudia).

 

Nell'intervista Juffali porta l'attenzione su quello che si dovrebbe fare per ampliare l'attività femminile nel mondo che tanto amiamo.

 

Dobbiamo investire sulle ragazze e dare loro le stesse opportunità che hanno i maschi ci vorrà del tempo. Se per esempio in una gara di go kart o di formule minori su 30 concorrenti, 29 sono ragazzi, è chiaro che le probabilità di trovare una potenziale campionessa sono ridottissime. Il mondo sta cambiando soprattutto in termini di uguaglianza di genere. Nel mio Paese sempre più donne lavorano. Dobbiamo crescere insieme, aiutarci in questo processo. Il segreto, lo ripeto, è impegnarsi nelle nostre passioni“ 

 

 

Parallelamente a questa splendida iniziativa, nello stesso anno, un campione, dal cuore d'oro, organizzò un'attività indimenticabile per un gruppo di ragazze saudite.  Quel campione è Sebastian Vettel che non si è mai voltato indietro per aiutare gli emarginati e gli oppressi.

 

Alle porte del gran premio di Arabia Saudita del 2021, precisamente il 2 dicembre, il quattro volte campione del mondo ha noleggiato una pista di kart per un workshop dedicato al motosport. Insieme a lui c'erano otto piloti-donne saudite caratterizzate da un'esperienza di diversa intensità fra di loro. 

 

Un'occasione veramente ghiotta per entrare in simbiosi con le ragazze e per cercare di portare avanti un messaggio che sa di uguaglianza. 

 

Ovviamente si è discusso e si è ragionato molto su questa gara, la prima in Arabia Saudita — ha commentato Vettel dopo l’iniziativa —c'erano tanti dubbi, quindi ho pensato a cosa potessi fare. L'attenzione è stata focalizzata sugli esempi negativi, come le carenze di alcuni Paesi verso i diritti umani. Io allora ho cercato di pensare a quelli positivi”.

 

Ed ecco organizzata la corsa coi kart: “Ho programmato il mio evento creando l'hashtag ‘#raceforwomen’, e otto ragazze erano in pista con noi — ha spiegato il pilota allora di casa all'Aston Martin — Abbiamo allestito una gara solo per loro. Ho cercato di trasmettere alcune delle mie esperienze di vita e in pista, un modo per fare qualcosa insieme e accrescere in loro la fiducia”

 

Non solo le ragazze hanno trovato giovamento da questo incontro così prezioso, ma anche Sebastian si è arricchito di spunti nuovi perché, quando si fa del bene c'è corrispondenza, c'è una condivisione che è ricchezza di tutti, nessuno escluso. 

 

“Sono stato ispirato dalle loro storie, dal loro background e dalla positività riguardo al cambiamento nel Paese — ha aggiunto — È vero che se guardiamo con una lente occidentale o europea, ci sono ancora molte cose che dovrebbero essere migliorate e da affrontare. Ma è anche vero che alcune cose stanno cambiando e per queste persone fa una grande differenza”. E ancora: "Per noi dare un giudizio su un Paese in cui trascorriamo solo un paio di giorni è complicato — conclude — Ma credo che sia stata una giornata davvero memorabile e stimolante, oltre che un ottimo modo per iniziare il weekend”

 

 

A pochi giorni dal GP di Jeddah di F1 dello scorso, a dare vita ad uno splendido progetto fu l'Alpine, squadra che sta dimostrando negli ultimi tempi molta sensibilità riguardo all'avvicinamento delle donne al mondo dei motori. 

 

Il team francese, grazie anche all'appoggio del Ministero del Turismo Saudita, ha potuto dare a due ragazze la meravigliosa occasione di guidare una Alpine E20 per le strade della loro città, la capitale Riyad.

Le due protagoniste in questione sono Aseel Al Hamad e Abbi Pulling.

 

Aseel è un ingegnere ma è sempre stata molto attiva e attenta alla figura femminile nel motosport, talmente tanto che è stata nominata membro della Federazione Saudita del Motorsport. Inoltre la stessa aveva avuto delle esperienze pregresse sempre con Alpine. Fu proprio lei che nel 2018 guidò la Alpine E20, in un evento dimostrativo, sul Paul Ricard, quando il circuito francese tornò in Formula 1.

 

Ad affiancare Aseel troviamo Abbi PullingClasse 2003, la ragazza,  in passato, ha avuto il ruolo di pilota di riserva della W Series. Successivamente riuscì a gareggiare a quattro gare mostrando il suo talento, andando sempre a punti. Come migliori risultati possiamo annoverare il conseguimento di un meraviglioso secondo posto proprio all'ultima gara e di una pole position. 

 

 

Tornando all'iniziativa dell'Alpine, la vettura utilizzata dalle due ragazze è stata l'Alpine E20, conosciuta a tutti come Lotus E20, monoposto guidata da Kimi Raikkonen nel 2012, con cui vinse il Gran Premio di Abu Dhabi. (Come non ricordare il celebre “Leave me alone, I know what I’m doing” ).

 

Al Hamad si è detta estremamente orgogliosa del percorso che l'Arabia Saudita sta facendo per aprire alle donne mondi prima sconosciuti e ha mostrato profonda contentezza per aver conosciuto Abbi e per aver condiviso tutto questo con lei. 

 

“Prima di tutto è un onore essere in questo evento nuovamente con Alpine. Ringrazio Riyad e tutto il mio paese e spero che questo possa essere un’occasione per le nuove generazioni per appassionarsi alla Formula 1 e per considerare un futuro motorsport composto da donne.

Sono contenta di aver conosciuto Abbi, una giovanissima e ambiziosissima ragazza appassionata di questo sport. Lei è consapevole che, con costanza, le ragazze possono mostrare il loro talento e  diventare professioniste. Immagino un futuro in cui le differenze in questo sport possano dipendere solo dal talento, non dal sesso.”

 

Invece per Abbi fu la prima volta su un prototipo del genere e non ha potuto nascondere la sua contentezza:

 

“Stento ancora a credere che ho guidato una vettura di Formula 1. E’ il coronamento di un sogno che è iniziato quando otto anni e spero che, con le esperienze in W Series e in altre categorie propedeutiche, possa arrivare in pianta stabile in questo ambiente”.

Un paese che si sta aprendo al mondo, storie di speranza ricche di condivisione e di passione, storie che vogliamo raccontare sempre di più per portare noi stessi un messaggio di possibilità concrete. 

Il motosport si sta tingendo sempre di più di piccole realtà speciali, di spaccati di vita ordinaria che profumano di unicità, di imprese di conquista straordinarie.

Ragazze che vogliono essere se stesse, ragazze che vogliono lottare per i propri diritti, ragazze che vogliono vivere la loro vita a pieno e che, spinte dal sacro fuoco della velocità, vogliono conquistare le piste del mondo non solo per soddisfazione personale ma anche per dare coraggio a chi non ce l'ha.

Semplicemente #Race4Women!!! 

 

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