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MIKE HAWTHORN: IL PILOTA CON IL PAPILLON

DI LAURA PIRAS

Oggi moriva nel lontano 1959 John Michael Hawthorn, per tutti"Mike", primo campione del mondo britannico in Formula 1.

La sua massima consacrazione si colorerà delle tinte rosse e leggendarie della Ferrari.

Mike lo si riconosceva fra mille, con il suo fantastico giacchetto verde inglese, la sua camicia bianca e l'iconico farfallino al collo. Non indossava la tuta come tanti altri ma abiti civili ed estremamente eleganti. 

Se da una parte era un conservatore nel vestiario, dall'altra parte fu un innovatore e fu uno dei primi, o il primo in assoluto, ad usufruire della visiera in plexiglass.  

Biondo, alto e un viso da eterno bimbo. Ecco come era fisicamente il nostro protagonista. Fin da ragazzino fu letteralmente Innamorato della velocità e dell'adrenalina e approcciò il mondo dei motori nel 1950. 

La sua entrata in Formula 1 arrivò due anni dopo e il debutto avvenne sul circuito iconico di Spa-Francorchamps chiudendo la gara al quarto posto.

Mike assorbiva tutto quello che lo circondava grazie ad una concentrazione che adoperava in ogni situazione soprattutto al volante. Quando era alla guida nulla poteva distrarlo, il suo corpo e la sua mente erano pronti a rispondere ad ogni dinamica in maniera così precisa e puntuale che non perdeva, quasi mai, il controllo della vettura.

Amava tantissimo leggere, soprattutto i libri di Wodehouse che era il suo autore preferito ed era solito portare con sé, anche durante i fine settimana di gara, un libro per dilettarsi nella lettura..

Lo si vedeva spesso, mentre i meccanici lavoravano alacremente sulla sua vettura, immergersi nei suoi volumi vicino al box. Anche in quell'attività il pilota inglese mostrava una concentrazione veramente unica quasi meditativa.

Vestendo i panni di pilota voleva guidare al limite di ogni sua possibilità, per lui limitarsi non aveva senso. La velocità era nel suo sangue, ogni cm del suo corpo la voleva e la bramava.

Tutto era così splendidamente innato per Mike tanto che poteva essere considerato l'unico pilota al mondo che poteva dare filo da torcere e Sua Maestà Juan Manuel Fangio nel campo della velocità pura, solo lui poteva fare certe manovre fra le quali quella di fare in pieno la curva di Gueux a Reims.

Guidava non solo per trovare la velocità, ma anche per semplice divertimento, per sentire il suono delle gomme grattare l'asfalto, adorava sentire tutti i rumori della vettura e controllare ogni oscillazione del movimento della sua monoposto. 

Mike arrivò a Maranello nel 1953, aveva solo 24 anni. Lo fece dopo essersi misurato in tutte le discipline motoristiche: il trial, dove il padre era uno specialista a tutti gli effetti, le corse in salita, le gare in pista e anche i rallies. 

Si fece le ossa su macchine diverse: una Topolino, una Aprilia, una piccola Riley Lap e anche una Cooper con la quale fece il suo battesimo in Formula 1. 

La sua grinta e il suo entusiasmo avevano attirato l’attenzione di Enzo Ferrari: quel pilota inglese sapeva vincere ridicolizzando gli avversari e il Drake lo voleva con sé.

Alla sua prima stagione con la Ferrari Mike vinse il Gran Premio di Francia che allora era considerato il grand prix per eccellenza. 

Alle sue spalle per dovizia di cronaca troviamo nell'ordine: Fangio, Gonzales, Alberto Scari, Nino Farina e Gigi Villoresi. 

Nell’aprile del 1954, Mike provava la nuova Ferrari sul circuito di Siracusa: è tra i primi quando, per evitare un ostacolo, andava a sbattere contro un muro: la vettura prese fuoco e lui si salvò per miracolo.

Hawthorne torno a vincere nel 1954 il Gran Premio di Spagna e si distinse con la Ferrari 750 S al Tourist Trophy. 

Nel 1955 il campione inglese iniziò la stagione di Formula 1 con la Vanwall mentre nelle gare sport guidò la Jaguar

Ed è proprio con la Jaguar che avvenne uno dei fatti più negativi della sua carriera motoristica. 

Siamo alla 24 ore di Le Mans, Mike è pilota della Jaguar. Durante la corsa il nostro campione effettuò una manovra decisamente improvvisa e rimase coinvolto nel più tragico incidente che la storia dell’automobilismo avrebbe ricordato:

il bilancio fu veramente impietoso, 84 morti (il pilota della Mercedes Pierre Levegh e 83 spettatori) e oltre 100 feriti. Hawthorn, riconosciuto come unico responsabile di quel drammatico incidente, venne nell'immediato allontanato dall’ambiente delle corse: era considerato da tutti un autentico pericolo pubblico. 

 

 

 

Dopo un anno di transizione venne recuperato nel 1957 dalla Ferrari

Leggendario fu un telegramma che inviò al Drake "I'm ready if you are". Conclude senza troppa fortuna l'annata in quarta posizione, la fortuna sembra proprio averlo lasciato. 

Ma mai dire mai in Formula1: l'anno buono può essere sempre dietro l'angolo. 

Ed ecco finalmente arrivare la gloria eterna nel 1958: anno caratterizzato dal duello abbastanza stretto con Stirling Moss che nelle ultime stagioni si era sempre trovato secondo nella classifica iridiata. 

La consacrazione avvenne nell'ultima gara del mondiale, a Casablanca.

La sua stagione fu perfetta, caratterizzata da una costanza di rendimento talmente invidiabile che riesce nell'impresa di vincere il mondiale con una sola vittoria all'attivo. Record particolare che venne uguagliato solo da Keke Rosberg nel 1982. Mike fu l'ultimo a vincere il titolo con una monoposto a motore anteriore e per la prima volta la sua Ferrari montò i freni a disco nell'occasione del Gran Premio di Italia sempre di quell'anno.

Quando vinse il mondiale di quell'anno, non appena scese dalla macchina Hawthorne disse: "Con le corse ho chiuso" ma nessuno prese seriamente questa sua affermazione. 

Il ritiro venne confermato a fine anno durante il mese di dicembre. 

L'abbandono delle corse avvenne dopo un'attenta maturazione: influì parecchio esser stato testimone della scomparsa di molti piloti fra cui Luigi Musso, al gran premio di Francia e Peter Collins, suo amico fraterno, deceduto sull'inferno verde del Nurburgring.

Alle continue domande sul suo ritiro lui rispondeva in questo modo: "Meglio farsi chiedere perché ti sei ritirato, piuttosto che sentirsi chiedere perché non ti ritiri." 

 

Tuttavia nonostante il ritiro, per uno scherzo del destino Mike perse la vita in auto, sulla sua Jaguar, pochi mesi dopo. Era precisamente il 22 gennaio 1959, l'ex pilota inglese si stava recando a Londra, era una giornata umida e tipicamente inglese. Non era solo, era con il suo amico Rob Walker e i due si stavano scontrando in un prodigioso duello ricco di sorpassi e controsorpassi lungo la strada che li portava alla capitale e all’improvviso avvenne l'impensabile, una curva lo prese alla sprovvista, non riuscì neanche a sterzare la macchina e la morte sopraggiunse.

Durante gli anni furono dette tante cose sulla cause della sua morte, furono pronunciate parecchie sentenze sulla sua fine così prematura. Molti non sapevano che Hawthorn soffriva di una malattia ai reni, che non gli avrebbe lasciato molto da vivere e che fin da giovane gli provocava grossi dolori e difficoltà alla guida.

Magari la sua vita sarebbe terminata prima del tempo e forse per questo Mike odiava perdere tempo, non tollerava sprecare neanche un attimo di ciò che lo separava dalla sua dipartita. 

Una vita al massimo in nome della velocità, in nome di quell'adrenalina che lo ha nutrito sin da piccolo. 

 

 

 Enzo Ferrari "Un pilota sconcertante, per le sue possibilità e per la sua discontinuità. Tutto sommato era comunque un pilota che nelle giornate di vena non temeva rivali" 

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