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IL FASCINO DEL PRIMO GRAN PREMIO

DI MILLY SUNSHINE

Si dice che tutti abbiamo un "primo gran premio", che ricordiamo con chiarezza la prima volta in cui ci siamo messi davanti alla televisione a vedere una gara di Formula 1, che sappiamo che cosa ci abbia affascinati di questo mondo o, molto più frequentemente chi. Ne leggo tanti di sondaggi di questo tipo: "chi è il pilota per il quale avete iniziato a seguire la Formula 1?" Cosa dire, evidentemente c'è la sensazione che ciascuno di noi venga addestrato a diventare fin dal giorno uno un brillante tifoso medio. Si dice che tutti abbiano un primo gran premio, ma non tutti sono in grado di ricordarselo. Allora, ecco che in qualche modo, ciascuno finisce per costruirsi un proprio personale "primo gran premio". Solo, purtroppo non in tutte le epoche è stato ugualmente facile andare a scoprire quale fosse il proprio primo gran premio.

 

Immaginate di essere adolescenti o neo-ventenni che cercano di scavare nei propri cassetti dei ricordi, di evocare gran premi del passato con la certezza di averli visti. Non è così difficile. Basta Wikipedia. Oppure Youtube. Oppure basta andare sui social e confrontarsi con altri appassionati. Scoprire quale gran premio fosse è molto facile, contrariamente a quanto lascia pensare l'esistenza di una generazione di neotifosi che non saprebbero andare più indietro dell'altro ieri nel ricostruire il passato del motorsport. Comunque, dicevamo, è molto facile, basta il tempo di due click e poi abbiamo la risposta servita su un piatto d'argento. Adesso, però, immaginate di farlo senza Wikipedia, senza Youtube e senza i social. Perché? Perché siamo in un'epoca in cui non esistono, oppure sono ai loro albori. Perché siamo in un'epoca in cui non abbiamo l'intero mondo a portata di cellulare.

 

Magari a portata di computer un po' sì, ma siamo in un'epoca storica in cui il computer si utilizza per un altro tipo di faccende, tipo studio o lavoro, oppure per mandare email con in allegato foto di gatti, perché sì, gli animali erano molto trendy anche quando per scaricare una foto si impiegavano cinque minuti. Ed è così, tra un allegato e l'altro, che a suo tempo ho scoperto quello che potrei quasi arrivare a definire il mio "primo gran premio". Attenzione, questo non significa che io non possieda ricordi antecedenti, perché ne ho eccome, forse risalenti addirittura a un paio d'anni prima, ma si tratta di momenti. Rivedendo in epoca più recente certi gran premi del 1993, epoca in cui avevo quattro/ cinque anni, penso di avere riconosciuto dei momenti, ma è appunto di questo che si tratta: di semplici momenti, che potrei confondere gli uni con gli altri. Convenzionalmente, credo sia più giusto definire come mio "primo gran premio" quello che davvero non è un momento.

 

Così eccomi, qualcosa come quindici anni più tardi, cercare di scoprire quale fosse stato quel gran premio di cui, un lunedì, quando le mie amiche erano già andate a casa, ricordavo di avere raccontato alla mia maestra d'asilo. Stavo aspettando che i miei nonni venissero a prendermi, intanto narravo gli episodi salienti della gara all'insegnante, che molto probabilmente non aveva la più pallida idea di cosa le stessi raccontando. Poi arrivò mia nonna, era giunto il momento di andare a casa. Dovevo essere ancora a metà della mia narrazione, o comunque non averla completata, perché ho il vago ricordo della maestra che mi chiedeva "ma allora chi ha vinto, Senna?" e io le rispondevo "no, Schumacher". Un monosillabo pronunciato dalla maestra subito dopo, mi lascia pensare che volesse replicare "e questo chi sarebbe?" Non dubito, comunque, che prima o poi abbia sentito parlare di lui. Al giorno d'oggi forse sa chi è, o magari si è già scordata della sua esistenza.

 

Quel ricordo mi è rimasto scolpito in testa, così come mi è rimasta scolpita in testa la gara vista a casa dei nonni, indicativamente orario pasti, anche se non avrei saputo, per molti anni, dire se si trattasse di pranzo o cena. Mi era rimasto in testa Senna leader del gran premio, poi succeduto da Schumacher. Mi era rimasto in testa anche Schumacher, successivo leader del gran premio, e Senna che si ritirava a causa di un testacoda. In un'epoca in cui basta fare due click per arrivare alla risposta, avrei scoperto nel momento stesso in cui me lo chiedevo, che era il GP del Brasile 1994. Quando però quindici anni più tardi mi sono messa a fare ricerche in proposito non era così semplice, e il fatto di ricordare il vincitore è stato ciò che mi ha permesso di selezionare un numero ristretto di ipotesi e di arrivare alla conclusione. È stato un piacere scoprire che il mio "primo gran premio" era proprio a Interlagos.

Voglio dire, forse avrei dovuto essere maggiormente soddisfatta di avere visto in diretta televisiva quello che al giorno d'oggi viene riconosciuto come l'unico duello tra Ayrton Senna e Michael Schumacher (il che non è propriamente vero), ma ai tempi quello del Brasile era il mio gran premio preferito. Tutto questo per arrivare a una conclusione, mai troppo banale e mai troppo scontata: il nostro "primo gran premio" così come qualsiasi altra cosa abbia a che fare con la Formula 1, dentro di noi, rappresenta qualcosa, che potrebbe non essere lo stesso che quel singolo episodio rappresenta per la maggioranza degli appassionati. A volte non si infila nemmeno in quel tipo di narrativa che viene cucita intorno allo specifico evento, quasi come se ci fosse una realtà diversa per ogni persona che cerca di definire quella

stessa realtà. Questo, però, non ce lo dice nessuno, dobbiamo scoprirlo da soli, prima o poi.

 

Così ci ritroviamo, a volte, a vivere con la consapevolezza che, in un certo momento della nostra infanzia (o più tardi, per chi ha iniziato a seguire la Formula 1 in un secondo momento), ci siamo messi davanti alla TV e abbiamo assistito a un evento storico senza renderci conto che stavamo assistendo a un evento storico. E allora, all'improvviso, per l'ennesima volta ci ritroviamo a riflettere sulla narrativa imposta dall'alto al giorno d'oggi, quella in cui qualcuno ci impone di pensare fin da subito che qualcosa sia un evento storico e che sia il migliore momento della storia del motorsport. La mia generazione può davvero dire di avere assistito alla storia che veniva scritta. Le generazioni più giovani, ultimamente, vengono nutrite con l'illusione che tutto ciò che loro hanno visto è storia e tutto ciò che loro non hanno visto era il nulla.

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