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DRIVE TO SURVIVE, SURVIVE TO PENALISED

DI MILLY SUNSHINE

A volte bisogna trovare il giusto equilibrio tra realismo e romanticismo, quindi non mentirò raccontando di un passato in cui le regole erano sempre coerenti e sensate, né di un passato in cui le regole non venivano mai applicate in modo quantomeno bizzarro. Succedeva. Capitavano cose strane, come piloti che per essere partiti con il muletto non entro i tempi tecnici venivano squalificati dopo oltre un'ora di gara. Si potevano innescare incidenti quasi a oltranza cavandosela senza penalità, ma si veniva esclusi da un intero weekend per un push-start avvenuto in una sessione di prove libere. Il regolamento è sempre stato tutt'altro che perfetto e a volte era applicato in modo strano, però, appunto, tutti gli elementi finivano per incastrarsi in quello più importante: accadeva a volte. A volte. C'erano anche buchi nel regolamento, però saltavano fuori ogni tanto. Si cercava di intervenire per limitarne i danni, non di scavare per trovare buchi anche laddove non ce n'erano.

 

Non parlo di soldi, non parlo di budget cap che dovrebbero servire a livellare le prestazioni, al di là del fatto che se un team si difende sostenendo che le spese in eccesso sono quelle per il catering, allora vuole dire che tra le spese da contenere per livellare le prestazioni sarebbero incluse anche quelle per pagare il pranzo ai propri dipendenti. No, parlo del fatto che, ultimamente, a ogni singolo gran premio, sembra succedere qualcosa di inverosimile, che spinga a pensare che ormai si sia arrivati al peggio. Solo tre settimane fa a Singapore eravamo abbastanza sconcertati dal fatto che per decidere se assegnare o meno una penalità per safety car infringiment fosse necessaria un'investigazione post-gara.

 

Poi è arrivato il Giappone, iniziato con delle gru mandate in pista a caso senza visibilità. Non solo, lo stesso gran premio è anche terminato scoprendo che nessun punto del regolamento specificava come dovesse essere attribuito il punteggio in caso di sospensione anticipata per scadenza del tempo.

Non potrà andare peggio di così, ci siamo detti, mentre Max Verstappen si ritrovava alle interviste post-gara senza nemmeno essere consapevole di essere diventato campione del mondo. Sono passate due settimane, durante le quali è stata gestita la faccenda del budget cap senza che fosse ben chiara la sua gestione. Ci siamo passati il tempo ingigantendo le polemiche stile Drive to Survive tra il team principal della Haas Gunther Steiner e il suo pilota Mick Schumacher, considerandole una sorta di questione di stato. Abbiamo discusso di Daniel Ricciardo che arrivava al Circuit of the Americas a cavallo. Un tempo sarebbe stato considerato un idolo e portato su un piedistallo, mentre adesso certe cose sono divertenti solo se le fanno i giovani fenomeni come Lando Norris. E poi Danielone è un pilota palesemente a fine carriera, meglio soffermarsi sul fatto che dovrebbe ritirarsi definitivamente dal motorsport. Oppure prendere il posto di Schumacher alla Haas, le due ipotesi vengono messe esattamente sullo stesso piano l'una dell'altra.

 

Poi basta cavalli, è giunto il momento di togliere il cappello da cowboy e indossare il casco... e ce la siamo cavata bene, almeno stavolta c'erano alcuni piloti da retrocedere in griglia e non sono servite tre o quattro ore per stilare la griglia stessa, come accadeva non troppo tempo fa. La gara è iniziata e ci siamo detti che non poteva accadere niente di particolarmente trash, ormai era già capitato di tutto. Il peggio che poteva succedere? forse un safety car infringiment da parte di Pierre Gasly, da gestire in maniera rigorosamente diversa da quelli già visti in precedenza nella stagione. Okay, non era bello, ma quantomeno avevamo una gara emozionante a cui assistere: un problema al secondo pitstop per Max Verstappen che faceva rientrare (almeno fino a pochi giri dalla fine) Lewis Hamilton in lotta per la vittoria, Kevin Magnussen che con una strategia a una sola sosta trollava tutti conquistandosi la zona punti, Sebastian Vettel che risaliva dopo una sosta toppata fino a superare lo stesso Magnussen.

 

E poi c'era Fernando Alonso, protagonista di un'impennata quando Lance Stroll gli aveva frenato davanti completamente a caso durante un duello tra di loro. Precipitato ultimo dopo un pitstop, la sua vettura era tornata in pista di fatto integra, con uno specchietto che non lo era al cento per cento. Il pilota dell'Alpine è risalito fino alla settima piazza, nella seconda metà della gara, una rimonta di un certo livello, che in linea di massima dovrebbe coincidere un po' con l'idea che il tifoso medio ha di spettacolo. Di fatto abbiamo avuto una di quelle gare in cui l'azione e il cash vanno di pari passo, in cui non c'è bisogno di inventarsi gli eventi affinché in gara ci siano gli eventi. È stato questo a cui abbiamo pensato alla domenica sera quando siamo andati a letto, dopo la serata trascorsa a guardare il gran premio. Bella gara, tanta azione, chi era più e chi meno soddisfatto dal risultato. Il regolamento applicato in modo creativo con Gasly, certo, ma abbiamo chiuso un occhio e con l'altro guardato altrove.

Mentre noi europei dormivamo, in America continuava lo "spettacolo". Ecco che in Haas invece di fare cose serie rapire Vettel per costringerlo a diventare loro pilota 2023 osservavano: "Alonso aveva lo specchietto non fissato, che si è anche staccato, avrebbe dovuto essergli esposta la bandiera nera con il cerchio arancione". I commissari, che non gli avevano esposto la bandiera nera con il cerchio arancione, invece di minimizzare il proprio presunto sbaglio, hanno fatto il colpaccio: "sì, effettivamente ci siamo sbagliati, abbiamo mandato in giro Alonso per mezza gara con un pezzo che poteva staccarsi e ammazzare qualcuno, per rimediare il nostro errore possiamo inventarci che, se una vettura viene considerata regolare durante la gara stessa e supera anche le verifiche post-gara, possiamo tornare sui nostri passi in modo totalmente casuale e applicare una penalità". Quindi ecco che sono stati aggiunti trenta secondi ad Alonso e che dalla settima posizione in cui si trovava è sceso in quindicesima posizione.

 

 

Non so quale sia la logica dietro a tutto questo, ma dato che stiamo parlando di logica, mi verrebbe da pensare che c'è un momento preciso in cui la direzione gara deve valutare se una vettura sia sicura abbastanza per rimanere in pista oppure no. Se lo fa dopo cinque ore, ne traggo due conclusioni, una dopo l'altra. La prima è che tutto ciò che fa "spettacolo" in stile wrestling è ormai da considerarsi legittimo. La seconda è che lo "spettacolo" in stile wrestling a quanto pare ha priorità sulla sicurezza. Formulando il pensiero "far terminare la gara così ad Alonso e penalizzarlo dopo perché la sua vettura non era sicura abbastanza è una storyline più intrigante che farlo rientrare ai box e farlo ritirare/ far sistemare il danno che genera pericolo", in ultima sintesi, si è scelto di accettare per decine di giri di gara una presunta situazione di non sicurezza - inventandoci addirittura una regola ad hoc- affinché ne potesse uscire una gara più spettacolare e avvincente.

 

 

Stiamo andando verso una svolta Hunger Games e, visto la tipologia di fanboy portati dentro negli ultimi anni - gente che esulta per la morte del co-fondatore di un team e stila liste di quali personaggi del motorsport dovrebbero essere i prossimi, a loro parere - mi sembra che si voglia fare di tutto per accontentare non tanto un pubblico semplicemente giovane, ma proprio un pubblico di giovani depravati. Poi, mi raccomando, quando capitano incidenti l'effetto vedo/ non vedo con le immagini censurate, così le anime innocenti e sensibili che fino al giorno precedente invocavano i morti e il sangue non si scandalizzano. Anzi, non solo non si scandalizzano, ma hanno anche più tempo a disposizione per elencare le ragioni per cui il protagonista dell'incidente se lo meritava e insultare chi li invita a darsi una calmata. "Questa Formula 1 ci piace tantissimo" - cit., ma più il tempo passa e più mi ritrovo a rimpiangere quella del passato, senza riuscire a trovare una collocazione.

 

 

È alla Formula 1 in generale, per come sta diventando oggi, che esporrei una bella bandiera nera con il cerchio arancione, perché ho l'impressione che così non si possa andare avanti senza arrivare a rasentare il ridicolo. Dovrebbe rientrare in pitlane, darsi una sistemata e rendersi un minimo coerente e sensata, prima di fare altri danni. Però non succederà mai, la "direzione gara" che decide che "quanto ci piace questa Formula 1" (cit.) è totalmente a misura di ragazzini desiderosi di fare caciara per diventare famosi sui social. Noi che andiamo dai trenta ai trentacinque (senza offesa per le altre fasce d'età) dovremmo allontanarci con il sorriso sulle labbra, come dei Ricciardo qualsiasi, e affermare dal basso a cui siamo stati relegati che il mondo appartiene ai giovani. È questo che pensano i driverstosurvivers incalliti, eppure no, non dobbiamo convincerci che sia così. Dobbiamo illuderci che in Messico andrà meglio, anche se in fondo al cuore sappiamo che non sarà così.

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