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21 OTTOBRE 2007: L'ULTIMO TITOLO FERRARI VISTO DAL BASSO

DI MILLY SUNSHINE

C'erano una volta i tardi anni '90 e c'era anche il 2000 inoltrato. A quell'epoca la Ferrari inseguiva il titolo mondiale da abbastanza tempo da considerarlo qualcosa di leggendario, il che, di fatto, è un po' un parallelismo con quello che sta accadendo di recente. Ai tempi noi ragazzini sprovveduti non avevamo i mezzi per informarci, per andare a scoprire un passato che era solo qualcosa di vago, quindi dovevamo basarci sulla memoria storica di chi avevamo intorno. Se i ragazzini di oggi provassero interesse per il passato, invece di affermare che i loro idoli sono i "goat" e che tutto ciò che è accaduto fino a due settimane fa non conta, oppure se non avessero a loro volta mezzi di informazione, chissà, magari qualcuno me lo chiederebbe: "ehi, Milly, tu che c'eri, com'è andata l'ultima volta in cui la Ferrari vinse il titolo piloti? Come l'avete vissuta ai tempi?"

 

Allora magari lo racconterei, iniziando da me e dal mio piccolo, per poi arrivare al mondo che mi stava intorno. Non so da dove partirei, forse da qualche considerazione che a chi conosce solo l'epoca contemporanea potrebbe sembrare strana. In primo luogo il quinquennio 2000/2004 era passato da appena tre anni e, tolta la parentesi del 2005, la Ferrari aveva di fatto lottato per il mondiale nel 2006, con Michael Schumacher che prima del ritiro al GP del Giappone, penultimo stagionale, era anche stato brevemente in testa alla classifica piloti (a pari punti ma con una vittoria in più). Non c'era quella pressione alla vittoria del titolo che c'è ora. Certo, veniva inseguita l'idea del titolo, ma non sarebbe stato qualcosa che doveva spezzare una maledizione o entrare nella storia. Verosimilmente, si pensava, sarebbe stato solo un altro titolo che andava ad aggiungersi a una vasta collezione.

 

Per come era iniziato il 2007, non sembrava molto probabile la vittoria del titolo. Lewis Hamilton era stato in testa fin quasi dalle prime fasi del campionato, inseguito dal compagno di squadra Fernando Alonso. In tanti avevano immaginato, prima della stagione, uno scontro tra quest'ultimo e il neoferrarista Raikkonen, ma la situazione si era rivelata un po' diversa. Solo a stagione inoltrata - mentre in parallelo avvenivano le polemiche relative allo spy-gate - il destino della Rossa era sembrato decisamente meno grigio di quanto fosse apparso in certi tratti della stagione. McLaren vs Ferrari, Ferrari vs McLaren, alla fine si sarebbe scritta una pagina di una storia che già da tempo sembrava ripetersi, il tutto mentre all'interno della McLaren stava andando in azione un altro tipo di scontro. Come la vivevo io? Come uno scontro come tanti, mai davvero ancorata alle dinamiche dei top-team.

 

Non c'erano i social e all'epoca non frequentavo ancora nemmeno forum o siti dove si potesse discutere di Formula 1. Avevo passato anni, fin dalla mia infanzia, a cercare di parlare di Formula 1 con un'amica che non la seguiva, ma qualcosa era cambiato già da un paio d'anni: l'amica in questione, che per motivi di privacy non menzionerò per nome, ma solo con il soprannome "Icegirl" (presto capirete perché) si era messa di punto in bianco a seguire la Formula 1, che a suo tempo veniva guardata a casa sua in modo frammentario dalla madre, ma che non le era mai interessata. Il suo pilota preferito era Kimi Raikkonen, fin dalla prima volta in cui aveva seguito con attenzione un gran premio. Come andò a finire? In quel 2007 parlavamo tantissimo di Formula 1, specie quando per la prima volta dopo molti anni - abitavamo nello stesso paese, ma avevamo frequentato scuole superiori che si trovavano in paesi diversi - ci vedevamo praticamente quasi ogni giorno.

 

Luogo d'incontro era il treno delle 7.01 per Bologna, dove entrambe frequentavamo l'università, iniziando pressoché quasi ogni giorno alla stessa ora, in quel primo semestre. Al lunedì dopo le gare commentavamo le gare stesse, cosa che proseguivamo nel fare magari anche di martedì. Poi, dal mercoledì in poi, iniziavamo a preoccuparci già del gran premio successivo. Ad Icegirl non interessava la McLaren o la Ferrari, le facevano semplicemente piacere i risultati del suo idolo. Certo, la spy-story in corso non deponeva a favore della scuderia di Woking, né nel suo immaginario né nel mio, ma era un'epoca molto diversa da quella attuale, né a me né a lei sarebbe mai passata per la testa l'idea di metterci a insultare a caso tifosi della McLaren, di Hamilton o di Alonso. Anzi, probabilmente ci avrebbe fatto molto piacere incontrarne, per parlare di Formula 1 anche insieme a loro. Invece no, ci limitavamo a commentare le notizie dei giornali.

 

Quando scendevamo in stazione a Bologna, correvamo subito a procacciarci le copie dei giornali a diffusione gratuita. Quando faceva freddo e prendevamo l'autobus invece di fare la strada a piedi fino alle rispettive facoltà, anche sull'autobus avevamo in mente la Formula 1, andando a cercarci eventuali articoli nelle pagine dello sport. Era l'epoca dello spy-gate, l'ho già detto, quindi era molto probabile che si parlasse di Formula 1 anche quando non c'erano gran premi. Quando invece c'erano, non erano gran premi che passavano inosservati. Il primo dopo l'inizio dei corsi fu quello del Giappone al Fuji, il capolavoro di Hamilton, 12 punti di vantaggio su Alonso, addirittura 17 su Raikkonen, quando ce n'erano appena venti ancora da assegnare negli ultimi due eventi della stagione, in Cina e in Brasile. Sembrava un destino già scritto, eppure all'indomani io e Icegirl leggemmo un articolo che spiegava le combinazioni che continuavano a non condannare Raikkonen.

 

L'articolo precisava che era pressoché impossibile, ma che esisteva una piccola speranza. E allora, con una mezza risata, commentai con Icegirl: "pensa se succedesse davvero". Nessuna di noi ci credeva, nessun di noi ci pensava. Si andava verso Shanghai con la prospettiva di vedere Hamilton laurearsi campione del mondo nella sua stagione d'esordio, o comunque avvicinarsi a un punto di non ritorno. Invece rimase fermo nella ghiaia, all'ingresso della pitlane, dopo avere tentato senza successo di ritardare il più a lungo possibile il suo pitstop. Raikkonen vinse, Alonso arrivò secondo, lo spagnolo a quattro punti dalla vetta, il finlandese a sette. Fu allora che, seriamente, iniziai a chiedermi cosa sarebbe successo se il pilota portato su un piedistallo da quel Ron Dennis attore protagonista dello spy-gate non fosse riuscito a vincere il mondiale. Sarebbe stato il più totale fallimento per la McLaren e, visti i tempi, non mi sarebbe dispiaciuto affatto.

 

Io e Icegirl ci preparammo all'arrivo di Interlagos con speranze diverse. Lei sperava che il pilota per il quale tifava potesse diventare campione del mondo. Io speravo che il pilota che tifavo io - quello che avrei tifato in ogni team e nel quale mi sarei in qualche modo riconosciuta ancora per molti anni - che si trovava da tempo fuori dai giochi potesse quantomeno ottenere la vittoria nel suo gran premio di casa. L'obiettivo di Icegirl e il mio erano totalmente inconciliabili, tanto che se fossimo state fangirl dei social negli anni 2020 avremmo dovuto bloccarci a vicenda e tentare di farci bannare. La "vita vera" però non funzionava così e perfino le mie stesse speranze, la sconfitta della McLaren e la vittoria di Felipe Massa, non potevano coincidere. Poi la gara iniziò e con essa i problemi per Hamilton. Tutto iniziò a girare in una direzione, ben chiara fin dal momento in cui ci ritrovammo con le Ferrari 1/2.

 

Tutto iniziò con Massa davanti a Raikkonen e tutto terminò con Raikkonen davanti a Massa. Alonso giunse terzo, Hamilton giunse settimo, entrambi a un punto di distanza da Raikkonen. L'ipotesi della quale io e Icegirl avevamo riso qualche settimana prima si era avverata, era accaduto davvero. Il titolo di Raikkonen e della Ferrari fu la notizia di apertura del TG1 e occupò una buona metà del telegiornale. Incontrai Icegirl la mattina dopo in stazione. Sul treno delle sette per Bologna mi raccontò che aveva faticato a prendere sonno la notte precedente e che, quando l'aveva raccontato a suo padre, questo le aveva chiesto se non riuscisse a dormire perché pensava a dei piloti. Parlammo del gran premio tra la gente che dormiva sul treno, per poi ritrovarci con Raikkonen che beveva champagne immortalato sulle prime pagine dei giornali a diffusione gratuita. In un'epoca di spy-gate, sembrava quasi una sorta di trionfo della giustizia divina.

 

Scoprimmo dal giornale del reclamo della McLaren contro i tre poveri sprovveduti che avevano osato terminare la gara davanti a Hamilton e tacciati di usare carburante irregolare, il che finì con un nulla di fatto. Poco dopo ne trovai conferma dal professore di marketing, che se ne uscì con una citazione motoristica, parlando dello stato d'animo del cliente: "potrebbe essere in ansia perché non sa ancora se la Ferrari ha vinto il mondiale". Bei tempi, quando la vita quotidiana e gli accenni alla Formula 1 finivano all'improvviso per confondersi gli uni con gli altri. In facoltà da me, qualcuno lasciò una copia del giornale abbandonata sulla scala di emergenza dove in molti andavano a fumare durante le pause. Per settimane Raikkonen con la bottiglia alla bocca rimase in bella vista a prendersi umidità e pioggia. Per settimane, o forse per mesi, io e Icegirl continuammo a parlare di Formula 1.

 

Avevamo assistito a quello che è tuttora l'ultimo titolo piloti della Ferrari, ma non ci passava nemmeno per la testa una simile idea. La Brawn GP era ancora Honda, la Redbull era ancora una squadra di midfield, la Mercedes era un semplice motorista... io e lei non ci rendevamo conto che, chissà, magari qualcuno un giorno ci avrebbe invidiate perché avevamo assistito a quei momenti. Oppure, molto più probabilmente, qualcuno quindici anni dopo avrebbe detto che Raikkonen era un vecchio rimbambito e che non era interessante come i piloti di oggi. A volte, quando vedo Icegirl, le parlo degli appassionati di Formula 1 che ci sono sui social, le parlo dei fanbase, degli scontri tra tifosi e di come Liberty Media stia in qualche modo trasformando la Formula 1 in un modo che non mi piace affatto. Purtroppo quella di Icegirl era solo una passione adolescenziale, che forse riempiva vuoti che poi ha colmato in altri modi.

Ogni tanto Icegirl guarda la Formula 1, ma in genere capita quando lei e il suo compagno vanno a trovare qualche amico appassionato di motori. Forse fatica a spiegarsi come io possa esserne ancora così tanto interessata, come non sia stata né una passione infantile né una passione adolescenziale.

 

Chissà, forse non ricorda nemmeno che la Ferrari non ha mai più vinto un mondiale piloti dal giorno che ci riuscì il suo idolo, oppure è un pensiero che non la tocca minimamente. Pazienza, non tutti possiamo avere le stesse passioni e proprio per questo penso sia assurdo dividersi in fanbase che si odiano a vicenda, sui social network. Però mi rendo conto che il mio è un pensiero vecchio stile, destinato a non essere condiviso allo stesso modo in cui per tanti anni avevo sperato di potere condividere le mie passioni quotidianamente, per poi riuscirci solo poche volte e per brevi periodi della mia esistenza.

Il mondo cambia, così come sono cambiata anch'io. Adesso non ho più idoli, né credo che ne avrò mai. Se guardo indietro ai vecchi tempi, anche il pilota per cui tifavo mi sembra ormai uno dei tanti. Per me la fase di passaggio è stata quella, vivere ai tempi all'interno di un perenne senso di non realizzazione e finire per identificarmi come un pilota che non vedevo come veramente realizzato.

 

La Formula 1 non l'ho mai messa in dubbio e non ricordo nemmeno quale sia stata l'ultima volta in cui, in un giorno della mia vita, non vi ho dedicato nemmeno un pensiero. Quel 21 ottobre di quindici anni fa non sapevo che avevo visto quello che era destinato a diventare l'ultimo mondiale della Ferrari per lungo tempo, ma il 21 ottobre dell'anno corrente penso con convinzione che se la Ferrari tornerà a vincere, io come appassionata ci sarò ancora. Per me la Formula 1 è sempre andata oltre la Ferrari, andrà anche oltre tutto il resto.

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