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SOTTO GLI OCCHI DI NESSUNO

DI MALIKA MISSAOUI

Lando Norris
Lando Norris

Oggi, un viaggio nel cuore dell’Europa, porta con sé diverse similitudini che hanno voluto abbracciare due persone che, dell’asfalto, si sono innamorate sin dai primi passi delle loro vite.  

Folle, direte voi. 

Folle, diranno a voi. 

Chi, per salire sul gradino più alto dei motori, quasi fino a toccar il cielo con mani proprie, ha dovuto vendere il suo nido e rischiare la vita propria e quella dei genitori tra il mormorio dei compagni di scuola: Esteban Ocon. 

 

Chi, per le ali di pista, ha dovuto sacrificare, in parte, un bene più prezioso del denaro, la salute mentale. Perché i soldi, in famiglia, mai sono stati un problema: Lando Norris. 

 

 

Ma due piloti così diversi con un background di carriera così differente, quali similitudini potranno mai abbracciare? 

 

Sulla bocca di nessuno. Una stagione, quella attuale, lontani dai riflettori, che, intenti ad assaporarsi le prodezze firmate Orange, sembrano essersi dimenticati dei restanti titolari in griglia. 

Ma, mentre Verstappen arricchiva il suo albo d’oro con il secondo iridato consecutivo e Ferrari rimandava, per l’ennesima volta, il discorso mondiale, in quel del midfield, il 4 e il 31 conducevano, probabilmente, la loro miglior stagione in carriera. 

 

Eppure, di quel 4 e di quel 31 neanche l’ombra. 

Un misero accenno alla loro presenza nella loro miglior domenica di stagione e poi due semplici comparse di una pellicola che non lascia spazio all’incompiuto. 

 

 

Entrambi contro due veterani, dati per spacciati ancor prima dei loro arrivi: un due volte campione del mondo e uno, che a un due volte iridato, ha dato non troppi pochi problemi durante i suoi primi passi da gigante. 

Uno ha retto il confronto, l’altro ha ridicolizzato il compagno per due stagioni consecutive. 

Una duplice convivenza schiacciante vissuta nella terra di nessuno. 

Eppure, le loro gesta non hanno scomodato pressoché nessuna penna. 

Perché, sì, alla fine, di sapere che conduci un confronto di 16-2 a tuo favore in qualifica non interessa a nessuno, tanto meno di elogiare chi, in quel di Jeddah, se le dà di santa ragione con un certo Fernando Alonso. 

 

Non saranno certo questi numeri a fare la differenza nella carriera di quel qualcuno che non vorresti mai essere; tutti i grandi, però, costruiscono il loro impero allo spegnimento di quei semafori. 

E lo sta facendo, da due anni a questa parte, l’uomo di punta della McLaren. 

Esploso definitivamente la scorsa stagione con quattro podi, la prima pole position di carriera e una vittoria sfumata all’ultimo per mano sua, quest’anno, con il mezzo peggiore, ha reso parte di sé la costanza, da sempre suo tallone d'Achille. 

Guida pulita, grande lucidità, nessuna sbavatura; primo degli altri in tutti i sensi a capo di una vettura che, di punti nevralgici, ne conta tanti quanti i successi di Verstappen. 

 

Un limite mai trovato e una comprensione ancora non pervenuta del proprio abitacolo le cui avversità tecniche non hanno fermato la sua crescita agonistica. 

Un salto di qualità impressionante destinato a ingigantirsi gran premio dopo gran premio e lo conferma la sua imposizione a Imola, terra a lui fertile, oltre che il confronto imbarazzante con il suo coinquilino di casa Daniel Ricciardo. 

Champion material. 

 

E il 31 non è da meno, che, in quel di Budapest, sigilla il suo primo e assoluto trionfo di carriera. 

Cinque stagioni nella massima categoria tra alti e bassi, ma, con il ritorno del Principe Asturiano in pista, le cose sono cambiate; un biennio di crescita tecnica ma soprattutto mentale che ha permesso al pilota francese di uscire dall’anonimato in cui, ormai, viaggiava da troppo tempo. 

Una parola per descrivere Ocon? 

Facciamo due. 

Lavoratore, difensore. 

Perché? 

Parlavamo di un duplice progresso. 

Maggior determinazione, maggior grinta, maggior volontà; il successo firmato in terra ungherese ha incrementato, ulteriormente, la sua voglia di far bene, di lavorare e di migliorare. 

“L’aspetto più rilevante è che dimostri alla squadra che sei in grado di vincere, che sei pronto a cogliere le opportunità. Ed anche sul fronte personale, io sono sempre stato convinto di poter vincere, ma quando lo fai davvero è una grande carica di fiducia”; queste le parole dello stesso Ocon rilasciate di recente in un’intervista su quanto di buono costruito in questi anni. 

Difensore? 

Vi rispondo con la prestazione superlativa di Suzuka e la difesa da leoni ai danni del Leone per eccellenza. 

A voi le considerazioni finali. 

 

 

È vero che, il talento, da solo, non paga i conti; il pilota avrà sempre bisogno di un motore alla sua altezza. 

Noi, nel frattempo, però, possiamo ampliare il nostro terreno di caccia e considerare, qualche volta, anche chi quel midfield oggi lo rende vivo, nella speranza di, un giorno, animare i vertici di classifica. 

Omaggiamo chi merita di essere omaggiato. 

Esteban Ocon
Esteban Ocon

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