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ROBERTO MORENO: STORIA DI UN PRE-QUALIFICATORE

DI MILLY SUNSHINE

La Formula 1 che passa alla storia è quella dei campioni del mondo, meglio se vincono più di un titolo, che danno il meglio di sé al volante delle migliori monoposto del lotto, indossando i colori delle squadre più importanti e celebri della categoria. In parallelo, però, ci sono tante altre storie, di team abbonati alla ventesima piazza o anche di team che ambirebbero più che volentieri a una ventesima piazza, perché significa quantomeno essere andati in griglia. Tali squadre mettono in pista, oppure ci provano, vetture di cui in pochi finiscono per ricordare i colori, per la scarsità di inquadrature televisive, magari dovute al non essere più in pista dopo le prequalifiche del giovedì mattina. Team dalle storie più disparate, backmarker rispettabili da un lato, squadre che sembrano uscite dal nulla e non fanno nulla per smentirlo... Poco in comune tra gli uni e gli altri, tranne l'elevata probabilità che sul sedile di una delle monoposto si sia seduto il prequalificatore più celebre degli anni '80/'90, Roberto Pupo Moreno.

 

Pilota dalla carriera rispettabile ma dal timing alquanto caotico - andando avanti e indietro tra formule minori, Formula 1, di nuovo formule minori, Indycar, di nuovo formule minori, Formula 1, ecc... - il suo debutto nella classe regina, sempre ammesso che di debutto si possa parlare, avviene al volante di una squadra storica. Era il 1982 e al GP d'Olanda un giovanissimo Moreno falliva la qualificazione al volante di una sobria Lotus dalla livrea John Player Special, in contrasto con le livree quantomeno carnevalesche che contraddistingueranno il resto della sua carriera. È una partecipazione one-off, in sostituzione di Nigel Mansell assente per una frattura a un polso rimediata nel precedente evento. Dopo quella mancata qualificazione, la sua apparizione successiva avviene soltanto diversi anni più tardi, finalmente al volante di uno dei team che caratterizzano i suoi anni in Formula 1: si trattava della AGS, scuderia dei bassifondi capace di ottenere occasionalmente qualche buona prestazione, una sorta di Minardi francese, anche se il paragone con la scuderia faentina rischia di essere un po' azzardato.

Con AGS, Roberto Moreno corre i due gran premi finali della stagione, in sostituzione del pilota Pascal Fabre, rimasto senza sponsor. La breve presenza presso la scuderia francese, che mette in pista monoposto dalla base bianca, con vistose striature rosse e l'altrettanto vistoso logo rosso dello sponsor El Charro, dà i suoi frutti: al GP d'Australia, ultimo della stagione, in una gara dall'attrition rate piuttosto elevato, Moreno chiude la gara in bellezza, con un sesto posto e il suo primo punto in carriera. Nel 1989 gli va decisamente peggio con il passaggio alla Coloni. La squadra italiana, che nel corso della stagione sfoggia sia una livrea bianca sia una gialla, non è certo celebre per avere degli ottimi risultati. Le mancate qualificazioni, o addirittura mancate prequalificazioni, sono numerose, con sole quattro presenze sulla griglia di partenza. Nessuna di queste partecipazioni in gara, tuttavia, dà al pilota brasiliano la piccola gioia di vedere almeno la bandiera a scacchi, tutte le gare si concludono con un ritiro.

 

Nuova stagione, nuovo team. Il peggio è passato? Assolutamente no. Il 1990 inizia su una bella vettura color grigio argento, bella ma con poche possibilità di essere inquadrata durante le gare. A gareggiare, infatti, Moreno ci arriva appena due volte, anche se coglie un tredicesimo posto alla gara inaugurale negli Stati Uniti, il che significa per una volta vedere il traguardo. La monoposto in questione è una Eurobrun, altro team dei bassifondi, peraltro in notevoli difficoltà. Dopo una lunga serie di mancate prequalificazioni, la squadra infatti chiude i battenti quando mancano ancora due gran premi alla fine della stagione. Ironia della sorte, Roberto Moreno non solo non rimane senza volante, ma addirittura ha per la prima volta la possibilità di guidare una monoposto che, per quanto sia accomunata dalle altre dai colori sgargianti, non è un team dei bassifondi, anzi, è un'auto che può portare a ottenere risultati decisamente discreti. Si tratta della Benetton, gestita da Flavio Briatore, che gli affida il volante appartenuto ad Alessandro Nannini.

 

Il pilota italiano, infatti, si trova in ospedale dopo essere rimasto gravemente infortunato a una mano in un incidente in elicottero, ed è Moreno a succedergli, in vista di un gran premio destinato a passare alla storia non certo per la presenza di Moreno al volante di una Benetton, anche se in effetti meriterebbe ugualmente di essere ricordato. È quel famoso GP del Giappone che inizia con un incidente al via tra Ayrton Senna e Alain Prost, evento che fa sicuramente più discutere rispetto alla doppietta portata a casa dalla Benetton. Roberto Moreno chiude secondo alle spalle del compagno di squadra Nelson Piquet e il podio viene completato da Aguri Suzuki, pilota della Lola Larrousse. Questo podio, oltre ad essere probabilmente quello dai colori complessivamente più tamarri della storia della Formula 1, passerà la storia per essere, ancora ad oggi, l'ultimo podio senza alcun pilota europeo. Si tratta anche dell'unico podio ottenuto da Moreno in Formula 1, dato che il resto della sua carriera alla Benetton prosegue con qualche buon risultato, ma nulla che sia paragonabile a quanto accaduto a Suzuka.

Nel 1991 Moreno ottiene un quinto e due quarti posti, uno dei quali proprio nella sua ultima gara con la Benetton. A quel punto viene messo a piedi e sostituito da un giovanissimo Michael Schumacher. Ironia della sorte, ancora una volta Moreno non rimane a lungo senza volante: finisce per disputare due gran premi proprio con la Jordan, prendendo il posto dello stesso Schumacher: altra squadra dai colori ugualmente sgargianti, ma che si distanza dalle scuderie alle quali Moreno si è abituato nel corso degli anni. Quello di Eddie Jordan è un team esordiente, ma che ha ottenuto nel corso della stagione risultati decisamente più da midfield che da bassifondi. Purtroppo per il pilota brasiliano questi due gran premi con la Jordan non sono ricchi di grandi soddisfazioni e, quando il suo posto viene preso da Alessandro Zanardi, si ritrova di nuovo senza un sedile. Prenderà tuttavia il posto di Gianni Morbidelli in Minardi al gran premio finale della stagione, dopo che il pilota italiano è passato alla Ferrari per sostituire Prost dopo il suo licenziamento.

 

Per la squadra faentina, imperatrice incontrastata della ventesima piazza, disputa il solo GP d'Australia 1991, che passerà alla storia per essere il gran premio più corto di sempre (non lo è più, ma almeno quello è stato un gran premio effettivo!) per poi ritrovarsi, ancora una volta, sembra, senza un posto per il suo avvenire. Per fortuna non è così. Anzi, purtroppo non è così, dato che nel 1992 Moreno riesce ad accasarsi presso una scuderia appena entrata, ma si tratta dell'Andrea Moda, uno dei progetti più fallimentari della storia del motorsport. Nonostante ciò, riesce comunque a vedere una piccola gioia: su una vettura con la quale sembra impossibile superare le prequalifiche, riesce addirittura a superare una sessione di qualifiche, ritrovandosi sulla griglia a Montecarlo, il gran premio più glamour della stagione, anche se dopo pochi giri è costretto al ritiro per un guasto al motore. La stagione si conclude anzitempo e mette fine, per il momento, alla sua presenza in Formula 1. Torna tuttavia nel 1995 per guidare la Forti, vettura gialla celebre per le sue prestazioni a dir poco da lumaca.

 

Dopo la fine della sua avventura in Formula 1, Roberto Moreno si sposta dall'altra parte dell'oceano, tornando nel campionato di Indycar doveva aveva già gareggiato brevemente a metà degli anni '80. Nell'epoca della separazione tra IRL e CART, gareggia nella CART, ottenendo due vittorie nel periodo 2000/2001 e in generale piazzandosi diverse volte sul podio. È indubbio che alla fine qualche soddisfazione se la prenda, almeno negli States, forse a sufficienza da dimenticare le delusioni in Formula 1, ma è anche vero che, per noi appassionati di Formula 1 e non solo di squadre di alto livello, fa piacere ricordarlo per quello che è stato per un decennio buono, un pilota di talento che non ha mai avuto grandi possibilità, ma che ha sempre dato il meglio di sé con le vetture spesso improponibili che aveva a disposizione. Anche essere l'unico pilota ad essere mai andato in griglia con un'Andrea Moda, dopotutto, rimane qualcosa di epico, leggendario e inarrivabile. Anche al volante della vettura peggiore del lotto, in un modo o nell'altro, un pilota può essere in grado di scrivere un capitolo, seppure breve, della storia del motorsport.

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