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CLAMOROSAMENTE DRIVER OF THE DAY-LA FAVOLA DI MICK SCHUMACHER

DI MILLY SUNSHINE

Provate a digitare su Google in termine "clamorosamente". La prima definizione che troverete è "contro ogni previsione e nettamente". Con questo non voglio insinuare che non conosciate il significato di questo termine, ma solo stimolare la vostra capacità di riflessione. Nella giornata del venerdì del Redbullring questo termine è stato utilizzato parecchie volte, nel corso della telecronaca delle qualifiche, in relazione alle posizioni progressivamente occupate da Mick Schumacher nei vari momenti delle qualifiche stesse.

Sì, proprio lui, quello che al sabato è stato acclamato come un eroe dopo la difesa nei confronti di Lewis Hamilton (che solo nel finale gli ha preso l'ottava posizione) e che alla domenica ha tirato fuori numerosi sorpassi da attention seeker, guadagnandosi addirittura il voto di Driver of the Day, forse non un riconoscimento frutto della valutazione di grandi guru, comunque un voto da parte di gente che mediamente se ne frega altamente di piloti tipo Mick Schumacher.

 

Penso ci siano pochi dubbi sul fatto che nei primi mesi di questa stagione Schumacher sia stato un pilota poco convincente. Dopo una stagione in cui era facile brillare visto le performance abbastanza pietose del suo compagno di squadra, si è ritrovato al proprio fianco Kevin Magnussen, un tizio che in giovane età veniva bollato come "il nuovo Lewis Hamilton" e che ha fatto podio al debutto e che nel corso degli anni ha dimostrato di non essere un pilota tranquillo e arrendevole.

 

Era lecito aspettarsi che Schumacher sarebbe uscito perdente dal confronto con Magnussen, il quale da parte sua non ha fatto niente per smentire la propria superiorità, arrivando anche a conquistare un ottimo quinto posto alla prima gara della stagione. Schumacher, da parte sua, sembrava non fare alcunché per dimostrare di meritarsi un volante in Formula 1, specie in un'epoca in cui il tifoso medio e l'addetto ai lavori sono convinti che nessuno a parte pochi eletti sia in realtà meritevole di un volante in Formula 1.

 

Il pilota che sta in Formula 1 solo per marketing, il pilota che non farà mai punti... una reputazione che ormai lo precedeva, tanto appunto da considerare "clamoroso" qualunque suo risultato non fosse arrivare sempre insindacabilmente ventesimo. Obiettivamente parlando, c'erano le tutte le basi per arrivare a quello che è successo.

 

No, non parlo del suo sesto posto al GP d'Austria, dopo un'ottima gara preceduta da un'ottima sprint nella quale aveva battagliato con Lewis Hamilton, sprint a sua volta preceduta da un'ottima qualifica, prima della quale erano venuti i primi punti in Gran Bretagna, a seguito di un ritiro in Canada mentre si trovava comunque in top-ten. Parlo piuttosto della reazione collettiva: salire sul carro del "vincitore" è sempre un'opzione molto gettonata, magari proprio dai suoi stessi detrattori. E non parlo di chi ha parlato di grandi progressi, quanto piuttosto di chi, da un giorno all'altro, da hater che era ne è divenuto fan. Non è la prima volta che si assiste a un simile fenomeno, né immagino sarà l'ultima.

 

L'impressione è che oggi come oggi non ci siano mezze misure e sia necessaria o la più totale demonizzazione o la più totale glorificazione dei risultati di un pilota, senza alcuna via di mezzo, né senza alcuna effettiva riflessione su come si sia arrivati a tali risultati. Con questo non voglio assolutamente parlare di un "sesto posto immeritato" - anzi, meritatissimo e risultato fantastico sia per lui sia per la Haas - quanto piuttosto del fatto che si dia peso solo ed esclusivamente al risultato finale e al numero di piloti presenti al traguardo. Dopo Silverstone si era detto che era ovvio che potesse fare punti se solo quattordici piloti terminavano la gara (lui comunque era ottavo), dopo il Canada si continuava a tacciarlo di non essere in grado di portare a casa un risultato decente, dopo che la sua top-ten era sfumata (ho visto perfino gente inventarsi di sana pianta che il suo ritiro fosse avvenuto a causa di un incidente e non di un guasto al motore).

 

Per intenderci, mentre siamo di fronte a un improvviso e repentino turning point della carriera di un pilota che molti tacciavano di essere appiedato ben prima della fine della stagione, sembra che qualche segno di progresso fosse già all'orizzonte e che la retorica del backmarker irreparabile che non vedrà mai la zona punti sia stata prolungata nel tempo più del dovuto giusto perché a come maturano i risultati dei piloti di basso calibro nessuno ci fa caso, salvo poi votarli come Driver of the Day quella volta che, animando la gara in bassa top-ten, la regia non può fare altro che inquadrarli in continuazione. In sintesi: così come non siamo di fronte a un fenomeno adesso, molto probabilmente non eravamo di fronte al pilota peggiore della storia della Formula 1 come qualcuno sembrava affermare fino a non troppo tempo fa, ma guardare le gare con gli occhi chiusi sembra una pratica non solo molto diffusa, ma che tende a diffondersi sempre di più vista anche la poca attenzione dei media a ciò che succede oltre le prime posizioni.

 

Alla luce dell'entusiasmo recente, penso di potere affermare che Mick Schumacher sia l'ennesimo esempio di pilota che, a un certo punto, dà qualche segno di avere del potenziale nascosto. D'altronde era lecito aspettarselo, da un pilota che nonostante un certo grado di mediocrità nelle formule minori, è riuscito ad arrivare in Formula 1. Certo, c'è la faccenda marketing. Ma al contempo c'è anche la faccenda dei punti superlicenza... e lui a conquistarsi i quaranta punti che servivano per il debutto in Formula 1 c'è arrivato per ben due volte (la prima con i risultati di Formula 4/ Formula 3, la seconda vincendo il campionato di Formula 2) e senza partecipare a campionati invernali extra al di sotto del suo livello.

Mentre si può discutere delle sue doti al volante, sembra che quantomeno lui e/o chi gestisce la sua carriera abbiano sempre preso decisioni mirate, prendendo sempre parte al campionato giusto nel momento giusto e riuscendo almeno a far fruttare la propria esperienza.

Schumacher non ha mai vinto un campionato al primo tentativo, anzi, spesso al primo tentativo è stato piuttosto deludente, ma ha sempre gareggiato una seconda stagione nella stessa categoria. Altri non l'hanno fatto: dopo una stagione deludente in Formula 4 hanno tentato la Formula 3 Europea, oppure dopo una stagione deludente in Formula 3 Europea hanno tentato il passaggio in GP3. Mick ha raccolto i risultati delle sue scelte, altri hanno finito con l'uscire di scena, compresi piloti che, sulla carta, avevano molto più potenziale di lui: è indicativo, a questo proposito, il caso di Joey Mawson, pilota che l'ha sempre battuto per tutti i primi anni della loro carriera, fino alla prima stagione di Formula 3 Europea - a quel punto Mawson è passato in GP3, dove non ha ottenuto risultati degni di nota, Schumacher ha proseguito in F3 Europea vincendo il campionato. Se i suoi risultati nelle serie minori giustificassero il suo passaggio in Formula 1 non sono nessuno per giudicarlo, ma hanno sicuramente giustificato il possesso della Superlicenza.

 

L'impressione finale, comunque, rimane che i piloti vengano giudicati più per sentito dire che per i loro reali risultati. O addirittura che vengano giudicati sulla base dei desideri di chi li valuta. In questo specifico caso, ho visto due correnti di pensiero contrastanti, l'una che pensa che Mick Schumacher sia una vergogna per la sua famiglia, l'altra che pensa sia tale e quale al padre. Purtroppo queste due correnti di pensiero, già piuttosto strane di per sé, spesso si fondono l'una con l'altra: niente punti = schifo, punti = fenomeno assoluto.

 

Non sarà risolutivo, ma sarà comunque un grosso passo avanti, il giorno lontano in cui ci si renderà conto che non si sta parlando del "figlio di un pilota". Si sta parlando proprio di un pilota, che sta gareggiando attualmente in Formula 1 come tutti i vari Alex Albon e Guanyu Zhou presenti. È con loro che deve confrontarsi e che va confrontato, non con un pluricampione del mondo equiparato sempre più a figura mistica specie oggi che molti attuali fan non l'hanno mai visto gareggiare.

 

 

Mick Schumacher non ha nulla a che vedere con un'istituzione del motorsport ed è giusto che sia considerato per quello che è, non per chi l'ha generato. Alla fine della giornata, sarà anche il figlio di Michael Schumacher, ma quello che vediamo è lui, non l'aura di suo padre e, appena questa realtà sarà accettata, meglio sarà per tutti. In fin dei conti il numero 47 è solo un pilota mediocre che non ha creduto abbastanza nella propria mediocrità. Oppure, molto più probabilmente, un pilota che è perfettamente consapevole di non essere stato dotato da Madre Natura di un talento paragonabile a quello di molti altri, che ciò nonostante è stato in grado di arrivare in alto. Esistono anche questi e forse sono i più "pericolosi" in assoluto. Mentre siamo tutti radunati in attesa trepidante di assistere al loro inequivocabile fallimento, ecco che ci smentiscono mettendosi a lottare con un pluricampione del mondo, inanellando sorpassi scatenati e facendosi eleggere Drivers of the Day, facendoci venire il dubbio che, collettivamente parlando, forse i mediocri siamo noi.

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