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11 LUGLIO 1999 - ANNIVERSARIO PER FANATICI VS ANNIVERSARIO PER NERD

DI MILLY SUNSHINE

Quando avevo undici anni non c'erano i social network. Non c'era neanche l'esigenza di avere un computer a casa, a parte chi lo usava per lavoro o chi era un fanatico dei videogiochi. Sono stata fortunata: quello che pensavo a undici anni è rimasto confinato nella mia mente di undicenne o nelle mie confidenze con l'amica che ascoltava i miei deliri senza sapere esattamente di cosa stessi parlando. Non avevo idea di come sarebbe stata la mia vita negli anni 2020 e neanche ci pensavo, quando avevo undici anni non credevo che un giorno avrei mai letto qualcuno scrivere davanti agli occhi di chiunque cose tipo "l'11 luglio di ventitré anni fa si svolgeva il GP di Gran Bretagna 1999, nel quale Michael Schumacher uscì alla curva Stowe e si fratturò una gamba". Non avevo idea che un giorno di anniversari motoristici ne avrebbero parlato anche le persone che non erano ossessionate dagli eventi.

Ci ho riflettuto, appunto, nel leggere post relativi al GP di Gran Bretagna 1999, nel giorno del suo anniversario. Quel gran premio, in passato, è stato per lungo tempo uno dei miei cavalli di battaglia, una delle faccende del motorsport di cui parlavo più spesso, come penso che tuttora si ricordi l'amica che ascoltava le mie confidenze. Era il pieno dell'estate e di lì a un paio di mesi dovevamo iniziare le scuole medie - dove avremmo scoperto di essere ancora compagne di classe, come alle elementari - e lei ai tempi non seguiva la Formula 1. In casa, tuttavia, aveva sua madre che apparteneva alla categoria di chi guardava la Formula 1 solo per Michael Schumacher (segno che nel 1999 era già accolto almeno in parte con certi toni propagandistici degni di quando vinceva mondiali a ripetizione) e quindi aveva un'idea almeno vaga dell'esistenza dei campionati automobilistici, che io cercavo giorno dopo giorno di rendere meno vaga.

Anch'io ai tempi ero una fan di Michael Schumacher, anche se mi è difficile al giorno d'oggi comprenderne a pieno le ragioni. Forse è stata una combinazione di due fattori: da un lato non ero del tutto immune alla propaganda ferrarista, seppure non mi identifichi come tifosa Ferrari, dall'altro si trattava dell'unico pilota che, già abbastanza rilevante durante la mia infanzia (quando guidava la mia monoposto preferita, che adoravo per via dei suoi colori sgargianti), era non solo ancora in Formula 1, ma ancora rilevante. Ci credevo, che avrebbe vinto il mondiale con la Ferrari. Anzi, credevo che avrebbe vinto il mondiale e basta, il fatto di vincerlo con la Ferrari faceva solo parte del contesto. Da anni seguivo la Formula 1 in modo molto frammentato e quell'anno stavo cercando di seguirla più attentamente, cercando di tenermi informata sulle date dei gran premi e, qualora non riuscissi a vedere le gare, sui risultati. Sapevo che ce la poteva fare, se tutto fosse andato bene.

Non andò tutto bene. In una calda domenica di luglio, mentre guardavo l'inizio della gara a casa dai miei nonni dopo avere pranzato, eccolo uscire improvvisamente andare fuori pista nelle prime fasi del gran premio e sbattere violentemente a Stowe. Rimase infortunato e rimase fuori per tre mesi, sei gran premi, che erano più di un terzo di stagione. Per qualche strana ragione, quello diventò uno degli eventi di cui parlavo ogni volta in cui capitava l'occasione, un po' come se fosse un danno irreparabile, e continuai per anni a ricordare l'anniversario di quel fatto. Con ciò non voglio dire che un infortunio di un pilota sia qualcosa da prendere necessariamente alla leggera, ma ad oggi non mi spiego come mai fossi così in fissa con il GP di Gran Bretagna 1999 anche dopo che il pilota in questione era rientrato in Formula 1 e stava brillantemente ottenendo risultati degni di un pluricampione del mondo, quale si confermava di anno in anno.

Quell'incidente lo infilai perfino in mezzo a delle fan fiction che scrivevo con la mia amica già citata, storie nelle quali inserivamo nella trama nostri compagni di scuola, attori che le piacevano e, quando mi era lasciata la possibilità di farlo, anche piloti. Credo quindi sia giusto ripeterlo, a questo punto: meno male che non c'erano i social network, così quelle fan fiction non sono mai state pubblicate e consacrate alla memoria collettiva di gente che si sarebbe fatta qualche risata. Ce ne facciamo anche noi, di risate, quando pensiamo a quei tempi... e ogni tanto, quando capita l'occasione, mi viene da menzionare anche Silverstone e il gran premio che vi si svolse nel 1999. Se lo ricorda ancora, ciò significa che gliene ho parlato decisamente troppo, perché per fortuna non c'erano i social network quando avevo undici anni, ma anche purtroppo, perché parlare di motori con gente interessata a quello che dici non è poi così male.

Ci sono vari profili che ogni giorno ricordano cosa accadeva quel giorno nel motorsport, negli anni precedenti. I nati, i morti, i gran premi del passato, tutto ciò che può esserci di interessante per chi ama la Formula 1. Perché noi che conosciamo a memoria certe date del motorsport non siamo più dei fanatici ossessionati come ero io a undici anni, quanto piuttosto appassionati a trecentosessanta gradi o al massimo veri e propri nerd. Per fortuna quando avevo undici anni non c'erano i social network, perché temo che mi sarei resa ridicola davanti a molte persone, ma chissà, magari l'esistenza dei social network mi avrebbe permesso di capire che ce n'erano anche altri, come me, che davano peso alle date, ai gran premi e ai piloti, e sarei riuscita a vivere la mia passione in modo meno fanatico. E chissà, forse mi sarei accorta prima che c'erano altre storie di cui parlare, che non c'erano solo i top driver e i mondiali da assegnare e non ero obbligata a scegliere quale tra i championship contenders dovevo tifare.

I social talvolta ci spingono a mostrare il peggio di noi, ma possono anche farci scoprire il nostro meglio, così come, in maniera più generica, l'interazione con altri appassionati, sia che capiti tramite l'uso della tecnologia, sia che ci capiti la fortuna di conoscere appassionati come noi anche nella "vita reale". Perché alla fine, per molti di noi, è anche importante ricordare cosa stavamo facendo in un preciso momento della storia del motorsport. Per tornare all'11 luglio 1999, io quel giorno avevo appena finito di pranzare dai nonni e stavo seguendo l'inizio della gara, diventando pressoché ossessionata da ciò che stavo vedendo - senza guardare il resto della gara. E voi? Ricordate dov'eravate voi? A cosa pensavate? Se eravate tifosi di Schumacher oppure ferraristi sfegatati, l'avete presa molto male? Se volete, fatemelo sapere. Forse potremmo scherzare insieme sul nostro passato di appassionati di motori. Forse potremmo scoprire di avere molte cose in comune, oppure nessuna, sarà comunque una scoperta.

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