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C'ERANO UNA VOLTA I TIFOSI DA BAR

DI MILLY SUNSHINE

C'erano una volta i tifosi "da bar". Erano quelli che si aggregavano nei bar, appunto, a guardare eventi sportivi. Facevano commenti ad alta voce, spesso senza seguire con attenzione l'evento stesso in quanto spesso faceva da sottofondo ad altre attività sulle quali erano maggiormente concentrati - in genere consumare cibi o bevande, oppure giocare a carte, o eventualmente parlare d'altro - e spesso decontestualizzati. Spesso insultavano sportivi, squadre e altre tifoserie rappresentate nel bar stesso, oppure facevano commenti vaneggianti. Poi però l'evento sportivo finiva e superata la foga del momento non avevano più in mente di insultare o denigrare qualcuno. Spesso conversavano in tono cordiale di altri argomenti con altri tifosi che avevano insultato poco prima, lasciando pensare che l'insultarsi a vicenda fosse per loro qualcosa che facevano in tono poco serio.

 

Non si può affermare fossero un esempio di civiltà, assolutamente no. Anzi, l'appellativo stesso di "tifoso da bar" non fa pensare a belle cose. Lascia pensare ad affermazioni del tipo "stai zitto bimbo, che dovevi ancora nascere ai tempi di Niki Lauda, quindi non puoi capirci niente di Formula 1" (sostituendo il nome di Lauda con quello di qualsiasi altro campione random, possibilmente antecedente agli anni '80 il senso del discorso non cambia) e ad atteggiamenti ben poco cordiali nei confronti di chiunque non si sentisse rispecchiato al cento per cento in quel tipo di tifoseria. Lascia pensare a commenti tipo "siamo in Italia, quindi bisogna tifare per un team italiano e qualunque persona di buonsenso dovrebbe capirlo" salvo poi tifare per Valentino Rossi e criticare le squadre italiane quando le ruote scendevano da quattro a due. Lascia pensare a commenti dettati dal seguire canoni di tifo imposti dall'alto, un po' come se all'insorgere della passione per il motorsport si venisse assegnati d'ufficio a una specifica tifoseria.

 

I tifosi da bar sono quelli che per anni hanno tifato con le parole e quasi mai con il cuore, forse perché non si sono mai davvero appassionati a qualcuno fino in fondo, oppure perché l'hanno fatto, ma molti anni prima, e nessuno ha mai saputo farli emozionare tanto quanto i loro idoli del passato. Ne ho incontrati alcuni, in passato, quando occasionalmente - non tanto spesso - mi capitava di vedere le gare fuori casa, quando ero più giovane e le gare venivano trasmesse sulla Rai. Ho parlato con qualcuno di loro, ne ricordo addirittura uno che mi chiese chi preferissi tra Kimi Raikkonen e Felipe Massa, quando erano compagni di squadra in Ferrari, e che si sorprese quando risposi Massa. Mi chiese come mai lo preferissi a Raikkonen. Non ricordo cosa gli risposi, forse che mi era più simpatico, oppure che siccome parlava in italiano durante le interviste sentivo una maggiore affinità nei suoi confronti. Con un tifoso da bar questo lo si poteva fare, ma con un tifoso da social?

 

Negli ultimi anni la situazione è andata peggiorando, anche e soprattutto a causa dell'abbattimento di ogni senso della misura e di ogni "recinto" per tifosi. Il senso della misura è quello che faceva sì che al bar la gente screditasse piloti, team e tifosi per la durata della gara stessa, ma esattamente trenta secondi dopo l'esposizione della bandiera a scacchi capiva che era totalmente insensato continuare con quella trafila e si dedicava ad altro, dimenticandosi in un attimo di insulti pronunciati nei confronti di altri e ricevuti in cambio. Sui social sembra non esistere niente di tutto questo: gli insulti nei confronti di piloti, squadre o tifoserie sono qualcosa che deve essere prolungato giorno e notte, in modo totalmente slegato a qualsiasi contesto e non più allo scopo di presa in giro scherzosa, ma proprio con lo scopo di offendere e ferire chi quegli insulti li riceve. Non è un fenomeno nuovo, ce ne sono sempre stati tanti di simili fenomeni da tastiera, il problema è che sono cambiate le modalità con cui interagiscono con altri.

 

Fino a qualche anno fa, la maggior parte della gente non sentiva il bisogno di scrivere la propria opinione su letteralmente qualsiasi cosa, né di farlo con costanza, a qualsiasi ora del giorno e della notte in cui avesse tempo per mettersi al cellulare anche solo per qualche minuto. La maggior parte dei tifosi da bar virtuali si radunavano in una sorta di bar virtuali, dove interagivano con chi sceglieva di frequentare quei posti. Talvolta lo facevano in un tripudio di X e di K, xke skrivere kosì è + bellu!!111!!11!!!, oppure dando sfoggio di un certo livello di cultura scrivendo addirittura a versi (ricordo nei primi anni 2010 un hater di Michael Schumacher che scriveva commenti contro di lui in poesia) e rispondendosi nella stessa maniera. Oppure frequentavano Answers Yahoo, sito in cui si trolleggiava a proposito di qualsiasi cosa, ma si trattava comunque di un ambiente circoscritto. Nessuno stalkerava persone su Twitter o su Facebook al solo scopo di insultarle perché tifavano qualche specifico pilota.

 

I tifosi da bar e i tifosi da bar virtuale si sono progressivamente evoluti verso scenari decisamente peggiori, in cui certi soggetti circolano liberi in mezzo ai "tifosi normali" invece di stare dentro al loro recinto. A questo si aggiunge, a mio parere, una progressiva evoluzione verso un tifo sempre più propagandistico, in cui l'esaltazione di un idolo, specie passando attraverso il denigrare altri, è considerata sempre più la normalità. In cui l'idolo deve essere dipinto come un vincente perfetto, oppure come un vincente che se ne frega delle regole, oppure come un vincente a cui il mondohhhh krudelehhhh impedisce di vincere. Si passa comunque da una caratteristica fondamentale: per essere non solo amati, ma non essere denigrati insieme a tutti i propri tifosi, i piloti devono essere vincenti o percepiti come tali, e gli standard per considerare qualcuno "vincente" sono giorno dopo giorno sempre più alti.

 

C'è qualcosa che mi sembra si stia perdendo, lasciando spazio a un nuovo modo di rapportarsi con il tifo. Bisogna assolutamente tifare con chi rappresenta quello che vorremmo essere, esaltare il successo nella speranza di diventare un giorno persone di successo. Diventare persone di successo, però, è difficile di per sé, figurarsi per chi trascorre tutto il proprio tempo a parlare di piloti sui social, quindi diventa doveroso illudersi di esserlo: "il mio idolo è migliore del tuo, ha vinto di più, ha vinto con monoposto meno competitive, ha un maggiore successo in amore, ma soprattutto il tuo idolo ha un gatto, mentre alle persone che contano piacciono i conigli". Esaltare, esaltare fino allo sfinimento e, quando le ragioni di esaltazione si sono esaurite, la ricetta del successo prevede di denigrare assiduamente chiunque altro e farlo all'infinito. Questa è la tifoseria di oggi, qualcosa che va molto oltre le polemiche da bar a cui eravamo abituati.

 

In più i social pullulano di fin troppa gente che chiede empatia senza essere disposta a provare empatia. Tantissime persone sono pronte a parlare di quanto i loro idoli significhino per loro, ma in pochi si chiedono se abbiano di fronte qualcuno per cui ci siano piloti che significano altro, piloti ai quali si sentono emotivamente più vicini per ragioni diverse dal semplice successo e dai semplici numeri, qualcosa che li colpisca di più rispetto alle performance, a volte anche il semplice sentire la necessità di vedere qualcuno che, screditato dai più, riesce a riscattarsi. Non lo capivano i troll di Answers Yahoo dieci anni fa e non sembrano capire questo concetto certi fan dei giorni nostri, in un mondo che è diventato un enorme Answers Yahoo e il fanbase motoristico non fa certo la differenza. Lo so che non serve, però vorrei cercare di lanciare un messaggio a questo tipo di tifoseria, nella speranza che possano coglierlo o che possa un giorno essere utile.

 

Oggi come oggi ci sono tanti modi per entrare in contatto con appassionati di motori e ci sono moltissimi siti o canali social su cui potete informarvi o intrattenervi a proposito dell'argomento motori. Avete l'imbarazzo della scelta, potete decidere con quali persone avere a che fare e con quali preferite evitare. Se non volete avere a che fare con i tifosi di certi piloti, oppure con gli autori di certi blog o siti o pagine social, non siete obbligati. Non sono le uniche persone al mondo con le quali potete interagire a proposito di automobilismo. Non avete nessun bisogno, per affermarvi come persone, di denigrare la passione altrui né quello che fanno in nome della loro passione per l'automobilismo. Se non vi piacciono come persone o come autori, evitateli e basta, invece di sminuirli. Oppure impiegate meglio il vostro tempo, dimostrate in qualche modo che potete fare cose migliori per il fanbase, invece di stare semplicemente a fare polemica.

 

Non ve lo dico dall'alto, ma dal basso, ve lo dico da appassionata, non più da tifosa, dato che non provo una particolare predilezione per nessuno dei piloti contemporanei. Vi faccio questo discorso perché mi ricordate troppo la gente di Answers Yahoo, quando ero una delle persone più attive della categoria Formula 1 e ho dovuto cambiare avatar perché gli utenti non apprezzavano il pilota che vi era rappresentato e quindi una parte di loro mi segnalavano nella speranza di farmi bannare. Però, appunto, non capisco perché vogliate essere associati a tutti i costi con un sito sul quale si parlava in tono da bar di qualsiasi argomento e in cui gente strampalata discuteva delle proprietà contraccettive delle lavande vaginali con la Coca Cola. E poi sì, alla fine ve lo dico anche da tifosa, perché in passato lo sono stata: ce l'avete questa abitudine di screditare i piloti che per voi sono scarsi e i tifosi di quelli che "non vinceranno mai nulla"... però, a distanza di anni e anni, non sono io che piango per il mondiale 2008. Siete voi.

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