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LA FORMULA 1 CONDANNA IL RAZZISMO

DI LAURA PIRAS

Ci sono articoli che uno non vorrebbe mai scrivere ma che deve farlo, perché ci sono momenti in cui prendere una posizione sia la cosa più giusta e opportuna del mondo. 

Chi scrive deve fare informazione ma deve fare anche formare e sensibilizzare il lettore circa temi importanti, fra i quali c'è il razzismo, piaga sociale che nel 2022 è ancora è presente nelle nostre vite. 

 

Lo sport dovrebbe secondo me, come minimo essere un momento di aggregazione, di tolleranza e di uguaglianza ma come sempre le pecore nere sono presenti anche in un ambiente come quello sportivo che deve andare in una direzione ben precisa. 

 

Ad essere stato bersagliato, ancora una volta, da commenti disdicevoli, è stato il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton. 

 

Questa volta l'autore del misfatto è il campione del mondo Nelson Piquet, non proprio un neofita di commenti davvero fuori luogo. 

Da una persona del genere ovviamente cosa ci si deve aspettare? Parole al miele per tutti? No...

Anzi non mi meraviglio che una mente del genere abbia partorito certi pensieri. 

Ma c'è un profondo dispiacere perché le parole possono fare tanto male quanto uno schiaffo. 

 

 

Il tre volte campione del mondo brasiliano ha insultato Hamilton durante la registrazione di un podcast mandato in onda in questa settimana. Il podcast però è stato redatto ed editato qualche mese fa, precisamente a novembre dell'anno scorso. Il materiale audio-video non è quindi merce fresca ma nonostante tutto è davvero spregevole sentire tali affermazioni. 

 

I canali social della Formula 1 non hanno perso tempo e hanno fermamente condannato tale comportamento. 

 

“Il linguaggio discriminatorio o razzista è inaccettabile in qualsiasi forma e non deve avere alcun ruolo nella società. Lewis è un incredibile ambasciatore del nostro sport e merita rispetto. I suoi instancabili sforzi per accrescere l’inclusione devono essere da lezione per molti ed è un qualcosa in cui ci impegniamo in Formula 1″ 

 

Ovviamente anche la Mercedes si è accodata al comunicato social appena scritto: 

 

“Condanniamo con la massima fermezza qualsiasi linguaggio razzista o discriminatorio. Lewis si è esposto tanto nella lotta contro il razzismo ed è un vero campione di inclusione sia dentro che fuori la pista. Insieme, condividiamo la visione per uno sport diversificato e inclusivo e questo incidente sottolinea l’importanza fondamentale di continuare a lottare per un futuro migliore”.

 

Come era facilmente ipotizzabile sui social è scoppiata un'autentica bufera.

Bufera che si era appena placata visto il caos che era nato dalle esternazioni avute da Juri Vips durante una diretta su Twitch. Anche il pilota estone aveva utilizzato un linguaggio razzista e, a causa di tale comportamento etico negativo, è stato sospeso da tutte le attività correlate al team Red Bull. 

 

Secondo molti il problema razzismo non esiste e invece per me è più vivo che mai. 

C'è e va affrontato senza mezzi termini, va estirpato e le squadre dovrebbero fare fronte comune in merito. 

 

Alcuni non riescono a raggiungere talmente tanto il livello di consapevolezza del problema che non fanno altro che ridimensionare tale problema. Alcuni vorrebbero che in Formula 1 non si parli più di tali argomenti perché lo sport deve fare tutto tranne che dare voce a chi ha qualcosa di utile da dire in merito. 

 

E invece lo sport deve parlare, deve farsi portavoce di criticità che spesso vengono messe da parte perché ai più non interessa. 

L'egoismo dilaga profondamente in questo ambiente. 

Il problema ovviamente non è solo esclusivamente della Formula 1 ma di una società che sta percorrendo una strada sempre più lontana da lidi civili e ricchi di educazione e bontà. 

 

Bisogna condannare, prendere provvedimenti e creare una rete di sostegno a chi è vittima di certi attacchi gratuiti che spesso sono sinonimi di superficialità. 

 

Formula1andCo è accanto a Lewis Hamilton in questa lotta al razzismo e accompagnerà, seppur da lontano, il campione del mondo della Mercedes in questo lungo e difficile percorso, perché noi in quel We race as one così tanto decantato in questi anni noi ci crediamo, fortemente! 

Oggi forse un po' di più!

 

 

 

 

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