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ANTONHY DAVIDSON: PILOTA QUALUNQUE PER COLPA DI UNA MARMOTTA

DI MILLY SUNSHINE

A distanza di quindici anni, molti di noi hanno ancora impressi nella memoria ricordi vividi del Gran Premio del Canada 2007. C'è chi nel sentirlo menzionare evoca la prima vittoria in Formula 1 di Lewis Hamilton, ai tempi giovane rookie al volante di una McLaren, esaltato senza che - in un primo momento - si screditasse troppo Fernando Alonso che con lui faceva coppia (erano altri tempi, in cui non era necessario convincersi che in ogni team ci fossero abbinati un pilota bravo e uno scarso). C'è chi invece riconduce le memorie di quella serata al terribile schianto di Robert Kubica, alla BMW Sauber che si alzava da terra in un botto rovinoso, incredibilmente con solo conseguenze di lieve entità.

Poi c'è Anthony Davidson. Il pilota britannico, attivo in Formula 1 fin dal 2002, è alla prima stagione come pilota full-time dopo apparizioni one-off: in origine alla Minardi, per breve tempo al posto del deludente Alex Yoong (Davidson aveva ottenuto quel volante in quanto Justin Wilson, il pilota scelto dal team faentino, era di statura troppo alta per entrare nell'abitacolo della vettura di quella stagione), poi un altro gran premio disputato nel 2005 con la B.A.R. Honda, al posto di Takuma Sato assente dal GP della Malesia per malattia. Proprio Sato, pilota di punta della piccola Super Aguri, è il suo compagno di squadra in quel 2007 dove ha già ottenuto il primo punto della squadra giapponese nel GP di Spagna disputato il mese precedente. Per Davidson, invece, ancora nessun vero e proprio momento di gloria... eppure, sul suolo canadese, per breve tempo sembra davvero essere arrivato il suo momento.

 

Siamo in epoca di rifornimenti di benzina a gara in corso, con piloti su strategie anche molto diverse gli uni dagli altri. Non è raro che squadre e piloti che normalmente prendono il via dalla parte bassa della griglia di partenza abbiano pitstop window diverse da quelli di testa, magari partendo più carichi, ma facendo una sosta in meno. Siamo anche in epoca in cui, per novità regolamentare, è vietato rifornire in regime di safety car, quantomeno fintanto che la pitlane non viene aperta. Non è raro che la gara di qualcuno possa improvvisamente stravolgersi, in bene o in male, a causa di circostanze favorevoli o sfavorevoli... e quel giorno le circostanze favorevoli sembrano dirigersi con insistenza verso la Super Aguri del pilota britannico.

 

Mentre le monoposto sono allineate dietro la safety car, entrata a seguito dell'incidente di Kubica, Davidson si trova in un prestigioso quinto posto. In testa c'è ancora Lewis Hamilton, seguito da Nick Heidfeld, il compagno di squadra di Kubica alla BMW. Terzo è Fernando Alonso, che precede la Williams di Nico Rosberg. Sia Alonso sia Rosberg, tuttavia, sono stati colpiti dalle circostanze sfavorevoli, ovvero sono stati costretti a un rabbocco di carburante proprio nel momento in cui non era consentito. Rientrati ai box in regime di safety car, sono entrambi condannati a una penalità: non appena la gara riprenderà nella sua valenza agonistica, avranno tre giri di tempo per andare a scontare uno stop and go e questo farà risalire Anthony Davidson in terza posizione! Certo, la gara è ancora lunga e non sappiamo fino a che punto Davidson possa reggere la terza posizione, ma è doveroso osservare come la maggior parte dei top-driver non siano esattamente alle sue spalle a insidiarlo.

Le belle storie, tuttavia, a volte finiscono troppo presto e dopo appena un giro passato in terza posizione ecco che vediamo Davidson rientrare ai box, dove i meccanici non lo aspettano, non sono pronti. Il suo momento di gloria è finito e quando torna in pista è abbondantemente fuori dalla zona punti - in quest'epoca limitata ai primi otto - destinato a non avere più alcuna rilevanza per tutto il resto della giornata, né ad avvicinarsi mai più alla zona punti per il resto della sua carriera nella massima serie (che proseguirà fino ai primi mesi del 2008, terminando con l'uscita di scena della squadra giapponese). Ma cos'è successo a Davidson? Un errore di comunicazione con i box? No, semplicemente la necessità di entrare con urgenza, a causa di un danneggiamento dell'ala anteriore: ha investito una marmotta che, in preda a un istinto suicida, ha deciso di attraversargli improvvisamente la strada.

 

Non è l'unica volta in cui un pilota ha investito una sventurata marmotta a Montreal - sembra sia accaduto di recente anche in una sessione di prove libere quest'anno, pilota protagonista Nicholas Latifi, mentre alcuni anni fa è accaduto lo stesso a Romain Grosjean - ma sembra l'unico caso accertato in cui, durante una gara di Formula 1, un pilota ha perso un potenziale risultato di ottimo livello a causa di un simile evento. Perché non sapremo mai cosa sarebbe accaduto se Davidson non avesse incontrato sulla propria strada lo sfortunato animaletto, ma sappiamo che quel giorno, a parità di vettura, Takuma Sato, che si trovava più indietro di lui, ha terminato la gara in sesta posizioni, sbizzarrendosi in alcuni sorpassi di pregio, in particolare uno dei quali su un Fernando Alonso di certo non tanto felice di vedersi strappare via una posizione da un pilota con il quale in genere non aveva molto a che vedere.

Le conclusioni sono molto semplici: in un pomeriggio di giugno del 2007 Davidson ha pensato per un attimo di potere vedere finalmente la luce, ma in pochi si sono accorti di lui. Quello che resta è il suo risultato finale, un 11° posto su dodici vetture al traguardo che né aggiunge né toglie nulla al suo palmares di pilota di Formula 1. A distanza di quindici anni, il pilota della Super Aguri è soltanto uno dei tanti che non hanno mai lasciato un segno, senza una vera e propria considerazione da parte del pubblico mainstream. Già quindici anni fa il pubblico vedeva solo ciò che veniva messo di forza sotto i suoi occhi, esattamente come oggi, anche se con meno esasperazione nel bollare ogni backmarker non destinato ai team di alta classifica come uno scarso a prescindere: forse un giorno le marmotte canadesi perderanno l'istinto di farsi investire dai piloti, ma senz'altro nella storia della Formula 1 ci saranno tanti altri Anthony Davidson.

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