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17 GIUGNO 1923: UN SIMBOLO E LA LEGGENDA DI DUE UOMINI STRAORDINARI

DI LAURA PIRAS

Ogni volta che si parla del "Cavallino Rampante" nella nostra mente scatta in automatico l'associazione di tale simbolo con il logo della Scuderia Ferrari. E' un accoppiamento abbastanza spontaneo. Ogni volta che vediamo una Ferrari i nostri occhi sono catturati, non solo dalla bellezza delle monoposto, ma anche da quel cavallino nero a sfondo giallo, famoso in tutto il mondo. 

Ma quel vessillo non ha trovato la sua genesi presso la squadra più leggendaria di tutto il mondo ma trova i natali su altri lidi, forse ancora più particolari e singolari. 

A creare il Cavallino Rampante non fu Enzo Ferrari ma Francesco Baracca, considerato l'Asso degli Assi dell'Aviazione Italiana durante la prima guerra mondiale.

Francesco Baracca nacque a Lugo il 9 maggio del 1888 da un padre, Enrico, uomo d'affari e da una madre, la Contessa Paolina de Biancoli. In giovane età studia nella sua città natale ma successivamente sbarca, dopo una piccola parentesi fiorentina, a Modena, dove intraprende la carriera militare nell'Accademia militare.

Siamo nel 1907. 

Ma sarà a Roma, dove si trasferì successivamente, che si innamorerà dell'aviazione, precisamente il luogo dove scoccò la scintilla per i cieli fu l'Aeroporto di Roma Centocelle.

Acquisito il brevetto di volo, il numero 1037, a Bétheny in Francia esercitandosi con un Nieuport 10 si distinse subito per abilità, soprattutto nelle tecniche acrobatiche. 

 

Rientrò in Italia nel 1915 e il suo primo abbattimento avvenne il 7 aprile 1916. Ecco che arrivò la sua prima medaglia, di colore argento. Da quel giorno la carriera dell'aviatore fu costellata di medaglie, onorificenze. Si susseguirono rapidamente molti successi e il suo nome cominciò ad essere impresso con tratti vividi nella storia dell'uomo. 

Dopo la quinta vittoria divenne "Asso dell'Aviazione Italiana". In tutto le vittorie riportate da Francesco Baracca furono 34. Un grande bottino considerando che partecipò in totale a 63 combattimenti. 

Nel suo ultimo giorno di vita e di lavoro Baracca era parecchio stanco e nervoso, i turni all'epoca era massacranti e le aspettative su di lui erano sempre altissime. Inoltre l'Italia ha assolutamente bisogno di conquistare il dominio dell'aria contro l'aviazione austriaca. Logicamente avere il potere del cielo vuol dire effettuare con grande tranquillità le ricognizioni necessarie per portare avanti tutte le operazioni belliche. 

La stanchezza è accompagnata, nel cuore del nostro protagonista, anche da un certo nervosismo, dovuto ad una discussione avvenuta con il suo generale Luigi Bongiovanni che ha criticato aspramente l'operato dei piloti. 

Nonostante tutto però il nostro pilota non arretra ma prende il suo Spad, adornato dal simbolo del Cavallino Rampante e si innalza in volo per l'ennesima dura battaglia che lo aspetta.

 

Sarà veramente un momento talmente tanto difficile per lui che non ce la farà, Baracca muore. 

Il corpo viene ritrovato dopo una settimana, è integro, ha solo una piccola ferita alla tempia. 

E' morto un mito e l'esercito italiano si veste in lutto. 

 

 

 «Era bello e forte come un atleta. Era gentile e fine come una fanciulla. Ed era Francesco Baracca, il campione invincibile della guerra aerea. Invincibile era, invitto è rimasto (…) Aviatore e cavaliere, è caduto a 30 anni, come un fante tra i fanti, nel tumulto di una battaglia di fanteria. Con questa ultima gloria è scomparso dal suo gloriosissimo cielo». (Guelfo Civinini, corrispondente al fronte)

 

Sui cieli il Cavallino Rampante non volerà mai più ma continuerà il suo dominio a terra cambiando mezzo e leggenda. Dagli aerei alle macchine. Da Francesco Baracca ad Enzo Ferrari. 

Era solito, durante i primi anni della prima guerra mondiale, da parte degli aviatori italiani apportare segni di riconoscimento individuali sui propri velivoli. 

 

Baracca decise di scegliere come simbolo, modificandolo e personalizzandolo, proprio lo stemma del " Piemonte cavalleria", scelta dettata anche per mostrare la sua passione per i cavalli e le sue origini militari. 

 

Nel 27 aprile del 1918 Francesco in una lettera motiva l'adozione di questo simbolo a sua madre:

 

"Ti manderò presto la mia fotografia a cavallo ed intanto ti invio questa con l'apparecchio e sopra il cavallo, lo stemma del Piemonte Reale. Ora abbiamo adottato come distintivo della squadriglia un grifo, il simbolo dell'ardire e della ferocia: il leone con la testa di falco" 

 

Il Cavallino Rampante quindi non era apparso sui velivoli dell'Asso degli Assi già dai primi momenti.

La prima testimonianza della presenza di questo simbolo sul suo Nieuport 17 2614 è dell'8 maggio 1917, data di uscita di un articolo della rivista "Il Resto del Carlino" dove viene raccontata la sua vittoria avvenuta il 26 aprile 1917 sul Brandeburg. La prima foto, a noi pervenuta, di tale simbolo sul suo velicolo, è datata 20 maggio dello stesso anno. 

 

 

 

Non passano molti anni dalla morte di Francesco Baracca e l'incontro di Enzo Ferrari con la Contessa, madre dell'aviatore. 

 

E' il 17 di giugno del 1923.

 

Ecco il racconto provenire proprio dalle parole del Drake: “Quando nel 1923 vinsi il primo circuito del Savio, che si correva a Ravenna, conobbi il Conte Enrico Baracca e in seguito la Contessa Paolina, genitori dell’eroe. Fu la Contessa che un giorno mi disse: «Ferrari, perché non mette sulle sue macchine il cavallino rampante di mio figlio? Le porterà fortuna».

 

Enzo Ferrari decise di far rimanere il Cavallino nero e aggiunse solo il fondo giallo canarino, colore della città di Modena. La coda del cavallino fu rivolta all'insù e la sua silhouette divenne più snella.

 

Il simbolo del Cavallino Rampante debuttò ufficialmente sulle vetture della Scuderia Ferrari solo il 9 luglio 1932, lo fece non sulle Ferrari ma sulle Alfa Romeo, monoposto che la Scuderia usava al tempo.

La cornice di tale magico evento fu la 24 Ore di Spa-Francorchamps, una grande classica della corse di durata. E fu vera fortuna. La gara sarà un dominio totale delle 8C 2300 MM della Scuderia. A guidarle c'erano Antonio Brivio ed Eugenio Siena, che precedettero i loro compagni Piero Taruffi e Guido d’Ippolito. 

 

 

La Ferrari in completa autonomia dall'Alfa venne fondata nel 1947.

A onor di novizia di ricordi, la prima vittoria del Cavallino Rampante sulle Ferrari avvenne sul Circuito delle Terme di Caracalla a Roma, sede del Gran Premio di Roma. A vincere fu Franco Cortese a bordo della 125 S, prima Ferrari. 

 

Il resto è storia. I destini di Enzo Ferrari e di Francesco si sono intrecciati in un destino veramente unico. Due miti indiscussi, vincenti e carismatici. Non si conoscevano ma erano legati non tanto dal simbolo ma tanto dalla dedizione e dalla passione che mettevano in quello che facevano. 

 

 

 

 

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