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PRIME GARE NEGLI STATES

DI MARCO TERRAGNI

Per la quinta tappa stagionale la Formula 1 si sposta negli Stati Uniti, per il gran premio di Miami. La capitale della Florida è una new entry nel calendario iridato, l'11° location statunitense che ospiterà la F1 dopo Sebring, Riverside, Watkins Glen, Long Beach, Las Vegas, Detroit, Dallas, Phoenix, Indianapolis ed Austin. La ″Magic City″ è una location che Liberty Media ha insistito molto per aggiungere al calendario, portando  così a due le gare statunitensi in calendario -c’è sempre la classica tappa ad  Austin nel finale di campionato- e che dal 2023 salirà a tre, come accadde già nel 1982(Detroit, Las Vegas, Long Beach)dopo il recentissimo annuncio del ritorno in calendario di Las Vegas, una vecchia conoscenza del circus avendo ospitato già due tappe nel 1981 e 1982,dove curiosamente in entrambi i casi venne assegnato il campionato.

La strada che porta a Miami

 

Il sogno di Liberty Media di portare la F1 a Miami parte da lontano, si può dire che era presente fin da quando acquisirono la categoria nel 2017. L'obiettivo strategico per loro era aumentare il peso degli Stati Uniti in calendario, visto come un potenziale mercato da sfruttare per creare una nuova base di fan, cercando così di invertite la tendenza che vede il circus da sempre non troppo popolare negli USA. Per raggiungere questo scopo tra gli obbiettivi principali vi era aumentare il numero di tappe americane, in particolare aggiungendo un circuito cittadino in location di grande prestigio e richiamo come la stessa Miami, Las Vegas, New York o Los Angeles. Proprio la grande città della Florida è stato il primo obiettivo per Liberty tanto che nel 2018 sembrava vicina ad annunziarne l'entrata in calendario nel 2019, con la costruzione del circuito individuata nella zona della Biscayne Boulevard, sul lungomare iconico della città.

Un'ipotesi di  layout del gp di Miami 2019
Un'ipotesi di layout del gp di Miami 2019

Ma nonostante le voci di un contratto ventennale e la presenza di un possibile il layout del tracciato, le proteste dei residenti della zona hanno obbligato la città a rinunciare al progetto e la F1 si dovette accontentare di organizzare a Miami l’F1 Fan Festival nel 2018. Questo stop sembrava mettere fine alla possibilità di un ingresso nel breve termine di Miami nel calendario, ma Liberty riuscì a trovare una nuova location annunciando il 16 ottobre 2019 di aver trovato un accordo per ospitare la gara presso l’Hard Rock Stadium (di fatto, nel parcheggio dello stadio), casa dei Miami Dolphins della NFL. L’impianto non si trova nel territorio metropolitano del capoluogo della Florida ma nella cittadina di Miami Gardens,a 16 miglia dal centro della città. Inizialmente programmato per il 2021,venne ricollocato nel 2022 nella prima settimana di maggio. Il circuito propriamente detto non è definibile come un classico cittadino, non utilizzando nessuna strada pubblica ma è anzi concepito per assomigliare ad un tracciato permanente. Lungo 5.412 m prevede 19 curve e tre rettilinei, con una media velocità prevista di 241 km/h. Sono previsti 57 giri per un totale di 308.326 km.

 

Le prime edizioni dei gp corsi negli Stati Uniti 

Non ci sono ovviamente dati statistici sul gp di Miami, essendo la prima edizione. Ma può essere utile prendere la macchina del tempo e analizzare le prime gare per ogni località statunitense che ha avuto l’onore di ospitare il circus iridato. Numeri alla mano le tappe inaugurali sono state spesso terreno di caccia per i team inglesi che su 10 ne hanno vinte ben 8 con successi di McLaren(3), Williams e Lotus(2),Cooper(1) mentre le restanti due sono state conquistate da Ferrari.
La prima location ad ospitare la Formula 1,non contando la 500 miglia di Indianapolis presente nel calendario iridato per tutti gli anni ‘50 ma a cui partecipavano solo i piloti e scuderie statunitensi, fu il famoso circuito di Sebring nel 1959 che fu designata come ultima tappa del mondiale.
A giocarsi il titolo erano ancora in tre: Jack Brabham(leader del  mondiale) sulla Cooper, Tony Brooks su Ferrari e Stirling Moss con la Copper del team privato di Rob Walker. La corsa vide subito il ritiro del poleman Moss per un problema al cambio, che per tutto l'anno lo aveva perseguitato e che lo lasciò a piedi anche all'ultima decisiva gara. Brooks (scomparso recentemente, ultimo pilota rimasto in vita a vincere un gp negli anni 50) giunse solo terzo, dietro anche alle Cooper di Maurice Trintignant (2°) e Bruce McLaren, alla prima vittoria in F1 per il neozelandese che diventò il pilota più giovane a vincere un gp a 22 anni e 104 giorni, record che resisterà fino al trionfo di Alonso nel 2003 in Ungheria. 

Stirling Moss a Riverside nel 1960 dove si impone al termine della corsa
Stirling Moss a Riverside nel 1960 dove si impone al termine della corsa

Campione del mondo diventò Jack Brabham, a cui bastò il 4° posto per laurearsi iridato con un finale incredibile perché la sua Cooper lo lascia a piedi a 400 m dal traguardo, ed il pilota australiano tagliò il traguardo a spinta conquistando così il suo primo mondiale. Da ricordare la presenza in gara di Rodger Ward, vincitore della 500 miglia di Indianapolis in quella stagione che provò a sfidare sul loro terreno i forti team europei alla guida di una Kurtis Kraft. Ma la gara si rivelerà un disastro per il pilota statunitense, che portava in pista in quel weekend il numero 1. In qualifica fu ultimo con un distacco di 43 s dalla pole, in gara si ritirò.

Nel 1960 fu l’unica volta a Riverside, ultima gara di un campionato che aveva già emesso i suoi verdetti in favore di Brabham e della Cooper e che vedrà la vittoria di Stirling Moss sulla Lotus del team di Rob Walker davanti alla Lotus ufficiale di Ireland e la Cooper di Bruce Mclaren. Da ricordare l'assenza della Ferrari, che decise di non partecipare per evitare le spese per una trasferta considerata inutile. L'anno successivo fu invece Watkins Glen ad ospitare per la prima volta la F1 e che sarà il circuito statunitense che conterà più edizioni in calendario, ben venti. La gara non vide la partecipazione di Ferrari, ancora in lutto per l'incidente di Monza che era costato la vita a Wolfgang Von Trips e a 13 spettatori. Fu l'ultima gara nella categoria per Tony Brooks, che salirà sul podio (3°) per la decima ed ultima volta con una BRM e di Stirling Moss, a causa di un incidente pochi mesi dopo al Glover Trophy di Goodwood che lo costringerà al ritiro. La corsa vide l'unico successo in F1 per Ireland su Lotus davanti alla Porsche del pilota a stelle e strisce Dan Gurney (2°). 

Formula 1 a Long Beach
Formula 1 a Long Beach

Nel 1976 fu la prima volta per Long Beach, circuito cittadino ricavato in un sobborgo di Los Angeles. La gara vide il dominio di Clay Regazzoni che conquistò l’unico grand chelem in carriera(pole,vittoria,giro veloce, sempre in testa)davanti al compagno Lauda mentre terzo giunse Patrick Depailler su Tyrrell. Particolarmente apprezzata fu l’organizzazione, tanto che fu considerata la migliore dell’anno. Il 1981 fu l’anno del debutto di Las Vegas, in un tracciato ricavato nel parcheggio del Hotel Cesar Palace. Il circus vi disputò l’ultima tappa della stagione che vedeva in lizza per il campionato ancora tre piloti: Reutemann su Williams (leader del mondiale), Piquet su Brabham e Laffite su Ligier. Il pilota argentino partiva dalla pole ma non bastò la domenica, poiché crollò in classifica e giunse fuori dai punti (9°). La gara venne vinta dal compagno Alan Jones (la dodicesima ed ultima) davanti a Prost su Renault e Bruno Giacomelli su Alfa Romeo, unico podio in F1 per il driver italiano mentre Alfa poteva celebrare il ritorno tra i primi tre che mancava dal gp di Spagna 1951. Ma il risultato più importante del giorno fu il 5° posto di Piquet, che conquistò i due pt che lo consacrano iridato, resistendo negli ultimi giri agli attacchi di Laffite (6°) e Watson e svenendo per lo sforzo e il caldo subito dopo aver tagliato il traguardo.

 

Il podio del gp di Las Vegas 1981, con i piloti premiati con corone di alloro
Il podio del gp di Las Vegas 1981, con i piloti premiati con corone di alloro

Nel 1982 vi fu invece l'entrata nel calendario iridato di Detroit, in una pista che venne disegnata non distante dalla sede della Ford lungo le sponde del Detroit River e attorno al Reinassance Center, con anche un tratto in tunnel quasi a copiare l’omologo esempio di Monaco. Vista la presenza di altre due corse nel 82 negli Stati Uniti il gp assunse la denominazione di gp degli Usa-Est, per distinguerlo da quello a Long Beach che aveva titolatura USA-Ovest oltre che dalla tappa di Las Vegas. La domenica la corsa si concluse al raggiungimento delle due ore, quando erano stati corsi 62 dei 70 giri previsti, e per somma di tempi dopo che la gara era stata sospesa al 6° giro per un incidente. La vittoria fu conquistata da John Watson su Mclaren davanti a Cheever sulla Ligier mentre terzo giunse Pironi sulla Ferrari. Nel 1984 vi fu l'unico gp degli Stati Uniti disputato a Dallas, in un tracciato ricavato all'interno del Fair Park attorno allo stadio del Cotton Bowl. La pista venne aspramente criticata dai piloti per i problemi di sicurezza, aggravati dal grande caldo che contribuì a peggiorare lo stato del manto stradale. I piloti protestano fortemente, minacciando anche un boicottaggio ma alla fine si trova un accordo per accorciare il numero di giri di gara. La gara si concluderà alla fine delle due ore regolamentari e vide la vittoria della Williams di Keke Rosberg davanti ad Arnoux su Ferrari e la Lotus di De Angelis

 

 

Il momento nel quale Mansell viene soccorso dopo essere appena svenuto
Il momento nel quale Mansell viene soccorso dopo essere appena svenuto

Nell'ultimo giro Mansell, che era quinto, urtò un muretto e si fermò a pochi metri dal traguardo. Il britannico provò a tagliarlo spingendo l’auto, ma svenne per il grande caldo. Fu classificato sesto, mentre quinto arrivò così Piercarlo Ghinzani su Osella, che conquistò così i suoi primi punti iridati. Nel 1989 la Formula 1 si trasferì a Phoenix, in un tracciato ricavato al centro della città. La prima edizione del 1989 fu caratterizzata dal grande caldo che causò tanti problemi tecnici alle macchine, tanto che solo 6 vetture giunsero al traguardo. La gara vide il successo di Alain Prost su Mclaren davanti a Riccardo Patrese su Williams e Eddie Cheever su Arrows. Da ricordare il 4° posto di Danner su Rial, ultimo arrivo a punti per il team tedesco fondato nel 1988 dal vecchio proprietario del ATS.

La F1 uscì dal calendario per circa un decennio per tornare nel 2000 ad Indianapolis in un tracciato ricavato all'interno del catino più famoso del mondo, ma utilizzando l'ultima curva e il rettilineo dell’ovale. La gara fu un importante turning point poiché vide il successo di Micheal Schumacher su Ferrari, che con il contemporaneo ritiro di Mika Hakkinen, equipaggiato con il nuovo motore Mercedes che però lo tradì, fece un passo importante verso la conquista del titolo permettendogli di avere il primo match point in Giappone. La Ferrari ottenne una doppietta con il secondo posto di Barrichello con cui la rossa si riportò in testa alla classifica costruttori. A chiudere il podio fu Frentzen su Jordan al secondo podio stagionale dopo quello in Brasile. 

Schumacher mentre tagli il traguardo a Indianapolis
Schumacher mentre tagli il traguardo a Indianapolis

L’ultimo luogo a vedere la F1 in calendario è stata Austin, in Texas. Il circuito delle Americhe, appositamente costruito per ospitare la Formula 1, vide la tappa inaugurale nel 2012, penultima tappa di un intenso campionato. E ad imporsi nella prima edizione fu Lewis Hamilton su McLaren, che si rivelerà in futuro grande specialista della pista statunitense e che batterà dopo un’intensa lotta il leader del mondiale e poleman Vettel su Red Bull, con il sorpasso decisivo che arriverà al 42° giro, con l'inglese che approfittò di alcuni doppiati per portarsi a tiro col DRS e superarlo in rettilineo. Vettel guadagnerà 3 punti in campionato su Alonso, terzo al traguardo arrivando così alla tappa finale in Brasile con 13 punti di vantaggio mentre Red  Bull poté festeggiare la conquista del suo terzo titolo costruttori consecutivo. Proprio Alonso e la Ferrari furono protagonisti di una polemica perché il team di Maranello decise, per far partire lo spagnolo dal lato pulito della pista, di rompere i sigilli del cambio del compagno Massa che si era qualificato davanti e accettare così la penalità di 5 posizione in grigia.

Hamilton mentre supera Webber durante la gara ad Austin nel 2012
Hamilton mentre supera Webber durante la gara ad Austin nel 2012

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