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FERRARI: RITORNO AL PASSATO

DI MARCO TERRAGNI

La Ferrari il 17 febbraio ha presentato la sua nuova macchina che competerà nel mondiale 2022, la F1-75.
Un nome che ha sorpreso molti e che segna un taglio netto con il recente passato, con l'eliminazione della sigla SF(scuderia Ferrari) tanto voluto da Sergio Marchionne per denominare le nuove rosse, introdotta dal 2015 con la SF15-T; non vi è però stata la reintroduzione di sigle riguardanti l'anno in corso preceduto da una F(che sta per Ferrari ovviamente) ma è stato deciso di riprendere un acronimo quasi dimenticato ma estremamente di prestigio come quello dello stesso campionato cioè F1, a cui si aggiunge un 75 per celebrare i 3/4 di secolo dalla prima accensione della 125 S, prima auto della neonata Ferrari nel 1947.
Entrambe le sigle hanno un significato particolare: non è la prima volta che Ferrari decide di dedicare la monoposto ad un evento particolare e può riguardare sia la storia del team, con la F60 del 2009 che ricordava i 60 anni di partecipazione della Ferrari al campionato del mondo di Formula 1 o la SF70H nel 2017, per celebrare il 70° anniversario della fondazione della scuderia  ma anche anniversari non legati alla squadra come i 150 anni dell'unità d'Italia nel 2011 ricordato da Maranello con la Ferrari 150º Italia, abbreviata in F-150(che doveva essere il nome ufficiale, poi cambiato per evitare contenziosi giudiziari con la Ford che aveva un pick-up che già aveva quel nome) o la dedica per morte di un importante personalità come Gianni Agnelli nel 2003,con l'aggiunta della sigla GA alla F2003.
L'acronimo F1 si inserisce invece nella lunga tradizione, attiva soprattutto nei primi 20 anni della vita della Ferrari in F1 e nella seconda metà degli anni 80 ed inizio anni 90, di denominare il nuovo telaio con un riferimento alla categoria a cui la rossa partecipava. In ben 24 occasioni il nome F1 compare nel nome ufficiale di una vettura di Maranello e che mancava dal lontano 2006, con la 248 F1 che fu l'ultima Ferrari guidata da Michael Schumacher.

La 248 F1,ultima rossa guidata da Michael Schumacher
La 248 F1,ultima rossa guidata da Michael Schumacher

Tra questi 24 esemplari tra i più importanti possiamo ricordare la F1-2000 che riportò il titolo a Maranello dopo 21 anni di digiuno, la 156 F1 del 1961 con cui Phil Hill conquistò il titolo e primo pilota statunitense a riuscirci, la 375 F1 del 1951 con cui Ferrari vinse il primo gran premio nella categoria a Silverstone guidata da “El cabezon” Gonzales e con la quale con Ascari e lo stesso Gonzales per la prima volta lottò per il campionato del mondo piloti, modelli come la 156 e la 512 F1 del 1964 che contribuirono alla conquista del titolo costruttori mentre Surtees con la 158 conquistava il titolo piloti, macchine passate alla storia per le loro innovazioni tecnologiche come la 312 F1,che corse per ben 4 anni consecutivi dal 1966 al 1969 e che nel gp del Belgio 1968 montò per la prima volta in Formula 1 delle appendici aerodinamiche come un’ala posteriore o la 640 F1,la prima macchina a montare un cambio semiautomatico e che vinse in modo incredibile al debutto in Brasile a Rio de Janeiro con Nigel Mansell e la successiva 641 F1, con cui Prost sfiorò il titolo mondiale nel 1990 e che è ricordata per la sua bellezza oltre che velocità, derivata dalle linee sinuose. Da ricordare infine che due auto ebbero una sigla molto simile alla nuova nata di Maranello: la F1-86 e la F1-87 -che corse anche nel 1988 con il nome di F1 87/88C, che nel computo totale ottennero tre successi nelle ultime due tappe nel 1987 e il successo a Monza nel 1988 ma che in tre anni non furono mai in grado di lottare per il campionato.

Ma un grande dettaglio ha reso estremamente curiosi e felici i tifosi della Ferrari in giri per il mondo e cioè la nuova livrea, con il ritorno delle ali nere e ad un rosso più scuro.

Un gradito ritorno anche qui a tempi lontani, alle livree che contraddistinsero la Ferrari durante tutti gli anni 80 e per metà degli anni 90.

Una colorazione che però non ha portato grande fortuna al team di Maranello nel corso degli anni.

La prima auto a sfoggiare un a simile colorazione fu la 126C2-B del 1983, evoluzione dell'auto che nel 82 aveva conquistato il titolo costruttori ma che aveva visto la morte di Gilles Villeneuve a Zolder e il grave incidente a Didier Pironi in Germania.

 

 

La Ferrari 126 C3 del 1983,guidata da Patrick Tambay. Formulapassion
La Ferrari 126 C3 del 1983,guidata da Patrick Tambay. Formulapassion

La stagione 1983 vide la Ferrari conquistare ben 4 successi in stagione e con Arnoux rimanere fino alla fine in lotta per vincere il mondiale piloti ma con Ferrari che si accontentò del titolo costruttori, l'ultimo titolo per il team di Maranello fino al 1999.
Fu anche l'unico campionato conquistato con i colori "rossoneri”, poiché gli anni successivi non videro più Ferrari in grado di conquistare un mondiale e con una rossa che soprattutto nella seconda metà degli anni 80 non riuscì a tenere il passo dei rivali più veloci. Vi furono eccezioni come Michele Alboreto nel 1985 che lottò per il titolo piloti per ⅔ di stagione contro la Mclaren di Prost fino al gran premio di Monza quando vi fu il crollo di competitività della 156-85, dovuto anche al cambio delle turbine dalle tedesche Kühnle, Kopp & Kausch (KKK) alle americane Garret che si rivelò un disastro o il 1990 con Prost e la 641 F1, che lottò per il campionato contro la Mclaren di Ayrton Senna fino al noto epilogo di Suzuka. Da ricordare che la ottima 641 detiene il record di vittorie stagionali (ben 6, di cui 5 con Prost ed 1 con Mansell) per le auto con ali totalmente nere e che mantenne il record di successi fino al 1998, quando però vi era un altro pilota a lottare per il titolo (Michael Schumacher) ed il nero era stato in parte abbandonato.
Ma non vi sono soltanto modelli che si sono rivelati in grado di vincere gran premi. Vi furono anche progetti deficitari come la F1-86 afflitta da continui problemi di affidabilità o la F92A, la cui idea del doppio fondo si rivelò un fiasco totale che portò alla conquista di due soli terzi posti, ma anche le 642 e 643 che corsero nel 1991, progetti nati vecchi e poco competitivi e che segnarono l'inizio di un digiuno di successi  che durò per Ferrari ben 4 anni. Ma a partire dal 1994 si videro delle iniziali modifiche alle ali, con quella posteriore che passò dal oramai classico Total black a presentare uno spazio bianco per permettere una maggiore visibilità allo sponsor Marlboro. L'ultima auto ad avere una livrea rossa con ali nere fu la F310, la prima Ferrari di Michael Schumacher con cui vinse tre corse e che riportò la rossa a trionfare a Monza, che mancava dal 1988 quando la Ferrari ottenne un insperata doppietta, per via dell'incidente del leader Senna con Schlesser alla prima variante a due giri dalla fine, con Gerhard Berger davanti a Michele Alboreto ad un mese esatto dalla morte del fondatore Enzo Ferrari.
Guardando ai risultati ottenuti con questo tipo di colori tra il 1983 e il 1996 si nota che, oltre al titolo costruttori del 1983 Ferrari ha conquistato un totale di 24 vittorie, impreziosite da 25 pole position ed un totale tra tutti i piloti di ben 114 podi. Tra nomi particolari e livree iconiche ma poco fortunate Ferrari ha fatto sicuramente una scelta coraggiosa. Starà alla F1-75 portare tutte queste affermazioni nel dimenticatoio della storia. 

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