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CIAO FRANK

DI LAURA PIRAS

Ciao Frank. 

E anche te ci hai lasciati. Anche te non sei più fisicamente fra di noi. 

Scrivere articoli di questo genere è sempre un po' difficile. Mi ritrovo quì davanti allo schermo del mio pc a tentare di trovare le parole giuste per raccontare una vita speciale e unica nel suo genere. Le mie dita però non trovano naturalezza sopra la tastiera, anzi sembrano quasi timorose nel toccare i tasti. Hanno paura le mie mani perchè hanno una grande responsabilità in questo momento. Ma Frank merita di essere omaggiato perché è stato a tutti gli effetti uno di quegli uomini che ha rappresentato una grande parte della storia della Formula 1.

La sua storia, a una prima lettura, può essere vista come una vita normale di un uomo normale: una nascita, qualche difficoltà, qualche soddisfazione, una famiglia e una morte.

Ma, perché c'è una ma, Frank non era un uomo normale.

Perché al pari di Enzo Ferrari non è normale costruire una squadra tanto iconica quanto vittoriosa come la Williams, non è normale superare certe difficoltà e tornare alla vita sorridenti e grati di tutto, non è normale segnare in modo indelebile l'esistenza di altri.

Molti ricordano la Williams e Frank per l'ultimo mondiale vinto, nel quasi lontano 1997 con Jacques Villeneuve ma io non amo molto ricordare le persone per gli ultimi bagliori di gloria, io amo ricordare le persone raccontandone le gesta più belle, amo ricordare gli altri quando sono sulla cresta dell'onda perché secondo me certi miti vanno raccontati al massimo della forza. Con questo articolo voglio ripercorrere la sua vita e dare a chi non lo conoscere una prima visione di ciò che è stato Frank per tutti noi. 

 

Frank nacque il 16 aprile 1942 a South Shields una città della contea del Tyne and Wear, in Inghilterra. Il papà di Frank era un ufficiale della RAF mentre la mamma era una maestra.

I due si separarono e Williams crebbe dagli zii materni a Jarrow.

 

Successivamente frequentò il St. Joseph's College della località di Dumfries, in Scozia.

Il battesimo con i motori avvenne solo verso la fine degli anni cinquanta quando un suo caro amico gli fece provare l'ebbrezza di una Jaguar XK150.

 

Nel cuore di Frank scattò un amore profondo, amore che lo accompagnerà per tutta la vita. Anche per lui il motosport divenne una malattia: viveva di quello.

Cominciò comprando e vendendo pezzi, poi monoposto e alla fine avvenne una tappa fondamentale, la creazione di un proprio team a soli 24 anni.

 

Anche Frank aveva tentato la carriera di pilota ma con scarsi risultati e all'attivo troppi incidenti. 

La sede della Frank Williams Racing Cars era un umile garage dove lui insieme alla sua fidanzata ed un paio di amici gestiva tutte le operazioni. 

 

La squadra militò inizialmente in Formula 2 e in Formula 3. A guidare le monoposto del team c'erano piloti come Piers Courage, Richard Burton, Tetsu Ikuzawa e Tony Trimmer.

Dopo tre anni, nel 1969 il team fece il tanto sospirato passaggio in Formula 1 acquistando il telaio di un vecchio modello di una Brabham. Come pilota scelse Courage che salì due volte sul secondo gradino del podio nelle prime gare. Courage morì nel 1970 dopo un incidente a Zandvoort (Olanda). 

 

La Williams in quel periodo non fronteggiava squadre come Mercedes, Aston Martin o Alpine. Non era come oggi: all'epoca c'erano la Lotus, la Tyrell e la Ferrari, sempre presente in Formula 1, sin dagli inizi. Erano tempi diversi da quelli attuali, tempi artigianali, tempi di grandi fatiche e sacrifici.

Dopo un periodo di rodaggio nel 1972 la Williams finalmente riuscì a costruire la prima vettura di formula 1 progettata in casa: la Politoys FX3 che purtroppo si schiantò proprio durante la gara di esordio. 

Williams non navigava nell'oro, addirittura non riusciva a pagare le bollette e gestiva tutta la comunicazione da una cabina telefonica. Le cose cambiarono quando entrarono in gioco le sponsorizzazioni della Malboro e dell'Iso Rivolta.  

 

Purtroppo l'Iso fallì e Frank decise di affidarsi a Walter Wolf, un magnate petrolifero che si rese disponibile ad aiutare Williams e la scuderia. Walter Wolf acquisì il 60% dell'intera proprietà. Nel 1977, l'anno dopo l'acquisizione, Frank, insieme al suo amico ingegnere Patrick Head, lasciò in modo definito la scuderia per rifondarla in un secondo momento.  

 

In un negozio di tappeti abbandonato a Didcot, località nello Oxfordshire, nacque la Williams Grand Prix Engineering, che gareggia ancora oggi in Formula 1 con il nome di Williams Racing.

 

Sarà proprio con questa nuova struttura che la Williams ottenne nel 1979 la prima vittoria con Clay Regazzoni e successivamente il primo titolo del Campionato mondiale piloti di Formula 1 nel 1980 con Alan Jones.

La Williams non volle fermarsi e fece il bis iridato nel 1982 con Keke Rosberg.

Il team inglese non vinse però solo titoli piloti in questo periodo ma anche due titoli consecutivi del Campionato mondiale costruttori di Formula 1 nel 1980 e nel 1981.

 

In totale la Williams conquistò 16 titoli fra piloti e costruttori, un bel bottino di guerra per la squadra capitana da Frank. 

Ma come ogni squadra di Formula 1 oltre i momenti di grande ascesa arrivano anche attimi caratterizzati da rovina e crisi. 

Tutto sempre gestito con al fianco il grande amico di sempre: Patrick Head. Inseparabile e fedele. 

 

La Williams durante gli anni 80 divenne a tutti gli effetti un top team che cambiò spesso motorizzazione: partendo dai propulsori Cosworth passando per i motori Honda, a cui fecero seguito i Judd, i Renault, i Mecachrome e i Bmw, arrivando così durante gli anni 2000.

 

La Williams, motorizzata Honda, divenne la macchina da battere fra il 1985 e il 1987 e quando venne equipaggiata invece con i V10 Renault dominò la Formula 1 degli inizi degli anni 90.

 

Credo che il sodalizio tecnico fra la Williams e i motori francesi fu uno dei matrimoni più interessanti e speciali che si siano mai creati nella storia di questo sport.

 

Considerando che la Williams nel 1997 correva da pochi anni (20) in confronto ad altre squadre, come Mclaren e Ferrari, possiamo dire che divenne il costruttore ad aver vinto più titoli costruttori. Un bel traguardo ricordando la considerazione riportata prima.  

 

Se da una parte c'erano i titoli vinti e la gloria ottenuta per Frank non furono anni facili personalmente parlando. 

 

Nel 1986 avvenne l'incidente che lo costrinse sulla sedia a rotelle. Il fatto avvenne in Francia sulla strada che, partendo dal circuito del Paul Ricard, portava all'aeroporto di Nizza. Frank non riuscì a controllare la sua vettura che si ribaltò. 

 

Nonostante le cinture di sicurezza allacciate riportò un trauma molto serio alla colonna vertebrale: una frattura tra la quarta e la quinta vertebra. Williams non era solo in macchina, c'era Peter Windsor con lui, ma Peter ebbe qualche ferita lieve.  

 

Frank mostrò una forza incredibile in questa circostanza, anzi confermò al mondo di che pasta era fatto e che tempra possedesse. Tutti lo davano per spacciato e invece, grazie alla sua caparbietà e alle cure amorevoli di sua moglie,Virginia Berry, lottando con le unghie e con i denti e riuscendo a respirare in completa autonomia, il nostro Sir tornò dopo pochi mesi in circuito. Che lottatore Frank! Sino al midollo. 

Oltre l'incidente dovette affrontare il colpo della morte di Ayrton Senna, di cui venne accusato di omicidio colposo. (Ma questa è un'altra storia che vale la pena essere raccontata in un altro articolo).

 

Nonostante questi attimi terribili arrivarono altre vittorie per Frank e la squadra. Venne il mondiale con il Hill nel 1996 e successivamente il titolo con Villeneuve. Tutto magistralmente agguantato grazie anche al genio di Adrian Newey. 

 

Dal 1998 cominciò il lento e inesorabile declino del team: Ferrari, Red Bull e Mercedes sono troppo forti per la squadra di Groove. 

Ma Frank non molla, non ne è capace anzi è sempre presente sino a che non passa il testimone alla figlia Claire, fedele compagna di viaggio all'interno della Formula 1.

 

Frank oggi non c'è più.

 

Ma lo ricorderemo per sempre perchè è stato un pilastro dell'automobilismo sportivo. Non possiamo dimenticare questo uomo da una parte intriso di grazia e dall'altra invece ricco di determinazione e coraggio. Non possiamo non ricordare di questo uomo gentile ma con gli occhi marchiati da una ferocia e voglia di vincere uniche al mondo. 

 

Ciao Frank.

Rest in Speed!

 

 

 

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