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CIAO ROLAND!

DI LAURA PIRAS

Roland Ratzenberger aveva le corse nel cuore, la Formula 1 era il suo sogno, sogno purtroppo infranto il 30 aprile del 1994 quando uno schianto incredibile, a 300 km/h, spezzò la sua giovane vita...poche ore dopo avrebbe lasciato questa terra anche il grande Ayrton Senna.

Chi seguiva la Formula 1 in quel periodo credo che non dimenticherà mai la testa chinata su di un lato di Roland.

Che immagine crudele, che destino avverso.

 

Roland e Ayrton avevano in comune, oltre l'amore viscerale per le competizioni, l'anno di nascita, il 1960 e, non sapendolo, gioco amaro del destino, acquisirono, in modo del tutto inaspettato, anche un altro legame, che sicuramente non avrebbero mai voluto avere, l'anno della morte, quel terribile 1994 diventato a tutti gli effetti l'anno 0 delle corse. 

 

Roland era ai più uno sconosciuto, sempre sorridente, un pilota che con grande sacrifico era approdato in Formula 1, non in tenera età, ma a 33 anni. Ratzenberger correva con la Simtek, che non era proprio un team con risorse infinite ma il caro pilota austriaco non mollò mai perché la passione di certo a Roland non mancava. 

 

Anzi era talmente tanto desideroso di correre che aiutò la squadra, portando anche lui un bel po' di fondi. La somma non era esosa tanto che ne avrebbe avuto solo per cinque corse, corse che non riuscì mai a correre.

 

Indelebili sono nella nostra mente gli attimi dopo l'incidente e il massaggio cardiaco effettuato su di lui, istanti tragici e crudi di cui siamo stati, ahimè, testimoni oculari. Roland ci lasciò così a causa di una falla del profilo anteriore della sua vettura che si staccò. La monoposto divenne incontrollabile e lo scontro che ne conseguì con le barriere fu di una violenza inaudita. Sarebbe stato davvero un miracolo per Roland uscire illeso da quello schianto. 

 

Ma chi era Roland nel mondo del motosport?

 

Roland era un pilota di talento che frequentò la Formula 3 e successivamente la Formula Nippon. In entrambe le categorie aveva ben figurato. Poco dopo tentò la fortuna con la 24 Ore di Le Mans dove riuscì ad ottenere una bella vittoria nella classe C2, insieme a lui in squadra c'erano anche Noaki Nagasaka e Mauro Martini.

 

 La Formula 1 era ancora lontana ma era ben salda nel suo cuore. Roland non abbandonò mai questo sogno, anzi lo serbò nel suo intimo con tanta delicatezza, e appena debuttò chiuse la sua prima gara, ad Aida, in undicesima posizione. Nel cuore di Roland serpeggiò l'idea che forse avrebbe potuto fare di meglio, poteva crescere e conoscere meglio macchina e ambiente e invece quella sarebbe stata la sua prima e ultima corsa nella massima categoria a quattro ruote. 

 

“Ho trascorso cinque ottimi anni in Giappone e ora sono molto contento di essere in Formula 1. Quando ti capita un’occasione del genere, devi coglierla a prescindere. È il campionato più importante, quello dove devi arrivare a un certo punto della tua carriera. Credo che correre in Formula 1 sia l’obiettivo di chiunque, quindi sono davvero felice di esserci".

 

Furono queste le parole rilasciate alla TV da un Ratzenberger raggiante per essere arrivato in Formula 1.

 

Roland è il simbolo comunque di un pilota che ce l'ha fatta, un pilota da rispettare anche se ha avuto una carriera breve, un uomo con una dedizione immensa, un uomo che ha insegnato a tutti che vale la pena rischiare anche solo per un giorno di adrenalina perchè in fin dei conti é proprio questa la realizzazione più grande che un pilota possa raggiungere.

 

Una vita al limite spezzata troppo presto, una vita ricca di dignità che dovrebbe, anche adesso, insegnarci tanto, una vita che vale la pena di raccontare a tutti per assaporarne il significato e trarne un grande insegnamento. 

 

Roland ti ricorderemo per sempre perchè hai colorato con la tua particolare e unica tonalità il mondo delle corse. Con la tua grande gioia e passione sei diventato protagonista del grande quadro infinito che è la Formula 1. 

E' anche per persone come le tue che noi vogliamo e dobbiamo scrivere perché sei la parte migliore di questo sport che noi tanto amiamo! 

 

Ciao Ronald!

“Non appena vidi l’auto uscire dalla curva della Tosa a pezzi riconobbi che si trattava di mio figlio e il movimento della testa mi face capire che ormai se n’era andato.

Pensai subito a mia moglie Margit che era in cucina, a come comunicargli quanto successo. Più tardi la notizia cominciò a diffondersi e il telefono a squillare. Il ricordo più brutto comunque riguarda l’identificazione a Imola. Sembrava che dormisse e le ferite non erano visibili. Un’immagine che avrò sempre nella mente. Come c’è scritto sulla lapide ha vissuto per il suo sogno.

Con il senno di poi credo sia andata bene così. Ci siamo spesso chiesti cosa sarebbe accaduto se fosse rimasto paralizzato o avesse avuto il destino di Michael Schumacher. Perdere la vita può sembrare il peggio, tuttavia per chi è vicino è più difficile accettare altre conseguenze".

 

- Rudolf Ratzenberger, padre di Roland, intervista del 2016

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Commenti: 1
  • #1

    Davide (sabato, 30 aprile 2022 22:19)

    Io te lo dico.
    Se smetti di scrivere ti spezzo le braccine!
    Meriteresti un posto in un giornale famoso.
    Sei brava, emozioni, sei precisa...
    Ti ammiro amica mia!
    Continua così e non fermarti mai!