· 

IMOLA 2006: ULTIMA VITTORIA DELLA FERRARI AD IMOLA

DI LAURA PIRAS

Domenica 18 aprile si correrà, sul circuito dedicato ad Enzo e Dino Ferrari, il secondo gran premio del mondiale di formula 1 del 2021. Per quest'anno il nome della gara è davvero tutto un programma: Gran Premio dell'Emilia Romagna e del Made in Italy, definizione lunga come una quaresima, al pari della Divina Commedia. Lunga è anche l'attesa per i tifosi della Rossa di Maranello di rivederla sul gradino più alto del podio, sarà difficile per la Ferrari vincere questo fine settimana ma gli appassionati del Cavallino possono rimembrare le vecchie imprese della squadra italiana e rendere più dolce del miele questa attesa prima della prossima vittoria.

 

 

 

 

 

Era il 23 aprile del 2006, non proprio 15 anni fa ma manca poco per rasentare la perfezione temporale, quando Michael Schumacher vinse il Gran Premio di San Marino. 15 anni, un'era geologica di questo sport. In 15 anni quante cose cambiano: valori in campo, piloti, regolamenti, tecnologie e squadre dominanti.

 

Il Gran Premio di San Marino era la quarta gara del mondiale, mondiale che ancora non aveva visto vincere la Ferrari. La Renault infatti stava dominando l'inizio del campionato con Alonso che aveva conquistato due vittorie in Bahrain e in Australia mentre il compagno di squadra Giancarlo Fisichella si era aggiudicato il Gran Premio di Malaysia. 

 

La Ferrari è chiamata al riscatto e alla vittoria se vuole rimanere in corsa per poter avere mire concrete sul titolo iridato, serve una prova di forza, serve un segnale per risollevare il morale di tutti. 

Nel 2005, sempre sullo stesso circuito si era imposto Fernando Alonso che aveva resistito agli attacchi del Kaiser Michael. 

E invece nel 2006 fu proprio Michael a dare una dimostrazione di talento puro e cristallino, confermandosi un osso duro anche a 37 anni e vendicandosi della mancata vittoria dell'anno prima. Mai dare per morto un pilota come Michael Schumacher, la storia e i fatti insegnano di non darlo mai per vinto. 

 

 

 

Prima di analizzare la gara vediamo nel dettaglio quali erano stati i cambiamenti del regolamento per il 2006. Prima di tutto vennero introdotti i V8 da 2.4 litri al posto dei V10 da 3.0 litri, che erano stati usati sino al 2005. È l’ultimo anno della lotta fra Michelin e Bridgestone riguardo alla fornitura dei pneumatici. Infatti dal 2007 la Michelin deciderà di ritirarsi non volendo essere l'unica a rifornire tutto il paddock. Per quanto riguarda i pneumatici ci sono altri cambiamenti: viene inserito di nuovo il cambio gomme durante i pit stop, ogni pilota avrà a sua disposizione 14 set di pneumatici, fra cui 7 per l'asciutto, 4 set di intermedie e invece 3 da bagnato. Le prove libere diventano tre e verrà eliminata una delle due del sabato. Anche le qualifiche subiscono ulteriori rivoluzioni, prendendo la forma costituita da 3 sessioni di un quarto d'ora l'una. Al termine delle prime due sessioni vengono estromessi dalla lotta per la pole position i sei piloti che hanno fatto registrare i tempi più lenti mentre i 10 piloti più veloci partecipano all'ultima sessione di qualifica, che sino al Gran Premio degli USA aveva una durata di 20 minuti mentre dal Gran Premio di Francia assumerà la durata finale di 15 minuti.

Ma torniamo al Gran Premio.

La gara aveva già assunto certi contorni già dal sabato quando Michael fa la pole position, imponendo anche dei discreti vantaggi sugli inseguitori. A scattare accanto a lui non sarà Fernando Alonso, quinto in griglia di partenza, ma bensì Jenson Button, pilota della Honda. In seconda fila segnaliamo i due brasiliani, Rubens Barrichello, compagno di squadra di Button, e Felipe Massa, secondo pilota Ferrari. Dopo il primo pit stop, Alonso, scavalcando Jenson e Felipe , si lancia su Schumacher, che sta perdendo il margine conquistato nella prima parte di gara a causa di un secondo treno di gomme non troppo al top della forma. Nonostante la pressione Schumy si difende egregiamente, vuole la vittoria, la vuole ad ogni costo. Alonso, capendo che non può superarlo in pista, tenta di avanzare sul tedesco con la strategia dei pit stop e prova ad anticipare la sua ultima sosta. Michael però non si fa trovare impreparato e rientra i box un giro dopo l'asturiano. Il Kaiser non perde terreno e, uscendo dalla pit-lane, torna avanti allo spagnolo. Fernando prova ad affondare l'attacco sul finale ma non ce la fa, nulla può contro l'armata rossa di Maranello, capitanata da un Michael Schumacher veramente incredibile. Oltre un Kaiser lucido e attento ad ogni cosa va detto che Alonso è stato autore di certe imprecisioni sul finire della gara: la prima al quartultimo giro quando va un po' largo alla Villeneuve e la seconda alla Rivazza. Lo spagnolo a quel punto alzerà il piede dall'acceleratore. Michael è troppo forte per lui quel giorno.

A salire sul gradino più passo del podio c'è il pilota della McLaren Juan Pablo Montoya, autore di una bellissima rimonta, dietro di lui arriva l’altra Ferrari di Felipe Massa. In quinta posizione troviamo Kimi Raikkonen che ha visto sventolare la bandiera a scacchi prima di Mark Webber, sesto, e di Jenson Button, giunto settimo. Da ricordare la grande paura per l’inglese che in occasione della sua seconda sosta è ripartito con ancora il bocchettone del rabbocco carburante attaccato alla sua Honda. Jenson è stato costretto a fermarsi dopo pochi metri e ad attendere il soccorso di un meccanico che ha successivamente staccato il bocchettone dalla sua vettura. Il pilota inglese è  è riuscito a ripartire ma oramai la sua corsa era rovinata. In ottava posizione abbiamo Giancarlo Fisichella partito undicesimo al via. 

Le parole di Michael Schumacher al termine del gran premio: “Sono felicissimo! Questo risultato dimostra che il lavoro paga e che gli sforzi fatti da tutti ,la squadra e i nostri partner, hanno avuto la giusta ricompensa. E’ stato determinante restare davanti all’uscita dal secondo pit-stop: come abbiamo visto lo scorso anno, su questo circuito è quasi impossibile sorpassare a meno che chi sta davanti non commetta un errore. Con tutta l’esperienza che ho, sapevo bene che, nella seconda porzione di gara, dovevo tenermi Alonso alle spalle cercando di guidare al ritmo che volevo io ed è stato quello che ho fatto. In quella fase ho avuto un po’ di graining, come del resto era accaduto nelle prove libere, e ora dobbiamo capire quali sono state le cause che lo hanno provocato. Ora spero che potremo mantenere questo standard nelle prossime gare: credo che, d’ora in avanti, saremo molto competitivi.“

Questa è la Ferrari che ci vorrebbe adesso: una squadra piena di fame di vittoria, una squadra capace di recuperare velocemente il gap con chi domina le scene, una squadra ricca di emozione, una squadra che esprima una volontà di voler tornare a dettare legge sugli altri.

E' da troppo tempo che la Ferrari è a digiuno di vittorie. In virtù del Gran Premio di San Marino del 2006, erano diciotto mesi e tredici giorni che distanziavano il Cavallino Rampante dalla vittoria. Precisamente il Cavallino Rampante non saliva sul gradino più alto del podio a Suzuka nel 2004 (tralasciamo Indianapolis per favore).

Attualmente la vittoria manca a Maranello esattamente dal 22 settembre del 2019 quando Sebastian Vettel si impone a Singapore.

Chissà quando si interromperà questo ennesimo periodo di vacche magre. 

Intanto vi auguro un buon fine settimana di gara, sperando di assistere ad una lotta quanto meno serrata ai vertici! 

Buon Gran Premio a tutti! 

 

Scrivi commento

Commenti: 0