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LE PIU' GRANDI RIVALITA' NELLA FORMULA 1 - PARTE 1: ASCARI CONTRO FANGIO

DI LAURA PIRAS

Lauda contro Hunt, Senna contro Prost, Schumacher contro Hakkinen, quanti scontri unici abbiamo potuto vedere in tutti questi anni di Formula1, quante battaglie sono avvenute fra le curve delle piste del mondo, quanti momenti indimenticabili sono accaduti durante l'intera storia di questo sport.

 

Non tutte le rivalità sono degne di essere raccontate ma alcune meritano davvero attenzione perchè, caratterizzando un periodo ben preciso e, incitando gli animi dei tifosi, hanno assunto i connotati dell'eternità. 

 

In questa prima puntata vi narrerò la profonda rivalità che ci fu fra Fangio ed Ascari, due titani che hanno scritto pagine interessanti degli albori della massima serie automobilistica sportiva.

Fangio vs Ascari

La rivalità fra Alberto Ascari, icona Ferrari, e Juan Manuel Fangio, colui che vinceva sempre e con ogni mezzo a sua disposizione, ha sempre avuto i connotati di un mito. Due divinità di un antico passato si sono scontrati dando vita ad uno dei capitoli più belli dell'epopea motoristica, scontro purtroppo terminato prima del tempo e stroncato nel peggiore dei modi: Ascari morì prematuramente. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di assaporare ogni momento di questa storia. Mettetevi comodi, il viaggio inizia.

 

Siamo nel 1950, anno in cui venne disputato per la prima volta il campionato del mondo di Formula 1 e fra i piloti, presenti in griglia di partenza, spiccano due nomi: Alberto Ascari e Juan Manuel Fangio. 

 

I due già possono vantare una lunga carriera alle loro spalle e anche se non sono più dei giovani baldanzosi non sfigurano mai sulle loro monoposto. Fangio è per poco più grande rispetto ad Ascari.

Da una parte abbiamo Ascari, italiano, figlio d'arte. Infatti dal padre Antonio, pilota attivo durante gli anni 20, scomparso in un incidente  il 26 luglio 1925 sul circuito di Montlhéry, presso Parigi, durante il Gran Premio di Francia, quando era in testa alla corsa, riprende la grande passione per le monoposto sportive. Durante la Seconda Guerra Mondiale Alberto però pensa fortemente al ritiro ma a convincerlo a continuare fu Villoresi, che lo riporta sulla via dei motori. Fortunatamente, per lui e per noi appassionati, continua a correre, diventando uno dei piloti più incredibili di tutto il mondo delle corse. 

 

Dall'altra invece abbiamo El Chueco, Juan Manuel Fangio, pilota cresciuto correndo in Argentina, sua terra di nascita, dove oltretutto si impone già come pilota senza rivali. Fangio vince molto spesso e cresce in competizioni davvero stancanti come il Gran Premio Internacional del Norte dove conquista la sua prima vittoria al volante di una Chevrolet coupé. La gara, che si snodava su un percorso di più di novemila chilometri, durò due settimane: Fangio concluse il Gran Premio con il tempo di 109 ore e 35 minuti, accumulando un vantaggio di un'ora sul secondo classificato, Daniel Musso. Nel 1949 Fangio fa la sua comparsa in Europa, vuole affrontare i migliori piloti attivi nelle competizioni europee: detto fatto, l'argentino mostra sin dall'inizio il suo talento e comincia ad incutere timore a tutti. 

 

Fra il 1949 e il 1950 le vite di Ascari e Fangio si intrecciano e cominciando a partecipare insieme a gare importanti, si spartiscono le vittorie.

La prima cocente delusione la raccolse Fangio nella sua terra natia dove venne organizzata una gara proprio per celebrare il campione argentino, ma ahimè il principe di casa, durante la competizione, venne centrato da Villoresi e la vittoria andò ad Ascari. 

 

Nel 1950, come detto poc'anzi, venne avviato il pri­mo mon­dia­le di F1 e i nostri due protagonisti si ritrovano a gareggiare per due squadre di primissimo livello: Fan­gio entra nel team del­l’Al­fa Ro­meo, dove deve coabitare con Nino Fa­ri­na e Lui­gi Fa­gio­li, due teammates veramente duri e difficili, men­tre Asca­ri diventa il fiore all'occhiello del­la Fer­ra­ri, al suo fianco come compagno di squadra avrà il fedele Vil­lo­re­si.

 

Il pri­mo cam­pio­na­to del mon­do di F1 si rivela essere un completo do­mi­nio per le Alfa Ro­meo. Ascari riesce a seguire, non troppo da lontano, Fangio solo in due circostanze, a Monaco e a Monza. A Mon­te­car­lo Fan­gio vin­ce la gara, dominando talmente tanto alla grande da dop­piare tut­ti, tranne Asca­ri che si mantiene nel giro del vin­ci­to­re. A Monza il pi­lo­ta del­ Cavallino Rampante si inserisce tra le Alfa Ro­meo, soprattutto grazie ad una strategia ad hoc. A vincere il titolo mondiale sarà Nino Farina, che si laurea primo campione del mondo di Formula 1. Fangio e Ascari devono attendere il loro turno per agguantare la massima consacrazione mondiale.

 

 

Nel 1951 la Fer­ra­ri ha recuperato il gap sull’Al­fa Ro­meo e ha ingaggiato Gon­za­les come se­con­do pi­lo­ta. Per Asca­ri il compagno di squadra diventa una presenza ingombrante e fastidiosa. Se Ascari si deve difendere da Gonzales per Fan­gio in­ve­ce c'è sempre Fa­ri­na da gestire. Per il 1951 il mondiale è una sfida a quat­tro. Il Gran Premio d'apertura del mondiale si tiene in Svizzera e vince Fan­gio gestendo tutto con un do­mi­nio assoluto. Asca­ri invece ha un appuntamento con la sfortuna e non riesce a totalizzare pun­ti. L’Al­fa Ro­meo si conferma avere il pacchetto mi­glio­re an­che in Bel­gio, ma Asca­ri coglie l'occasione del ri­ti­ro di Fan­gio per ottenere un se­con­do piazzamento die­tro Fa­ri­na. Così facendo riesce a limare il vantaggio che il pilota argentino dell'Alfa Romeo ha in classifica su di lui. Fan­gio si impone in Francia su Ascari, che però mantiene la prima posizione per qual­che giro in te­sta. Ascari però non porta la vittoria a casa e si deve accontentare di un se­con­do po­sto.

 

La Formula 1 arriva sul circuito di Sil­ver­sto­ne, ci si aspetta l'ennesima cavalcata trionfante dell'Alfa Romeo ma questo sport è fatto di improvvisazioni e di cose inaspettate. La Ferrari coglie il suo primo successo ma non con Ascari, che deve ritirarsi per un guasto al cambio, bensì con Gonzales. Fan­gio, ottenendo la seconda posizione sembra avere il mondiale oramai a portata di mano. In Ger­ma­nia il pilota argentino può subito frantumare tutti i sogni di gloria di Ascari ma l'italiano fa la pole. In gara i due duellano magnificamente e si scambiano la prima posizione più volte, è uno scontro incredibile basato anche sulle singole strategie decise dalle rispettive squadre. Ad avere la meglio è Ascari che ottiene la prima vittoria nel mondiale, il pilota italiano riesce oltretutto ad accorciare il divario in classifica. 

Il carroccio arriva a Monza, Fangio ha la seconda possibilità di chiudere i giochi, una sorta di match point ma Ascari vuole vincere in casa a tutti i costi. Al sabato è Fangio che si impone ottenendo la pole position, Ascari invece è terzo. In gara la situazione è incredibile, le due vetture hanno perfomances molto simili. L'argentino e l'italiano se ne suonano di santa ragione, il duello è proprio all'ultimo sangue: sorpassi e controsorpassi, offensive e controffensive caratterizzano le prime fasi di gara. 

Ascari vince e Fangio rompe. Il campionato è incredibilmente aperto: chi giunge avanti in Spa­gna, ul­ti­ma gara del cam­pio­na­to, vin­cerà il campionato mondiale. Asca­ri sembra essere il pilota più pimpante e più in forma del momento e fa la pole, Fan­gio però non è da meno e lo tallona in seconda posizione. Tutti si aspettano una gran bat­ta­glia ma, ahimè, la Fer­ra­ri compie un disastro epocale, sba­gliando le gom­me per la gara. Fangio vince la gara e il titolo, mentre Ascari arriva quarto. 

 

Nel 1952 la Formula 1 assiste al pri­mo cam­bio re­go­la­men­ta­re e l’Al­fa Ro­meo decide di ab­ban­do­nare le competizioni. Fan­gio cambia squadra, scegliendo la Ma­se­ra­ti, mentre Asca­ri rimanendo con la Fer­ra­ri diventano il favorito per il titolo mondiale. Ascari e Ferrari, peccando di presunzione, non partecipano alla prima gara del mondiale, scegliendo invece di competere nella 500 Miglia di Indianapolis. Anche Fan­gio e la Ma­se­ra­ti prendono la decisione, all'ultimo, di non prendere parte al  primo Gran Premio poichè non credono di essere sufficientemente preparati per gestire il cam­pio­na­to. Fangio, anche per non perdere l'allenamento, decide di aderire ad una gara non va­li­da per il cam­pio­na­to. L'argentino ha un incidente che ha conseguenze decisamente pesanti, infatti Fangio non riuscirà a partecipare al mondiale di Formula 1. Asca­ri ha praticamente la strada spianata per la vittoria finale, domina il mondiale vincendo praticamente sempre e ottiene il tanto sospirato titolo mondiale. 

Arriviamo al 1953, Fan­gio fa il suo ritorno in Formula 1 e questa volta sia lui che la sua Maserati sono pronti per lanciare la sfida alla Ferrari e ad Ascari. 

Il primo Gran Premio si tiene a casa di Fangio ma è Ascari a fare la pole. La gara non sarà ricordata per la vittoria di Ascari ma per un incidente in cui muoiono circa dodici spettatori, Fangio invece sarà costretto al ritiro. In Olan­da Asca­ri bissa il risultato dell'Argentina: fa la pole e vin­ce la gara, anche quì Fan­gio per una rot­tu­ra del mo­to­re deve abbandonare la corsa. Il mondiale sembra andare avanti in un'unica direzione, per Fangio sembra tutto oramai troppo compromesso ma non si da per vinto. In Belgio, sul circuito di SPA, Fan­gio cerca la prova di forza e reagisce al destino avverso, ottenendo la pole. Al via l'argentino non par­te proprio bene e smarrisce la retta via, perdendo parecchie po­si­zio­ni. L’ar­gen­ti­no recupera la vet­ta ma l'ennesima rottura lo porta a ritirarsi. A vincere è sempre Asca­ri, pronto ad approfittarsi di ogni passo falso del suo rivale. In terra francese assistiamo ad un al­tro cor­po a cor­po tra i due che in realtà non lottano per la vittoria ma per il terzo posto. In questa occasione l’ar­gen­ti­no riesce ad avere la meglio sull'italiano e ad accorciare in classifica, Asca­ri sembra irraggiungibile ed è da­van­ti in clas­si­fi­ca in modo netto e chiaro.

A Sil­ver­sto­ne Ascari fa la pole e resiste a tutti gli sforzi di Fangio che oramai è ma­te­ma­ti­ca­men­te fuo­ri dai giochi mondiali. Ascari è nuovamente cam­pio­ne del mon­do. In Ger­ma­nia è l'italiano a ritirarsi mentre Fan­gio termina la gara al se­con­do posto. Asca­ri vin­ce ulteriormente in Sviz­ze­ra, e in Italia a Mon­za fi­nal­men­te Fan­gio prevale e, così facendo, giun­ge se­con­do nel mon­dia­le, dopo aver lot­tato con Asca­ri e Fa­ri­na sino alla fine del Gran Premio. Fangio ha la meglio sul duo italiano: Farina e Ascari sono out per uno scontro fra i due proprio nelle ultime fasi di gara.

 

 

Nel 1954 Asca­ri divorzia dalla Fer­ra­ri ed entra a far parte della la Lan­cia. Fan­gio ini­zia la stagione in Ma­se­ra­ti ma, li­ti­gando con il team, approda in Mer­ce­des gia a campionato avviato. La Lan­cia si trova costretta a stare lontano dalle competizione nelle pri­me gare e Fan­gio ovviamente trae giovamento da questa situazione, infatti quan­do Asca­ri torna a correre Fangio è già parecchio avanti in classifica. La Lan­cia, nonostante la sua velocità, risulta inaf­fi­da­bi­le. Asca­ri dimostra grazie a moltissimi giri ve­lo­ci effettuati e alle partenze al palo che la vettura ha un ottimo potenziale ma non termina le gare, Fangio vince il titolo. Le capacità della Lancia vengono rivelate in gare come l'Italia e la Spagna: Asca­ri e Fan­gio par­to­no vicino in pri­ma fila, ottenendo oltretutto una pole a te­sta.

Nel 1955 la Lan­cia sembrerebbe pronta a sfi­da­re la Mer­ce­des: in Ar­gen­ti­na Asca­ri bat­te Fan­gio in qua­li­fi­ca e riesce anche a prendere la prima posizione della gara. Ascari però sba­glia e sbat­te­. L'italiano non molla e vuole rifarsi a Montecarlo. A Monaco le Mer­ce­des però sono le mi­glio­ri e Fan­gio si impone nelle qua­li­fi­che e sulla prima parte di gara ma, complice una rottura, si ritira. In te­sta adesso c'è l’al­tra Mer­ce­des, quel­la di Stir­ling Moss, compagno di squadra di Fangio ma anche lui a po­chi giri dal­la fine rom­pe. Asca­ri improvvisamente si tro­va in te­sta alla gara e sembra av­via­to verso la vittoria. La gara però è stregata, Ascari pas­sa sul­l’o­lio del mo­to­re, lasciato dalla vettura di Moss e fi­ni­sce in mare alla chi­ca­ne del por­to. Fortunatamente il pilota rimane illeso. Ma il destino gioca brutti scherzi, il mondiale sembra essere avvolto in un incantesimo decisamente nefasto. Quattro giorni dopo la gara di Montecarlo Ascari perisce durante un test a Monza. Fangio si ritrova senza il suo avversario e il mondo delle corse è sotto shock. Nonostante le lotte, nonostante i tanti duelli incredibili i due piloti si stimavano e si rispettavano profondamente.

 

Avendo perduto il suo antagonista più forte, Fangio espresse la sua opinione in queste semplici righe:

 

"Io camminavo quietamente da solo pensando a quanta parte Alberto aveva avuto nella mia vita e cercavo di vincere quello strano e irrazionale senso di colpa che opprime molti piloti quando uno della loro cerchia muore in pista. Io non sono in grado di spiegare sentimenti del genere. So solo dire che li provai spesso, troppo spesso, purtroppo".

 

Fangio vincerà in tutto cinque titoli mondiali, uno di essi con la Ferrari che si era dotata della tecnologia Lancia, dimostrazione che Ascari aveva abbraccio un progetto vincente. 

I ritmi di gara fra i due, nel corso della loro rivalità, erano incalzanti, ritmi sicuramente stabiliti dalla grande voglia dei due di primeggiare l'uno sull'altro. Erano due battaglieri, due combattenti che non volevano lasciare niente al proprio avversario.

 

Alberto descrisse così il loro tosto duello al Gran Premio di Germania del 1951:

 

“Fu una lotta durissima, fra me e Fangio. Giro per giro ci inseguivamo come ombra. Arrivammo tutti e due cotti, dopo esserci fermati ai box per cambiare le gomme e fare il pieno di benzina due volte per ciascuno. Io arrivai primo e finita la gara Fangio mi venne vicino e mi strinse la mano per complimentarsi. Mi ha fatto più piacere quel gesto che l’esito stesso della gara!”

 

Ascari era un pilota completo con uno stile di guida pulito e preciso, inoltre aveva un grande rispetto del mezzo meccanico. Inoltre aveva la capacità di imporre un ritmo spietato nelle prime fasi dei gran premi e sapeva gestire il vantaggio accumulato con profonda intelligenza e saggezza. Fangio invece era lucidissimo, ingordo, anche lui possedeva uno stile decisamente pulito e una conoscenza della meccanica davvero invidiabile, nella sua semplicità l'argentino risultava spettacolare: insomma un mix letale. 

Il fato ci ha immeritatamente tolto altri ipotetici scontri fra questi due giganti della Formula 1, ma so­prat­tut­to ci ha privato, troppo presto, di un asso come Ascari. La morte di Alberto segna la fine di un'epoca. Chissà cosa provavano e pensavano gli appassionati della Formula 1 di quel periodo storico. Pagherei oro per intervistarli. Sappiamo solo che dopo Fangio ed Ascari questo sport subirà dei cambiamenti. A noi rimane il sapore di ciò che aneliamo, a noi rimane la consapevolezza di ciò che desideriamo ardentemente: rivalità dure ma corrette, scontri sino l'ultima curva, duelli intensi e ricchi di emozioni. La prima battaglia è terminata, le altre come saranno? 

Le scoprirete nelle prossime puntate! 

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