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ASTON MARTIN: IL RITORNO IN FORMULA 1

DI NICOLA SIGISMONDI

Siamo giunti al momento più atteso di questo pre stagione 2021 da parte della maggior parte degli appassionati di F1: la presentazione dell’Aston Martin AMR21.

E’ questa la sigla scelta dal team, con sede a Silverstone, comunicata pochi giorni fa tramite le principali piattaforme social, per riportare in F1 uno dei marchi inglesi più prestigiosi. Ma prima di buttarci sull’organigramma 2021, e scoprire i principali attori di questo ritorno tanto atteso, andiamo a scoprire quale fu la storia del marchio di Gaydon in F1.

Per l’Aston il passaggio in F1 fu veramente brevissimo fatto, udite udite, di sole 5 gare. Avete letto benissimo, quella che nel 1913 fu una concessionaria di automobili fondata da Bamford e Martin, partecipò a 4 gare del massimo campionato a 4 ruote nel 1959 (Olanda, UK, Portogallo ed Italia) e solamente al GP di casa l’anno successivo. I piloti al volante furono l’anglo-italiano Roy Francesco Salvadori (il quale guidò sia nel 59’ che nel 60’ per il team inglese, ottenendo per due volte il 6° posto come miglior risultato assoluto per l’Aston Martin in F1, entrambi nel 59’), l’americano Carroll Shelby nel 59’ (dopo aver appeso il casco al chiodo diventerà il fondatore della Shelby-American, che porterà alla luce la Shelby Cobra, la quale sarà conosciuta successivamente come Ford Cobra, famosissima che sarà al centro della famosa guerra Ferrari-Ford degli anni 60’) ed nel il francese Maurice Trintignant nel 1960 (il quale fece una carriera lunghissima in F1, vista l’epoca, con ben 82 gp all’attivo). La prima vettura che partecipò al mondiale 59’ fu la DBR4, auto costruita ben 2 anni prima con motore da 2,5 litri, 6 cilindri in linea a trazione anteriore e telaio in acciaio. Dai test fatti, la DBR4 sarebbe stata in grado di rivaleggiare con la Maserati 250F di Fangio, vincitore del mondiale 57’. Ma nel 1958 arrivarono le prime auto a trazione posteriore che si rivelarono più performanti, nonostante in quell’anno ci fu l’ultima vittoria di un mondiale a trazione anteriore, ma il risultato era dovuto alla maestria di piloti come Stirling Moss, Mike Hawthorn, Tony Brooks. Di fatto in un anno la DBR4 diventò obsoleta. Nonostante questo la casa di Gaydon nel 59’, prima di esordire in F1, partecipò ad una gara a Silverstone (non valida per il mondiale), dimostrando ottime doti in qualifica, agguantando la pole con Roy Salvadori, e terminando la gara in seconda posizione sempre con l’anglo-italiano. Ma il debutto nel mondiale fu tutt’altro che positivo. Furono colti solo due sesti posti, come detto in precedenza, entrambi da Roy Salvadori. L’anno successivo l’Aston corse a ripari presentando la DBR5, un’evoluzione della DBR4, con motore a trazione posteriore e modifiche alle sospensioni per rendere la monoposto più agile e scattante. Purtroppo per loro si rivelò un fiasco totale, ed a questo punto decisero di abbandonare il progetto F1.

Ma veniamo ai giorni nostri ed andiamo a scoprire i 5 attori di punta dell’attuale “Aston Martin Cognizant F1 Team”.


L’arrivo di Stroll Sr.

Sappiamo che l’Aston Martin è diventa famosa negli anni grazie ai film di James Bond, per essere stata protagonista soprattutto nell’endurance con i prototipi e nel GT, tant’è che stiamo parlando della squadra fresca vincitrice, nel 2020, della 24 ore di Le Mans nella classe GTE Pro e del mondiale Endurance nella stessa classe.

Ma il ritorno in F1 come team non era nei piani, nonostante un primo avvicinamento al Circus nel 2018 diventando Title Sponsor della Red Bull fino al 2020. Con il team anglo-austriaco ci fu anche una partnership tecnica che portò alla luce il progetto Valkyrie, supercar nata dalla penna del genio Adrian Newey.

I piani cambiarono quando il magnate canadese Lawrence Stroll (insieme ad una sua cordata di cui fa parte anche il boss del team Mercedes F1 Toto Wolff) comprò l’azienda di Gaydon ridotta ormai sull’orlo del baratro.

Ma chi è Lawrence Stroll?

Bhe ormai come appassionati di F1 abbiamo imparato a conoscere questo uomo d’affari dal fisico imponente. Secondo Forbes, nel settembre 2020, Lawrence ha un patrimonio netto di 2,6 miliardi di dollari. E’ attivo soprattutto nel mercato dell’abbigliamento e della moda, dove è investitore di marchi come Ralph Lauren, Tommy Hilfiger, Micheal Kors. Nella sua carriera è sempre riuscito a prendere aziende quasi in fallimento, rimettere a posto i conti e riuscire ad ottenere corposi profitti. Grande appassionato di motori, ha finanziato la carriera del figlio Lance fino a farlo esordire nel 2017 in Williams, sponsorizzando il team inglese. Lui avrebbe preferito acquistare lo storico team di Grove, ma trovò la ferma opposizione del board della squadra, nonostante la discesa tecnica del team fondato da Sir Frank era ormai avviata. Così lui ed il figlio, dopo due stagioni in Williams, nel 2019 si spostarono a Silverstone in Force India. La squadra anglo-indiana ai tempi non navigava in acque tranquille a causa delle vicende giudiziarie che coinvolgevano il suo proprietario, l’indiano Vijay Mallya. Poco prima del GP d’Ungheria, grazie anche all’aiuto del pilota messicano Perez indietro di 4 milioni di stipendio, i creditori del team riuscirono a far andare il team in amministrazione controllata, estromettendo di fatto il proprietario indiano dalla società e salvando il team dal fallimento. Poche settimane dopo, a ridosso del Gp del Belgio, fu ratificato l’acquisto della squadra da parte di Lawrence Stroll insieme ad altri investitori. La squadra dovette per regolamento, avendo un nuovo proprietario, cambiare nome diventando Racing Point Force India F1 Team e perdere tutti i punti nel costruttori conquistati negli appuntamenti precedenti. L’anno successivo il team cambiò nuovamente denominazione in Racing Point F1 Team, fino al termine della stagione.

Come raccontato in precedenza, Stroll Sr. ad inizio 2020 portò a termine l’acquisto dell’Aston Martin e quale miglior soluzione per rilanciare l’azienda se non rientrare in F1, sfruttando la sua Racing Point, per concedere visibilità mondiale alla casa di Gaydon?

Detto fatto. Nei primi mesi di quello che si presenterà come un anno nefasto a livello mondiale, Lawrence annuncia il ritorno dell’Aston Martin in F1, cambiando nome al team di Silverstone, in quello che si preannuncia essere un progetto molto serio, che in molti stanno sottovalutando. Perché il magnate è tipo molto ambizioso che è abituato a ponderare ogni suo investimento e non bruciare soldi, ed ha tutta l’aria di voler portare il team di Silverstone sul tetto del mondo. Ed è per questo che è stato rafforzato il rapporto tecnico con la Mercedes, non solo alla fornitura della PU, ma anche ad altre componentistiche meccaniche. Nell’ambito di questo ambizioso progetto di rilancio e scalata alla vetta mondiale in F1 dell’Aston Martin, Stroll Sr. ed il TP del team, Otmar Szafnauer, hanno messo a segno un vero e proprio colpo da novanta: chi meglio di un 4 volte Campione del Mondo come Sebastian Vettel sa come si vincono i mondiali in F1?

Ebbene sì, il campione tedesco dopo essere stato scaricato in malo modo dalla Ferrari, ha deciso di accettare, dopo attente riflessioni sul suo futuro, la corte del team inglese, voglioso di rimettersi in gioco dopo due anni difficili e conscio di poter ancora dare moltissimo a questo sport. In fin dei conti sarebbe stata una perdita gravissima anche per l’intero Circus vedere uscire di scena il secondo pilota in attività con il maggior numero di mondiali e gare vinte, di pole position conquistate, oltre al suo know-how e le sue doti da “ingegnere” in macchina, a soli 33 anni.

Ma ovviamente bisogna essere onesti e dire che è stato ingaggiato anche per sfruttare la sua immagine, il mercato tedesco è molto appetibile per il brand di Gaydon e rafforzalo con il #5 è una scelta vincente a livello strategico così come farlo espandere grazie a Seb in mercati dove l’Aston Martin non è ben conosciuta. Oltre a tutta la risonanza mediatica che questo uomo senza social si porta con sé. Perché l’obiettivo dichiarato dall’azienda è quello di far conoscere questo marchio anche ai più giovani tramite tutte le piattaforme social del team, e ad oggi il pilota più chiacchierato sui social è proprio il tedesco. Dal lavoro che stanno svolgendo in questi primi mesi, si può dire che il percorso stia dando i suoi frutti in questo ambito. Per tutti questi motivi, sulla carta, sembra essere un binomio molto vantaggioso per ambo le parti.


Lineup 2021

Nella stagione di quello che possiamo definire come un esordio bis per l’Aston Martin, viste le sole 5 gare all’attivo del team, la lineup sarà composta dal neo acquisto Sebastian Vettel, a cui si affiancherà il figlio del boss, Lance Stroll. Due piloti che, per motivi diversi, fanno discutere tantissimo gli appassionati di F1.

Sebastian Vettel

Da quell’esordio avvenuto casualmente ad Indianapolis nel 2007 per sostituire l’infortunato Kubica in BMW, ne è passata di acqua sotto i ponti per il biondino di Heppenheim.

I numeri ed i record raggiunti dal 33ene campione tedesco in 15 anni di carriera in F1 parlano abbondantemente per lui:

4 Titoli mondiali;

258 Gp;

53 Vittorie;

121 Podi;

57 Pole position;

38 Giri veloci;

3018 Punti conquistati in F1.

Questi sono i dati principali, a quali vanno aggiunti tutti i record di precocità della storia della F1 raggiunti come il più giovane poleman, il più giovane campione del mondo, il più giovane a vincere 4 mondiali e consecutivamente, il più giovane a raggiungere un grand chelem (vittoria, giro veloce, pole position e tutti i giri da leader), pilota con il maggior numero di vittorie consecutive in una stagione (9), eguagliato Schumacher come pilota con il maggior numero di vittorie in una stagione (13), pilota con maggior numero di pole in una stagione (15) ed altri record.

Recentemente è finito ampiamente sotto l’occhio della critica per prestazioni non al suo livello oltre al fatto di non essere stato in grado di riportare il titolo a Maranello (non riuscendo a realizzare quello che era il suo sogno). Peccato però che le colpe siano state addossate esclusivamente a lui, e non ridistribuite anche alla squadra, visto il calo di performance clamoroso che la Ferrari sta vivendo da metà 2018 fino ad oggi. Sicuramente non si è dimenticato come si guida e si vince ed è per questo che un nuovo ambiente ed una nuova sfida, unito ad una macchina molto più congeniale al suo stile di guida, possono sicuramente rappresentare lo stimolo giusto per il 4 volte Campione del Mondo. E possiamo scommettere che la voglia di rivalsa sia enorme. Così come sicuramente sarà da aiuto alla squadra la sua conoscenza e la sua esperienza per fare quello step verso l’alto utile a coronare le ambizioni di vittoria di Stroll Sr., oltre che dare una mano nella crescita del suo giovane neo compagno di squadra

Lance Stroll

Per quanto riguarda Lance, purtroppo per lui, si porta dietro la nomea di figlio di papà, visto che la sua carriera è stata finanziata dal padre. Vero ha potuto usufruire del meglio possibile nelle categorie minori, ma da qui a vincere c’è ne passa, e di esempi nella F1 e nel motorsport in generale c’è ne sono tantissimi, siccome ha vinto molto nelle categorie propedeutiche significa che c’è anche del talento in lui. Prima di esordire sulla Williams in F1, vinse il Campionato di F4 nel 2014 e quello di F3 nel 2016, quest’ultimo dominandolo, entrambi con la Prema. Nel 2015 era entrato nella FDA, l’Academy per giovani piloti di Maranello, lasciata pochi mesi più tardi alla vigilia del GP d’Abu Dhabi, quando fu nominato collaudatore della Williams. Nella stagione d’esordio in F1 conquistò i suoi primi 2 punti nel GP di casa a Montreal, poi conquistò quello che tutt’ora è l’ultimo podio per la Williams, grazie ad una terza piazza nel weekend successivo (seconda posizione sfumata al fotofinish) nella gara caotica di Baku ed un eccellente 2° posizione nelle qualifiche sotto l’acquazzone di Monza dietro ad Hamilton. L’anno successivo purtroppo la Williams continuò il suo declino tecnico e non riuscì a combinare molto, solo un paio di volte a punti nelle due piste che gli portarono fortuna la stagione precedenza, Baku e Monza. Nel 2019 passaggio in Force India. Stagione travagliata anche questa con molte difficoltà nello sfidare il nuovo esperto compagno, il messicano Perez. Miglior risultato in una gara dalle condizioni mutevoli e difficile da interpretare, il GP di Germania, dove chiuse 4°. Estromesso dal podio proprio dal suo attuale nuovo compagno di squadra, quel Sebastian Vettel che stava portando a termine una furiosa rimonta nella gara di casa dopo essere partito ultimo a causa di problemi alla parte ibrida nel Q1 del sabato.

L’exploit ci fu nella passata stagione, anche grazie al salto prestazionale della RP20 molto simile in tantissimi aspetti alla Mercedes W10 campione del mondo nel 2019. Arrivarono buonissimi risultati: 2 terzi posti, a Monza ed a Sakhir nell’Outer Circuit, ma soprattutto la prima pole position in carriera in F1 sul rientrante circuito di Istanbul, in condizioni di grip veramente precario, rifilando un distacco enorme agli avversari. La domenica stava dominando la gara, ma la squadra commise un grave errore strategico che lo fece precipitare in 9° posizione al termine della gara. Il canadese ha dimostrato in queste 4 stagioni che quando ci sono state occasioni lui si è fatto trovare sempre pronto, soprattutto in condizioni di pioggia, aspetto da non sottovalutare. E sicuramente con Sebastian Vettel al suo fianco potrebbe compiere quel definitivo step in avanti.


Team Principal e Direttore Tecnico

Il TP Otmar Szafnauer ed il direttore tecnico Andy Green rappresentano l’anello di congiunzione del team di Silverstone con il recente passato, attraverso di loro passa la continuità del neonato Aston Martin Cognizant F1 Team.

Szafnauer vanta una carriera ultra ventennale in F1, iniziata alla BAR e proseguita alla Honda, per poi essere ingaggiato nel 2009 dalla Force India. Ha assunto il ruolo di TP quando la squadra passò nelle mani del magnate canadese. Persona molto pacata e competente, che si spende sempre nel creare il giusto clima all’interno della squadra e far rendere tutti i suoi effettivi al meglio. Realista sulle potenzialità del team in questa stagione ma anche ambizioso, oltre ad aver fatto trasparire di credere molto nella sua squadra.

Per Green le stagioni in F1 sono ormai una 30ina, iniziò giovane nel Team Jordan come progettista nel 1990, per poi assumere il ruolo di ingegnere di pista di Rubens Barrichello nel 96’ e di Ralf Schumacher nel 97’. Nello stesso anno iniziò la carriera come designer, e la prima vettura disegnata fu la BAR 01 nel 99’, anche se non si rivelò un successo. Lasciò la squadra nel 2002 fondando una società di progettazione e lavorò per la Jaguar. Rimase anche nel 2005 quando la squadra diventò Red Bull Racing. Nel 2008 fondò una società di consulenza e due anni più tardi si unì alla Force India. Diventò direttore tecnico nel 2011, ruolo che ricopre ancora attualmente nel team di Silverstone, pur con i vari cambi di nomenclatura. Andy Green in Force India ha sempre fatto le nozze con i fichi secchi, come si suol dire. Con uno dei budget più bassi in F1 è riuscito a progettare dei veri e propri capolavori, facendo salire di livello la squadra anno dopo anno e portandola al 4° posto nel costruttori per ben 3 volte negli ultimi 5 anni. Andrebbero escluse le stagioni 18’ e 19’ per le vicende societarie, nella prima per la perdita dei punti conquistati finché non fu cambiato il nome e la seconda fu una conseguenza del 18’, in quanto il progetto 19’ partì in ritardo per mancanza di fondi ed i frutti si videro solo nella seconda di stagione. Tutto il paddock gli ha sempre riconosciuto, a lui e tutto il suo team, si saper ottimizzare le poche risorse per sviluppare al meglio le proprie monoposto. Caratteristica che sarà ancor più fondamentale ora con l’introduzione del budget cap e che potrà dimostrarsi l’arma vincente nei prossimi anni. Fiore all’occhiello della sua gestione è senz’altro la RP20, la monoposto del 2020, che ha prodotto dei risultati straordinari e che sarà la base per la AMR21, facendo crescere a dismisura le speranze del team ed dei tifosi per questa stagione 2021.



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