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COME UN COLORE DIVENTA UN'ICONA

DI NICOLA SIGISMONDI

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L’off season 2021 è ormai giunta agli sgoccioli, e nel frattempo, cresce l’attesa per l’inizio di questa stagione, seppur condizionata dalla situazione in cui stiamo vivendo, preannunciandosi ricca di temi. Dai ritorni di team storici in griglia, a record considerati infrangibili che stanno per cadere, fino alle novità delle lineup per tutti i team pretendenti al 3° posto nel titolo costruttori, con la curiosità nel vedere come si adatteranno i nuovi piloti, i quali, ne siamo certi, daranno vita ad una lotta serratissima e spettacolare, ben più di quella per la vittoria finale.

 

Ma prima di riaccendere i motori e tornare a vedere le monoposto girare in pista nei tre giorni di test pre season in quel di Sakhir (che anticiperà di due settimane il primo GP stagionale, sempre sul circuito nel deserto), c’è un rito molto caro a tutti gli appassionati ed agli addetti ai lavori, che di fatto da il via ad una stagione nascente, ovvero la scoperta delle nuove vetture che gareggeranno attraverso le piste dei 5 continenti.

 

Se in questo 2021 le forme saranno pressoché simili a quelle che abbiamo imparato a conoscere fino a dicembre, se non per qualche eccezione, a causa dell’ormai noto congelamento del regolamento tecnico 2020 nell’attesa di vedere le monoposto ad effetto suolo dal prossimo anno, la curiosità sarà dettata nel vedere come i team avranno deciso di rendere riconoscibili le proprie vetture per questa nuova stagione.

Lewis Hamilton e la sua Mercedes
Lewis Hamilton e la sua Mercedes

Tutti noi sappiamo che determinati colori simboleggiano alcuni team, l’esempio più famoso è senz’altro il Rosso che richiama immediatamente la Ferrari. Celebre è la frase del Drake:

 

“Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile, sicuramente la farà rossa.”

 

Eppure nello stemma dell’azienda di Maranello c’è un Cavallino Rampante nero su sfondo giallo, colore sociale di Modena città natale di Ferrari, ma non vi è traccia del rosso, se non nel comporre il tricolore italiano.

Vi siete mai chiesti dove nacque la scelta del colore per le livree da parte di alcuni team storici?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo spostare le lancette del tempo esattamente al primo anno del XX secolo, il 1900.

 

Un milionario newyorkese di nome James Gordon Bennett Jr. proprietario dell’allora giornale “New York Herald” fondato dal padre, nel 1899 donò all’Automobil Club Francia un trofeo che doveva essere vinto, annualmente, dai vari club che avessero partecipato alla corsa. Tant’è che l’anno seguente, con partenza proprio da Parigi alle 3 di mattina ed arrivo verso le 12 a Lione, si svolse la prima edizione del “Trofeo Gordon Bennett”.

Rosso Ferrari
Rosso Ferrari

Le regole per partecipare alla gara erano semplici: ogni club poteva schierare fino ad un massimo di 3 auto, i piloti dovevano essere iscritti ai suddetti club accompagnati a bordo da un meccanico (entrambi non potevano sforare il limite minimo di peso di 60 kg) e le vetture costruite interamente nel paese per cui difendevano i colori.

 

Tra i primi partecipanti ci furono Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, 5 paesi che ritroviamo rappresentati oggi sulla griglia di F1. La competizione fu una gara a squadre tra nazioni, non individuale, e per far sì che le varie nazioni fossero riconoscibili si decise, quindi, di assegnare ad ogni paese un colore diverso.

 

Da quella gara iniziarono le discussioni per decidere se ogni paese dovesse avere un proprio colore caratterizzante. Le discussioni culminarono intorno al 1904, con la redazione di un primo documento da parte della neonata Associazione Internazionale degli Automobil Club Riconosciuti (l’antesignana dell’attuale FIA), dichiarando i vari colori ai quali ogni scuderia sarebbe stata legata in base al paese di provenienza da lì in avanti, prendendo spunto proprio da quelli che le varie nazioni partecipanti utilizzarono nel citato “Trofeo Gordon Bennett”.

 

Ci furono numerosi cambiamenti nei successivi anni, ma tra gli anni Venti e gli anni Trenta, si arrivò ad una definizione finale delle varie colorazioni da adottare sulle livree.

All’Italia venne assegnato il Rosso Corsa (anche se inizialmente la scelta ricadde sul nero), colore che diventerà leggendario sulle carrozzerie dell’Alfa Romeo, prima, e Ferrari poi.

 

Per la Germania fu scelto l’argento, ma c’è un curioso aneddoto da raccontare: anche qui il colore iniziale fu un altro, e cioè il bianco. Caso volle che in occasione dell’ADAC Eifelrennen, corsa disputata sul mitico Nordschleife, la W25 era soprappeso di 1 kg e l’allora DT decise di rimuovere il bianco, lasciando l’alluminio della carrozzeria a vista. Si narra che proprio in questa occasione nacque il mito delle “Frecce D’Argento”.

Frecce D'Argento
Frecce D'Argento

Alla Francia toccò il blue, portato in giro per il mondo da quasi tutti i marchi transalpini, tranne Renault che optò per l’inconfondibile giallo, che gli valse il soprannome di “Giallona”, e Citroen.

Il mitico British Green Racing, che rivedremo quest’anno in griglia grazie al ritorno dell’Aston Martin, fu il colore con il quale le vetture britanniche si presentarono al via del “Trofeo Gordon Bennett” nel 1903, disputato nella vicina Irlanda, diventando il colore ufficiale per le auto da corsa d’oltremanica. L’unico marchio inglese che optò per una scelta diversa, fu quella del pilota-fondatore Bruce McLaren. Il neozelandese volle distinguersi, sfoggiando da prima una livrea bicolore argento-verde, passando rapidamente al rosso, per arrivare all’insolito papaya.

Lotus 49 Cosworth 1967
Lotus 49 Cosworth 1967

Con il passare degli anni i costi di partecipazione al mondiale di F1 diventarono sempre più ingenti, ed a questo punto la FIA, durante il campionato del 1968, fu costretta ad autorizzare l’utilizzo di sponsor sulle livree delle monoposto, mettendo fine, di fatto, a questo sistema di colorazione. La prima che ne approfittò fu la scuderia di Colin Chapman, la Lotus, la quale tramite un accordo con l’Imperial Tobacco, portò alla luce una livrea nero-oro, che diventò ben presto una delle più iconiche nel panorama della F1.

 

Oggi giorno la maggior parte delle livree dei team sono soggette alle volontà degli sponsor, ma in questo viaggio abbiamo potuto scoprire come, da una semplice scelta casuale per una gara agli inizi del Novecento, un semplice colore sia diventato un’icona, un marchio di riconoscimento nelle menti di milioni di appassionati in giro per il mondo.

Ayrton Senna Lotus
Ayrton Senna Lotus

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