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FORMULA 1 PER TUTTI: I PIT STOP

DI LAURA PIRAS

TEMPO DI LETTURA: 5 MINUTI


I pit stop di F1 possono essere considerati, a tutti gli effetti, come una danza coreografica che dura però un battito di ciglia, attualmente più o meno 2 secondi. Attorno alla macchina i meccanici, cercando di lavorare in perfetta armonia fra di loro per cambiare i pneumatici, operano nel tentativo di essere veloci ed impeccabili anche perchè si sa che in F1 conta ogni decimo, ogni centesimo ed ogni millesimo. 

Attualmente è la Red Bull Racing a detenere l'attuale record mondiale per il pit stop più veloce, con una sosta di 1,82 secondi eseguita al Gran Premio del Brasile 2019 su Max Verstappen. Un tempo decisamente incredibile! 4 gomme cambiate davvero in un lampo!

Per quanto riguarda i rifornimenti di carburante possiamo dire che furono introdotti nel 1982, tolti nel 1984, nuovamente reinseriti nel 1994 e vietati definitivamente alla fine della stagione 2009; il cambio gomme è stato proibito solo nel 2005. 

La durata di tutta l'operazione del pit stop varia in base alla conformazione della via d'accesso ai box, ma in media, tra entrata, cambio gomme ed uscita, si aggira tra i 20 e i 25 secondi, inoltre i piloti non possono andare oltre un certo limite di velocità in corsia dei box (tematica che affronteremo in un altro articolo).

PIT STOP RED BULL


Negli anni Cinquanta, proprio durante gli albori della Formula 1, i pit stop non erano così veloci e potevano durare anche più di un minuto dato che il numero di meccanici impegnati in questa procedura non era elevato, anzi gli addetti per montare le gomme erano giusto un paio e gli altri si occupavano del rifornimento, molto spesso per ottimizzare i tempi, anche i piloti saltavano giù dalla vettura per aiutare i meccanici. Campioni del calibro di Tazio Nuvolari e Juan Manuel Fangio scendevano dall'abitacolo delle loro monoposto e si occupavano della sosta ai box, la loro mansione era rivolta soprattutto al rifornimento di carburante. Durante questo periodo non c'erano ancora le attuali pistole svitabulloni e per sostituire una gomma ci volevano anche 20 secondi. E cosa usavano i meccanici? Un semplice martello.

Ovviamente l'evoluzione tecnologica ha fatto passi avanti.

I meccanici, a differenza di quelli attuali, oltretutto non indossavano tute ignifughe e non avevano protezioni ed era talmente tanto pericoloso effettuare una sosta ai box che uno dei meccanici che si occupa dei pit-stop del team Red Bull Racing, Simon Mickleburgh, ha commentato così oggi “Sembra che nessuno avesse realizzato quanto fosse realmente pericoloso”.

Attualmente i team possono avere un solo equipaggio ai box per le due vetture iscritte quindi, di solito, devono frazionare l'ingresso ai box dei due piloti in due momenti distinti. Tuttavia in alcune condizioni speciali, come il periodo immediatamente successivo all'ingresso della safety car, è fattibile far rientrare ai box entrambe le vetture nello stesso giro senza perdere tempo significativo, questa operazione viene chiamata strategia del double stack.

 

   FOTO PIT STOP JUAN MANUEL FANGIO E TAZIO NUVOLARI


Sappiamo che i pit stop sono una causa di stress per tutta la squadra, molti gran premi si sono decisi proprio in queste fasi, molti mondiali si sono risolti proprio grazie alla gestione perfetta delle fermate. Ma solo i meccanici sono tesi come corde di violino in questi momenti o anche i piloti?

Ebbene sì! Anche per i drivers le soste ai box rappresentano fonti di errori a causa delle forti tensioni che sentono. 

Da menzionare un paio di episodi in cui i protagonisti di qualche svarione sono proprio i nostri cari piloti. Il primo ha per personaggio principale Jenson Button che, nel Gran Premio di Cina del 2011, si diresse alla piazzola della Red Bull, fortunatamente si accorse molto presto dell’errore e si recò fino al box McLaren, sua squadra di appartenenza. Il secondo episodio, divertente e famoso, avvenne a Lewis Hamilton che in una delle prime gare con la Mercedes, forse per forza dell'abitudine, andò a fare una piccola gitarella per trovare i suoi amici in Mclaren. 

PIT STOP CREW FERRARI


SQUADRA PIT STOP:

 

Ma come è formata la pit crew?

Ecco a voi una lista delle funzioni che ricoprono gli addetti alle soste.

Quattro smontagomme: uno per ogni ruota, utilizzano una pistola per pneumatici per rimuovere il singolo dado ad aletta di bloccaggio di ogni gomma, e quindi avvitarlo di nuovo su quella nuova.

Otto portapneumatici: due per ogni ruota/angolo dell'auto, uno per rimuovere il vecchio pneumatico dall'auto e uno per posizionare il nuovo.

Due stabilizzatori: stabilizzano l'auto al centro da entrambi i lati.

Gli uomini dell'ala anteriore, quando è necessario, regolano l'angolo dell'ala e/o cambiano l'intera ala anteriore (in caso di danni subiti durante la gara).

Gli uomini del martinetto, anteriore e posteriore utilizzano martinetti a leva per sollevare l'auto e consentire il cambio delle gomme durante il pit stop.

  • Il lavoro del front jack man forse è quello più pericoloso poichè sta di fronte all'auto mentre entra nel box. Quanti meccanici hanno subìto infortuni a causa delle sviste dei piloti. Basta davvero una frenata ritardata per causare un brutto incidente! 
  • Invece l'uomo del martinetto posteriore è l'unico membro della pit crew che non si trova nella sua posizione di lavoro prima dell'entrata della macchina ai box.

- Importate è anche il ruolo dell'uomo dell'estintore che ha il compito di spegnere eventuali incendi. 

 

Da ricordare il terribile l'incendio che ha visto protagonista l'auto di Jos Verstappen nel 1994. Jos fortunatamente se le è cavata con poco ed è uscito illeso. Ma perchè è successo tutto questo?

Si è scoperto successivamente che in Benetton avevano manomesso il sistema di introduzione del carburante per diminuire i tempi del pit stop. 

LE IMMAGINI DEL TERRIBILE PIT STOP DI JOS VERSTAPPEN


RUOLI ELIMINATI:

  • L'uomo del lecca-lecca (o lollipop) mostrava l'esatta posizione del box della squadra e aiutava il pilota a identificare il box di appartenenza, a farlo rimanere fermo in posizione durante la sosta, ricordava al pilota di tenere i freni bloccati durante il cambio gomme e anche di inserire la prima marcia una volta abbassati i martinetti e infine segnalava sempre al pilota di lasciare il box una volta terminato il pit stop alzando il cartello. Oggi questo ruolo è stato dato ad un sistema di semaforo. 
  • Il rifornitore gestiva il rifornimento e il bocchettone durante il pit stop. Il suo ruolo è venuto meno con il divieto di rifornimento in F1 dalla stagione 2010 in poi.
  • L'uomo dell'avviamento era pronto con uno strumento a riavviare l'auto nel caso in cui il pilota avesse spento il motore durante il pit stop. Attualmente le vetture sono dotate di sistemi anti-stallo e possono essere avviate direttamente dal pilota in modo indipendente usando la batteria dell'auto. Solo se è necessario un reset completo del motore allora si interviene al di fuori della vettura. 

UN PAIO DI FOTO DEL LOLLIPOP MAN


Non crediate che il lavoro dei meccanici sia così semplice! Ognuno ha il suo compito da eseguire e lo deve compiere alla perfezione, tutto in uno spazio di lavoro non ampissimo. Gli addetti ai box, dotati di tute ignifughe e protezioni, sono preparati al meglio, fanno sedute di allenamento ben specifiche per gestire queste fasi concitate anche perchè sanno benissimo che anche un'inezia è determinante per cambiare il volto di una gara. Bisogna avere riflessi pronti, una bella resistenza accompagnata ad una bella prestanza fisica anche perchè una ruota di formula 1 non pensa poco, stiamo intorno ai 15 kg, con una differenza di peso fra la ruota anteriore e quella posteriore. Oltretutto anche la pistola con cui lavorano non è una piuma, il peso è fissato sui tre chili e mezzo, inoltre la pistola lavora con una pressione di 20 bar, raggiunge i 13500 giri/minuto con una coppia di 3500 Nm. Le operazioni ai box sono talmente tanto ricche di tensioni che anche il ritmo cardiaco dei tecnici ai box raggiunge dei picchi assurdi, addirittura raddoppiando durante i pit stop! 

FOTO PNEUMATICI F1


DUE STRATEGIE, UN UNICO PIT STOP:

 

I pit stop sono sempre di più, ahimè aggiungerei, al centro delle strategie delle squadre per effettuare sorpassi, difendere posizioni e recuperare qualche posizione persa durante i gran premi. Ci sono due particolari dinamiche, note a molti, che permettono, in base a certi fattori, di avanzare in classifica o poter mettere i propri piloti nelle condizioni di fare anche dei sorpassi in pista. Stiamo parlando di Undercut e di Overcut. Vediamo un po' cosa rappresentano e cosa sono. 

L'Undercut, utilizzato spesso e volentieri da chi insegue, consiste nell'anticipare la sosta ai box per il cambio gomme. Il pilota a questo punto ha pneumatici più freschi e nuovi rispetto alle altre vetture in gara e molto probabilmente avrà una performance migliore rispetto ai concorrenti. 

L'Overcut  viene praticato ritardando la sosta ai box per il cambio gomme rispetto al pilota che precede sfruttando così la pista libera e l'aria "pulita" al fine di creare un gap che consenta da sopravanzare l'avversario dopo la sosta. 

PIT CREW MERCEDES AMG F1


CURIOSITA' RED BULL :

 

16 meccanici della squadra di Milton Keynes hanno completato, a circa 33 mila piedi, il primo pit stop al mondo a gravità zero, con l'aiuto dell'agenzia spaziale russa Roscomos e a bordo di un aereo da addestramento per cosmonauti Ilyushin Il-76 MDK.

I meccanici che hanno partecipato a questo esperimento si sono sottoposti ad una settimana di addestramento intenso, molto simile a quello di uno cosmonauta, e hanno completato una serie di voli costituiti da una serie di parabole. Il team ha avuto dei periodo di circa 22 secondi di assenza di peso prima di risalire successivamente! 

 

La prima parabola che abbiamo fatto è stata molto strana“, ha raccontato il meccanico Paul Knight. “Niente può prepararti, così i nostri istruttori Roscosmos ci hanno detto di sederci semplicemente e abituarci all’esperienza. Non c’è sensazione di salire o scendere; arrampicata a 2g, con il doppio del peso corporeo normale si sente come essere piantato nel terreno e si lotta per muoversi. Poi quella sensazione si inverte quando si va oltre la parte superiore e in caduta libera. Ci hanno tenuto giù per impedirci di galleggiare viaÈ un’esperienza straordinaria, come niente che tu possa immaginare.”

TEAM RED BULL 



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