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GP BAHRAIN: FUOCO, SICUREZZA E PILOTI

DI LAURA PIRAS

tempo di lettura: 5 minuti 


Paura sotto forma di fuoco ieri in Bahrain. Romain Grosjean, pilota della Haas, protagonista di un bruttissimo incidente, nonostante qualche ustione alle mani e alle caviglie, è incolume e in tutta sincerità possiamo gridare al miracolo. Macchina completamente spezzata, aggiungerei nel punto giusto, pilota incastrato nel guardrail, urto incredibile a 220 km/h, incendio che è divampato istantaneamente dopo il botto: c'erano tutti gli ingredienti per assistere all'ennesima tragedia e invece non è stato così. Sono molti i fattori che sono stati determinanti per la salvezza del pilota: l'halo, l'istinto di sopravvivenza del protagonista che, slacciando tempestivamente le cinture di sicurezza, si è lanciato fuori dall'abitacolo della sua Haas e i soccorsi arrivati velocemente: su tutti Ian Roberts, medico delle emergenze in pista per la Fia e la Medical Car, guidata da Alan Van Der Merwe.

 

Alan e Ian possono essere considerati gli eroi di giornata. Sono stati loro a tendere la mano a Romain e a spingerlo lontano da quell'inferno di fuoco. 

 

Van Der Merwe ha commentato così lo scenario che si è trovato davanti gli occhi: 

 

“L’incidente è stato una grande sorpresa per noi. Non abbiamo mai visto così tanto fuoco. Ci abbiamo messo un po’ di tempo per elaborare il tutto. È sembrata un’eternità e poi Romain è sceso dall’auto. Abbiamo avuto un po’ di sollievo però solo quando siamo tornati qui e lui stava bene”

 

Alan ha aggiunto:  "Durante le esercitazioni cerchiamo di prevedere tutte le situazioni: incidenti multipli, incendi, collisioni. C’è tanta preparazione ma poi è chiaro che quando succede non è mai esattamente come lo avevi pensato: nel caso di Romain, la scena era molto complessa: una parte della macchina al di là delle barriere, per prima cosa abbiamo cercato di capire che cosa stesse avvenendo per poi intervenire"

 

Anche Ian Roberts ha detto la sua in merito: 

 

«Ma poi c’è anche l’istinto umano vedi una persona nel fuoco e tenti di aprirti un varco fra le fiamme per salvarla. Fai quello che puoi: abbiamo visto la possibilità di entrare, ci siamo buttato dentro e lo abbiamo aiutato a saltare fuori».

Parlando dell'halo vediamo insieme cosa è e la sua storia. 

L' Halo è un sistema di protezione, usato nelle serie formula della FIA, che consiste in un arco d'acciaio posto a protezione della testa del pilota, non viene prodotto dalle singole squadre ma viene realizzato da una ditta esterna, ultimo particolare: è uguale per tutti. L' halo oggi è stato determinante in quanto ha impedito al pilota di subire un urto violentissimo alla testa e quindi ha permesso lui di non perdere conoscenza, Romain è rimasto vigile e ha avuto i riflessi e l'adrenalina giusta per schizzare fuori l'abitacolo di quella che rimaneva della sua macchina. 

Il sistema Halo, sperimentato per la prima volta nel 2015, è diventato obbligatorio secondo omologazione e regolamento FIA dal 2018. Fra il 2016 e il 2017 sono stati effettuati i primi test e dal 2018 la FIA lo ha reso obbligatorio su ogni veicolo in Formula 1, Formula E e Formula 2, poi in Formula 3 nel 2019 e infine in Formula 4 a partire dal 2021.

Francois Cevert perse la vita in un incidente simile a Watkins Glen nel 1973 e con l'halo anche Francois si sarebbe salvato.

In merito all' halo, ai microfoni di motosport.com, ha parlato anche l'ingegner Dallara:  "Sono rimasto sconvolto dalle immagini ho avuto una grande paura, ma che sollievo vedere Romain uscire da quel rogo! Grosjean è vivo perché c'è l'Halo, altrimenti non avrebbe avuto scampo. Oggi possiamo ringraziare San Todt se le monoposto dispongono di questa protezione della testa. Il presidente della FIA è stato colui che più ha spinto per l'introduzione di questa soluzione e ha avuto ragione!".

Anche la mamma del compianto Jules Bianchi ha commentato l'incidente:

“Hanno introdotto l’Halo dopo l’incidente di mio figlio. Sono contenta che questo abbia contribuito a salvare la vita di Romain”

Chi meglio di una mamma che ha perso il figlio può parlare? 

Eppure all'halo non era stato dato un caloroso benvenuto in Formula 1, anzi gli erano state mosse critiche feroci sia dai piloti che dagli appassionati del motosport. Per tutti era considerata un'appendice orrenda, lo hanno addirittura paragonato ad una ciabatta per intenderci. Ciabatta che comunque ha già fatto vedere nel corso degli anni la sua validità. Già il 26 agosto del 2018 l'halo si era preso la sua rivincita sui detrattori, tutto avvenne alla prima curva del GP del Belgio. Hulkenberg, sbagliando la frenata, centra Alonso, la cui vettura, catapultata in aria, ricadde su quella di un giovane Leclerc. Senza halo l’impatto tra la vettura di Alonso e il casco di Charles sarebbe stato certo e ci sarebbero state atroci conseguenze ma con l'halo invece la testa del pilota monegasco è stata protetta. 

 

Alonso, Leclerc e l'Halo
Alonso, Leclerc e l'Halo

Mai abbassare la guardia in formula 1 riguardo la sicurezza, questo sport è pericoloso, i circuiti devono essere migliorati con costanza e i singoli piloti devono sempre comportarsi bene. Ieri è sicuramente stato difficile per i nostri beniamini ripartire. Psicologicamente si è sempre colpiti e credo che tutti nel paddock hanno avuto momenti di tensione e di preoccupazione. Nonostante tutto si sono calati nelle loro vetture, nonostante forse nella mente di molti sono riemersi vecchi fantasmi del passato. The show must go on. 

In passato sicuramente affrontare queste cose era sicuramente più difficile, spesso e volentieri i piloti non erano così fortunati e casi di incidenti gravissimi erano quasi all'ordine del giorno. Ora fortunatamente anche la cellula di sopravvivenza della macchina, progettata da Dallara, in carbonio, riesce a proteggere meglio il pilota. Il telaio è sottoposto ad una miriade di test di resistenza agli urti molto severi, test sul roll bar, test laterali e test frontali.

Le dimensioni dell’abitacolo sono uguali per tutti in modo tale che tutte le operazioni che devono effettuate dai commissari di gara siano efficaci, veloci e risoluti. Sono installate protezioni per le gambe, la testa viene protetta oltre che dal casco anche dal sistema Hans che limita gli urti e il grado di movimento della testa. 

Sistema Hans
Sistema Hans

Ieri in Bahrain il protagonista è stato il fuoco che non si vedeva da molto tempo sui tracciati di Formula 1. 

Un nemico antico ma presente, un nemico di cui spesso ci dimentichiamo le fattezze. L'ultima volta che vedemmo all'opera il fuoco, dopo un incidente in pista, fu durante il gran premio di Imola '89. Sono passati 30 anni ma il fuoco è ancora dietro l'angolo. Protagonista del fattaccio all'epoca fu Gerard Berger che in quell'occasione andò a sbattere al Tamburello a 200 km/h a causa del cedimento dell'alettone anteriore. La sua Ferrari 640, motore 035/5, fu avvolta da una fiammata violenta provocata dalla tanta benzina presente nel serbatoio, era anche l'inizio della gara quindi lascio a voi pensare a quanti litri di benzina c'erano ancora da consumare. 

Repentinamente arrivarono gli uomini della squadra antincendio della CEA, chiamati meritatamente "Leoni, uomini fantastici che domarono il rogo velocemente in modo tale da dare ai medici tutta la libertà possibile per soccorrere il pilota e trasportare Gerard in ospedale. 

 

Ieri è stato un miracolo a tutti gli effetti, tutti questi fattori hanno collaborato alla perfezione per salvare la vita di Romain. Sicuramente il guardrail doveva essere posto in maniera diversa, la Fia dovrà fare tutte le valutazioni del caso per migliorare i dispositivi di sicurezza delle piste perchè sicuramente in certi tratti dei tracciati si devono valutare altre soluzioni più sicure. 

Anche i piloti non sono esenti da esericizi e formazioni riguardo la sicurezza, tutti sono sottoposti ad allenamenti per capire meglio e saper mettere in pratica le procedure di emergenza. Ogni pilota deve assolutamente provare di essere in grado di uscire dalla vettura in 5". Con l'halo ovviamente è più complicato perchè lo spazio di manovra è più limitato. In virtù di questo la Fia negli ultimi anni ha moltiplicato gli extraction test .Questi test devono essere eseguiti da tutti i team nelle loro sedi e oltretutto vengono anche replicati ogni giovedì prima del week-end di gara al cospetto dei medici della federazione e di tutte le altre squadre. 

Anche per quanto riguarda l'abbigliamento in formula 1 sono stati apportati vari aggiornamenti: le tute, quasi tutte made in Italy, devono reggere e resistere a temperature davvero elevate, fino a 850 C°, almeno per 12 secondi. Non da meno sono i guanti biometrici, entrati nel circus del 2019. Sono guanti speciali che hanno, in corrispondenza del dito medio, un sensore che invia i parametri vitali del pilota in modo che i soccorsi siano già consapevoli delle reali condizioni del pilota. I sensori devono ovviamente resistere in caso di incidente, anche se i guanti ne escono rovinati. 

 

 

Ferrari di Kimi Raikkonen e l'halo in alcune test per l'omologazione
Ferrari di Kimi Raikkonen e l'halo in alcune test per l'omologazione

Come vedete sono tante le zone su cui la Formula 1 ha lavorato sino ad ora per incrementare e migliorare la sicurezza in pista. Ancora a mio avviso si può e si deve fare di meglio. Ci sono ancora delle zone oscure da illuminare, si sono fatti passi avanti ma mai abbassare la guardia. Il divertimento non deve farci mai dimenticare che alla guida di quelle vetture ci sono giovani piloti che, come noi, hanno degli affetti e come noi possiedono il dono, prezioso, della vita. 

 

 


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