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GRAN PREMIO ARABIA SAUDITA: DEBUTTO IN SOCIETA' FRA DUBBI E RIFLESSIONI

di Laura Piras

Nuovo Gp in Arabia Saudita
Nuovo Gp in Arabia Saudita

L'entrata di un nuovo stato che, nel prossimo futuro, ospiterà un gran premio dovrebbe essere una notizia felice, dovrebbe rappresentare una conquista importante e dovrebbe arricchire il Circus della Formula 1 di nuove prospettive. 

Ma invece in questo caso non è così. Sicuro gli interessi puramente economici, stranamente,  sono soddisfatti ma serpeggia, almeno fra noi tifosi, un certo malcontento a causa di una scelta che, anche se prevedibile, è decisamente fuori luogo in questo periodo storico che stiamo vivendo. Scelta che sicuramente cozza con il leit motiv " We race as a one" che è diventato il motto della Formula 1 di quest'anno. 

Qualche giorno fa è arrivata l'ufficialità che il prossimo anno, nel 2021, si terrà in Arabia Saudita un nuovo gran premio precisamente a Jeddah. Gedda, italianizzando il nome, città saudita che si affaccia sul Mar Rosso, è considerata un moderno polo commerciale ed è particolarmente importante per chi professa la religione islamica essendo un punto di passaggio per i pellegrinaggi verso le città sacre dell'Islam: la Mecca e Medina.

Non è la prima volta che la Formula 1 si apre al Medio Oriente, nel calendario già sono presenti altre competizioni che si tengono in questa zona geografica, per esempio già esistono dei gran premi in Bahrein e negli Emirati Arabi Uniti. 

La Fia siglando l'accordo con l'Arabia Saudita, ha sottolineato immediatamente quanto sia importante questo paese: ''L'Arabia Saudita è un paese che sta rapidamente diventando un fulcro per lo sport e l'intrattenimento con molti eventi importanti che si stanno svolgendo negli ultimi anni e siamo molto lieti che la F1 correrà lì dalla prossima stagione. La regione è estremamente importante per noi e, con il 70% della popolazione saudita sotto i 30 anni, siamo entusiasti del potenziale per raggiungere nuovi fan e portare ai nostri fan esistenti in tutto il mondo gare emozionanti da una posizione incredibile e storica''.

Sapevamo benissimo che la Formula 1 sarebbe approdata in questo paese, era già nell'aria dall'annuncio dell'ingresso di un partner importante come Aramco, gigante energetico saudita. 

Sportivamente parlando l'Arabia Saudita ha già avuto la sua importanza in quanto è stata sede della Formula E e della Dakar e vuole, come era plausibile, battere ferro finché è caldo. 

 

 

Panoramica di Gedda
Panoramica di Gedda

Il principe Khalid Bin Sultan Al Faisal,  membro della famiglia reale Āl Saʿūd e presidente della Federazione Saudita Automobili e Motocicli, è, attualmente, il maggiore patrocinatore di questa apertura saudita verso l'esterno: ''Credo fermamente che il Gran Premio dell'Arabia Saudita sarà il più grande evento sportivo ospitato nella storia del nostro paese e ha il potenziale per cambiare la vita, le percezioni e raggiungere nuovi pubblici e comunità come mai prima''.

 

L'Arabia Saudita, economicamente parlando, è molto dipendente dal petrolio, che rappresenta più del 95% delle esportazioni e il 70% delle entrate. Il governo però si è posto altri obiettivi, in quanto ritiene assolutamente necessaria un'apertura economica del paese verso altri settori, per esempio il turismo. Ecco perchè la scelta di aprire i confini dell'Arabia Saudita alla Formula 1 ed ecco perchè i sauditi stanno dando vita ad un progetto incredibile e maestoso. Il Gran Premio non si terrà per sempre a Gedda ma sarà, quasi subito, trasferito a Qiddiya, una vera e propria città del divertimento, dello sport e dell’arte che sorgerà nei dintorni della capitale Riad e sarà la più grande attrazione del mondo arabo, coi suoi oltre 334 chilometri quadrati.

 

Il progetto Qiddiya rappresenta la punta di diamante della Vision 2030 della monarchia araba che contempla la formazione in un’area collinare desertica di un’intera capitale ipertecnologica che include una vastità incredibile di strutture: parchi divertimenti, giardini monumentali, hotel, arene, teatri, complessi sportivi e infrastrutture davvero all'avanguardia.

Entro il 2022 sarà predisposto il Six Flags Qiddiya, un Disney world dell'est, un enorme e mastodontico parco divertimenti dedicato al target famiglie che include 28 mega-attrazioni attraverso sei aree: City of Thrills, Discovery Springs, Steam Town, Twilight Gardens, Valley of Fortune and Grand Exposition.

 

 

Possibile struttura del Parco di Qiddiya
Possibile struttura del Parco di Qiddiya

Ma se da una parte c'è un'apertura verso l'occidente dall'altra invece l'Arabia Saudita non ha una visione di tutto rispetto dei diritti umani. 

L'accordo firmato ovviamente ha dei lati oscuri e spinosi. In Arabia Saudita i diritti umani vengono costantemente violati e la lista delle violenze che vengono perpetuate ai danni di dissidenti, fasce più deboli e minoranze è veramente lunga. 

Sembrerebbe che la nazione, cercando sempre più di aprirsi all'occidente, stia nascondendo queste macchie. Sembra quasi che la creazione di tutti questi eventi e queste scelte puramente turistiche siano create giusto per rendere pura e corretta l'immagine di un paese tutt'altro che democratico, tollerante e aperto verso le uguaglianze sociali. 

Molte associazioni umanitarie si sono dimostrate inferocite contro il regno saudita, in particolare Felix Jakes, capo della sezione britannica di Amnesty International, ha espresso il suo disappunto: ''In vista della gara, stiamo dicendo ai piloti, ai proprietari e ai team di F1 che dovrebbero informarsi sulla terribile situazione dei diritti umani nel paese ed essere pronti a parlare''.

Ma entrando nel dettaglio, quale è la situazione in Arabia Saudita? Cosa succede nel paese?

In primis è importante dire quanto la coalizione comandata dal regno saudita influisca sulla guerra in Yemen: negli ultimi tre anni e mezzo, secondo quanto riportato da Amnesty International, sono stati uccisi migliaia di civili, compresi i bambini e ovviamente sono stati distrutte strutture civili come ospedali, scuole e case, luoghi che non dovrebbero essere mai toccati in uno scontro bellico. Insomma una terribile agonia per lo Yemen, un'agonia quasi dimenticata e silente, quasi nascosta al mondo, di cui invece si deve parlare. 

Questo conflitto si sta dimostrando come l'ennesima guerra in cui le vittime principali sono i civili: bambini, donne, anziani che volevano solo vivere la loro vita in modo dignitoso. Vite strappate per sempre in nome del "Dio" denaro. 

Internamente la situazione non è messa tanto meglio anzi la violenza e il clima di terrore sono all'ordine del giorno: molti attivisti per la pace sono stati arrestati o condannati a lunghe pene detentive semplicemente per aver professato tranquillamente il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e assemblea.

Nel  2018, una serie di difensori dei diritti delle donne sono stati arrestati durante costrizioni messe in atto dal governo saudita. Le donne sono altamente discriminate e legalmente inferiori agli uomini in relazione al matrimonio, al divorzio, alla custodia dei figli, all’eredità e ad altri aspetti. Una donna, inoltre, non può prendere, in completa autonomia decisioni per conto proprio, bensì è un parente maschio a scegliere al posto suo.

Inoltre in Arabia Saudita ogni anno vengono eseguite moltissime condanne a morte. Penso che la pena di morte violi il diritto alla vita e sia crudele, spietata e brutale. Inoltre le condanne vengono spesso formulate a seguito di processi gravemente iniqui. 

Oltre le condanne a morte vengono compiute quasi quotidianamente punizioni veramente inumane, come la flagellazione. Raif Badawi è stato condannato a 1.000 frustate e 10 anni di carcere semplicemente per aver scritto un blog.

E non mancano all'appello amputazioni, torture e maltrattamenti che sono davvero all'ordine del giorno. Anche le minoranze religione ovviamente non sono tutelate: infatti membri della minoranza sciita (l'Arabia Saudita è uno stato a maggioranza sunnita), sono ghettizzati e a loro è consentito un limitato accesso ai servizi pubblici e all’occupazione.

 

Guerra Yemen
Guerra Yemen

E voi vi starete chiedendo: e tutto questo cosa c'entra con la Formula 1? Tutto questo c'entra eccome. 

Quest'anno il nostro sport preferito sta combattendo come non mai per la lotta contro il razzismo e le discriminazioni e il pilota della Mercedes Lewis Hamilton è diventato il portavoce per eccellenza. 

WE RACE AS ONE.

BLACK LIVE MATTERS. 

WOMEN RIGHTS ARE HUMAN RIGHTS.

Sembravano dei messaggi chiari, forti e netti che potevano e dovevano andare oltre, che potevano veramente sostenere tutte le lotte delle minoranze. 

Non possiamo fare battaglie per l'uguaglianza e poi approdare in stati che non pongono sufficiente attenzione su queste tematiche. 

A cosa servono gli arcobaleni sulle vetture se poi ci voltiamo dall'altra parte e ci nascondiamo di fronte a certe atrocità? 

Ma davvero il denaro attualmente è così importante? La Formula 1 di adesso non può davvero fare a meno di certe cose? 

Nonostante tutto si continua a gareggiare in stati dove esistono regimi dittatoriali, come l'Azerbaijan, la Turchia, dove si correrà oltretutto questa domenica, e la Russia, stato già visitato dal Circus qualche settimana fa. 

Nonostante le lotte ecologiche sostenute dalla Fia e da Liberty Media molto probabilmente verrà costruito un altro circuito in Brasile, a Rio de Janeiro, disboscando un'intera foresta. Alla faccia proprio del benessere di questo pianeta. Hanno voluto tanto l'ibrido per poi decidere di costruire un altro circuito in barba all'ecosistema del posto.

Ma dove sta andando questo sport che prende certe posizioni ma poi non mantiene un punto fermo? 

Ci sono davvero troppi compromessi da prendere e da accettare per andare avanti. 

Ci sarebbe molto da riflettere perchè gli equilibri, inutili a mio avviso, non potranno resistere per molto tempo. 

Da una parte l'eterna lotta dei costi porta a scelte davvero discutibili, dall'altra bisognerebbe togliersi un po' questo velo di ipocrisia che è presente da molto tempo perchè davvero tutto sta perdendo di credibilità. 

O si lotta per i diritti delle persone e si prendono vie ben precise o si smette di creare un'immagine della Formula 1 errata per poi cadere nel tranello della doppia faccia. 

Tutto questo non fa bene a nessuno, né alla Formula 1 ,né a noi tifosi ed è inutile anche per coloro i quali stiamo combattendo che vedono nel motosport un alleato a metà. 

 

 

 

 

 

 

Slogan We Race As One
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